Gli amori di Diletta, che noia che barba che barba che noia
- di: Bruno Barbetta
Arieccotela. Non trova pace la bella Diletta Leotta, che per l’ennesima volta casca come una pera cotta ai piedi di un calciatore. Mani in questo caso, perché trattasi di un portiere. A rubare il cuore della biondissima ed esplosiva giornalista sportiva, l’ex portiere del Liverpool: il tedesco Loris Karius. Biondissimo anche lui, addominale alto a tartaruga e basso da allisciata, braccio da pallanuotista anche se fa il calciatore e ovviamente (leggesi banalmente) con una fama di bello e impossibile. Ma pure un po’ maldestro. Tanto da venir soprannominato il portiere papera. Memorabili restano infatti i suoi innumerevoli sfarfalloni durante la finale di Champions League quattro anni orsono. E soprattutto il gol a dir poco surreale che incassò da Karim Benzema che, fresco fresco di Pallone d’Oro, riuscì a ribattere di piede un suo rinvio con le mani regalando la vittoria al suo Real Madrid. Manco a dirlo, il Liverpool lo buttò fuori.
Anche se la liaison per eccellenza della Diletta nazionale resta lui: Can Yaman
E, indirettamente, pure il mondo del calcio. Anche se al momento milita nel Newcastle. Ma senza infamia e senza lode. Lode che, evidentemente, le ha prestato la Leotta. Perché se se fino ad oggi il suo nome era irrimediabilmente legato a quella notte da incubo, metaforicamente visti i tempi, a Kiev, oggi è tutto un miciomicio miaomiao con la sua Diletta. Che in men che non si dica ha rimpiazzato l’influencer e surfista Giacomo Cavalli. Prima di lui un altro calciatore, questa volta della Juventus, Michele Paolucci, ed il pugile Daniele Scardina. Anche se la liaison per eccellenza della Diletta nazionale resta lui: Can Yaman. Una relazione, quella tra la conduttrice siciliana e l’attore turco, che gli informatissimi del gossip hanno sempre considerato finta. Un’operazione di marketing bella e buona finita, peraltro, decisamente in malo modo e coi riflettori puntati. Panta rei, dicevano gli antichi. E così la Diletta si diletta altrove.
Par d’esser tornati ai tempi delle veline
Ma, chissà perché, volge il suo candido sguardo sempre ai soliti bellocci, palestratissimi e possibilmente stranieri. Ma che t’abbiamo fatto noi italiani, Dile’? lo stivale pullula di baldi giovani pronti a farti da cavalier servente, e pure pagante. Non c’avremo l’addominale alto a tartaruga. Na panza morbida e rassicurante modello orsacchiottone può bastare? Il mondo del gossip ora è tutto infervorato, dopo il primo, ma non ultimo, bacio immortalato tra la fanciulla e il suo novello cavaliere. Che a conti fatti solo quest’anno ne ha cambiati di destrieri. Quasi mai, però, tendendo alta l’asta italiana. Nel senso di bandiera, ça va sans dire. Mo’ ci mancava pure il tedesco, per giunta calciatore. Par d’esser tornati ai tempi delle veline. E allora aridateci pure il Gabibbo, il cono a un euro e soprattutto la carta d’identità di quegli anni lì. Sei fuori tempo, Dile’. Che noia che barba, che barba che noia. Questa cosa del calciatore straniero palestrato non va più di moda. Buttati sui prof di latino. O, tutt’al più, sul navigator senza più navigatore. E con le tasche vuote. Credimi, metterti con l’italiano medio è un’esperienza mistica che almeno una volta nella vita vale la pena di vivere. Meglio delle montagne russe. Pardon, tedesche.