Fuori i virologi e dentro i generali: ma perchè?

- di: Barbara Leone
 
E’ successo! Si è avverata la profezia di Checco Zalone: “il bollettino non fa più notizia e Fabio Fazio mi ha tolto l’amicizia. Pandemia ora che vai via che ci faccio con la rosolia”. Sedotti, pagati e abbandonati i televirologisuperstar stanno oggi scoprendo la spietata legge dei media. E così si ritrovano col cerino in mano per colpa di Putin. A non si rassegnano. Non esiste solo la guerra, tuonano sdegnati a gran voce. Una battuta degna del Salone Margherita, dal momento che proprio loro per due anni ci hanno frantumato gli zebedei a suon di interviste, ospitate tv e messaggi in ogni dove. Tra un po’ ce li ritrovavamo anche nei programmi di cucina, in un ossessivo e compulsivo moto perpetuo di notizie trite e ritrite, perchè gira che ti rigira erano sempre le stesse. I bollettini. Sant’iddio ve li ricordate i bollettini quotidiani, sì? Un incubo! Ora loro, i televirologisuperstar, dicono che non esiste solo la guerra. Allora siete no pax! Perché fino a poco tempo fa se uno si azzardava a dire non esiste solo il covid veniva sbranato vivo ed etichettato come no vax, negazionista e insulti vari. 

Tra un po’ ce li ritrovavamo anche nei programmi di cucina

Ma non solo. E’ tanta e tale l’astinenza da telecamere e microfono che loro vanno oltre. E lanciano anatemi funesti del tipo: il covid esce dalle prime pagine ma tornerà in autunno con nuove varianti. L’assist è troppo goloso: sicuramente sarà una variante russa. E per contenerlo questa volta non basterà il vaccino, ma ci vorrà l’elmetto. Così alla banda bassetti and company non resta che riciclarsi come esperti di politica internazionale. E lo fanno davvero. In particolare uno, quello con gli occhiali e simpatico come un trapano nelle gengive, che non ha lesinato commenti alla signoramia sulla guerra in Ucraina. Specificando, però, sono infettivologo non commentatore di geopolitica. Birbaccione paravento! E però ha pure ragione eh. Perché la colpa non è mica la sua, nossignore. La colpa è di chi gli fa le domande. E, di grazia, per quale motivo un giornalista dovrebbe chiedere ad un infettivologo un commento sulla guerra? Perché infondo la sua idea vale esattamente quanto quella di zia Serafina, che però non la va a dire in tv. E dunque? 

E dunque c’è un problema legato all’informazione, troppo spesso usata come arma di distrazione di massa. Il modus operandi è sempre lo stesso: c’è una notizia e io ti martello. Il fatto brutto c’è, esiste eccome e in questo caso è terrificante. Ma invece di fare semplicemente cronaca, si pompa a più non posso accendendo la miccia della psicosi collettiva. Col covid erano i bollettini, le dirette, i dibattiti, gli speciali e quant’altro. Il tutto in dosi massicce: praticamente argomento unico ad ogni ora del giorno e della notte. Con la guerra il copione è lo stesso: maratone televisive, talk su talk, persino le serie tv si sono orientate in quella direzione con la messa in onda di “Chernobyl”. A far la differenza sono solo gli esperti: ieri erano i virologi, oggi sono i generali. Si salva solo Figliuolo, perfetta sintesi dei due fenomeni antropologici, che prima era a capo del casino covid ed ora ce lo ritroviamo a coordinare le operazioni in Ucraina. Alla prossima si metterà le mutande da arbitro e dirigerà la finale dei mondiali. E nel frattempo vanno in cavalleria tutti i problemi di un Paese che sta andando a rotoli sotto tutti i punti di vista. 

C’è del marcio in Danimarca, e pure in Italia e pure nei media. Perché un conto è il sacrosanto diritto di cronaca, e ci mancherebbe! Un conto è scavare nella mente umana a mo’ di goccia cinese. A cosa servono le maratone tv dalle 17 alle 20, che poi proseguono col tg delle 20, e ancora col talk delle 20 e 30 e poi ancora col programma di approfondimento delle 21.30? Ma ci rendiamo conto di quanto sia nociva questa overdose di notizie a senso unico? Vabbè che c’è il bonus psicologo ma di quello sicuramente avranno bisogno i virologi, che poverini dall’oggi al domani si sono ritrovati relegati in cantina come una vecchia ciabatta. E dopo due anni gli tocca pure di tornare a lavorare. Questi so’ traumi, corbezzoli! Qualcuno di loro sta pure pensando di aggregarsi alla resistenza ucraina. Non scherziamo. Anzi sì. Scherziamo, e magari ogni tanto spegniamo la tv degli espertoni. Ieri virologi, oggi generali. Dopo a chi tocca? A Checco Zalone l’ardua sentenza. 
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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