La genesi delle violenze sessuali divide Giorgia Meloni e il suo compagno
- di: Francesco Di Stefano
La vicenda professionale di Andrea Giambruno, giornalista televisivo e compagno di Giorgia Meloni, ricorda il comma 22, quello che - totalmente inventato - ha dato il nome al romanzo di Josef Heller e che certifica come chi si infila in alcune situazioni non ne può uscire, non perché non voglia e non lo sappia fare, ma perché le cose sono messe in modo tale che a dominare è lo stallo. L'inesistente comma 22 del regolamento dell'aviazione americana, citato nel romanzo del 1961 e nel film che ne seguì, dice, a occhio e croce, che chi è pazzo può chiedere di essere esentato dalle missioni di volo, ma chi lo chiede non è pazzo. E' l'essenza del circolo vizioso che Heller codificò, a suo modo, e che è entrato nel linguaggio corrente.
A Giambruno potrebbe essere applicato un comma 22 e mezzo o un 22 e 3/4, adattandolo al suo ruolo di compagno del presidente del consiglio che per questo non è che è impedito nel dire quel che pensa come giornalista, ma, nel momento in cui lo dice, quasi rimpiange d'averlo fatto, appunto per non essere un ''compagno'' come un altro, uno qualsiasi.
L'ultima sortita del giornalista è stata in occasione di una trasmissione del programma quotidiano che cura su Rete 4 e dove tratta temi di cronaca, ma anche di politica (i due argomenti spesso si intrecciano e si alimentano).
Il tema era quello delle violenze ai danni delle donne e lui, Giambruno, ha pensato di chiosare le affermazioni di uno dei suoi ospiti dicendo, pressappoco così, rivolto alle ragazze: se eviti di ubriacarti e perdere i sensi, eviti di incorrere in determinate problematiche, perché alla fine ''il lupo lo trovi''. Una affermazione che, probabilmente, nelle intenzioni del giornalista-compagno voleva essere, sebbene formulato in modo maldestro, un invito alle ragazze a stare attente a chi si accompagnano, ma messa lì ha dato l'impressione di cadere nello schema tanto in voga in alcuni ''circoli letterari'' di alto profilo: in fondo, se porti la minigonna, bevi e magari fumi una canna, se poi ti violentano, te la sei andata a cercare.
Anche perché in precedenza Giambruno aveva detto, parlando dello stesso argomento e rivolgendosi a una ipotetica interlocutrice: se eviti di salire in macchina con uno sconosciuto magari non incorri in quel pericolo, cioè essere violentata. Quindi, volendo essere pignoli, se parlassimo di un processo per violenza sessuale di gruppo, questo ragionamento varrebbe la concessione delle circostanze attenuanti, se non addirittura della provocazione, come si chiamava un tempo.
La cosa singolare è che Giambruno ha detto questo nelle stesse ore in cui Giorgia Meloni, evidentemente colpite dall'ennesimo caso, annunciava la sua intenzione di recarsi a Caivano, per verificarne di persona il degrado dopo che due ragazzine sono state ripetutamente abusate e violentare. Una visita in cui, ha fatto capire, non intende limitarsi a prendere atto e a tornare a Roma.
Ora, nel rispetto delle opinioni di tutti, quindi anche di coloro che, per professione, raccontano i fatti e, quindi, facendolo, danno anche un loro giudizio, forse Andrea Giambruno dovrebbe entrare nell'ordine di idee non di scegliere se fare il giornalista o il ''compagno della premier'', ma di fare un passo indietro, di evitare di creare alla madre di sua figlia di avere qualche imbarazzo come riflesso delle sue esternazioni. Per dirla al colto e all'inclita, se Giambruno continua a disquisire su materie (ovvero tutte) che ineriscono ruoli e funzioni di Giorgia Meloni, potrebbe solo crearle problemi. Come quando ha negato il cambiamento climatico, spiegando il caldo con la stagione estiva. Come ha fatto quando al ministro tedesco della Salute ha ''caldamente'' consigliato di tornarsene nella Foresta nera se non sopporta a canicola estiva italiana. Un giornalista qualsiasi lo avrebbe potuto dire, magari usando espressioni ben più forti. Non il compagno del presidente del consiglio, che ha certamente ben altri problemi da affrontare che non aspettare qualche inattesa gaffe che le venga dalle mura domestiche.
Nessuno che abbia rispetto per gli altri potrebbe mai chiedere ad Andrea Giambruno di fare un passo indietro, di limitarsi a presentare i servizi, di evitare di commentare, magari di cambiare ruolo pur continuando a fare il giornalista. Ma se qualcuno lo facesse forse non sbaglierebbe. Perché, in fondo, alla fine il silenzio è sempre d'oro. Le parole di Giambruno, che dovrebbe pure essere cosciente di non essere un giornalista come gli altri, in termini di attenzione da parte della politica, hanno scatenato una polemica, con Alessandro Zan, esponente del Pd, che perfidamente dice: ''Meloni affronti la questione in casa propria, spiegando a Giambruno che colpevolizzare le vittime di una violenza, tanto più in diretta tv, è una pratica barbara e perversa, che scaturisce dai peggiori stereotipi machisti e patriarcali''. Da parte sua, il Movimento 5 Stelle definisce ''inaccettabili e vergognose'', parlando di ''un chiaro esempio di vittimizzazione secondaria''.