Francesco Nuti: la sua morte trend topic dei social. Ma non è lui

- di: Barbara Leone
 
Twitter ieri è impazzito. Gli uccellini del famoso social, infatti, hanno svolazzato per ore come matti cinguettando a destra e a manca condoglianze, rip, quanto mi dispiace, noooooo e menate varie. Trend topic del giorno: Francesco Nuti. Oibò, e che è successo? Il delirio, nel vero senso della parola. Perché la gente quando naviga sui social non ragiona, non mette proprio in moto le celluline grigie ed è ossessionata dal bulimico bisogno di commentare tutto ad minchiam. Così, giusto per farlo e senza sapere né leggere né scrivere. A volte nel senso letterale del termine. E’ successo che il figlio di un neurobiologo ordinario dell’Università di Padova posta su Twitter la foto del padre per comunicarne l’avvenuto decesso. Con tutte le frasi di circostanza che una dolorosa situazione come questa impongono. Nulla di strano, direte voi. Certo, se non fosse per il piccolo particolare che l’illustre professore, che nella foto “incriminata” è ritratto proprio accanto a suo figlio, vanta una somiglianza impressionante con Francesco Nuti. Ora, tutti sanno che l’attore toscano è stato in coma a seguito di un incidente domestico. E tuttora non se la passa certo bene. Ergo… Francesco Nuti è morto. E tutti giù a commentare ad minchiam (come sopra).

La cosa pazzesca è che sto povero ragazzo che aveva da poco perso il padre (peraltro giovane, perché era poco più che cinquantenne) si è ritrovato sommerso da domande inopportune poste da perfetti sconosciuti che impunemente gli chiedevano: ma sei il figlio di Francesco Nuti? Ma come è successo? Noooo che dispiacere. E tutto il resto appresso, come da delirante copione. Con l’ovvio risultato che la fake viene condivisa a manetta e Francesco Nuti in un nanosecondo si ritrova morto su Twitter e su tutti gli altri social italiani. Che pure se non sta granchè bene una grattatio pallorum se la sarà pur data. Ma dico io: ci vuol così tanto a verificare una notizia? Ci vuole un attimo a fare una ricerca su di una qualsiasi agenzia di stampa. E invece no. La furia di commentare ogni cosa fa davvero perdere il senno alla gente. Un figlio parla della morte del padre e per una accidentale somiglianza con un attore succede di tutto, viene giù il mondo. E sto povero figlio invece di piangere il padre si ritrova a dover discutere con una massa di imbecilli che lo incalzano di domande sceme. Che poi nel mucchio c’è pure chi si lamenta perché la Rai non dà la notizia e non passa i suoi film. Siamo alle comiche. 

Senza contare il fatto che, vista la dilagante ignoranza che impera sui social, è molto probabile che il novanta per cento di quelli che hanno commentato e lanciato il falso allarme non sappiano nemmeno chi sia Francesco Nuti. Né tantomeno che film abbia fatto. Si commenta così, per smania di esserci. Si chiama Fomo (Fear of missing out), letteralmente “paura di essere tagliati fuori”. Ed è una forma di ansia sociale. Una patologia, insomma. Una forma di dipendenza tecnologica, un disagio sociale che se non soddisfatto può causare delle crisi di astinenza. E mandare in tilt il cervello, che di sti tempi è già di per sé alquanto provato. In questo girotondo di like, condivisioni e ohhhh l’unica certezza è che molti hanno perso il senso della realtà. Una disconnessione cerebrale che va di pari passo con la crescita dei follower, e canta il requiem al più banale buon senso. Spiace per il ragazzo, che in un momento così drammatico della sua vita si è ritrovato a fare i conti con l’imbecillità e coi tanti limiti dei social, sempre più popolati da webeti impiccioni e sotto sotto pure un po’ crudeli. Mille volte meglio i cari vecchi necrologi, almeno lì c’è solo il rischio omonimia. O addirittura i manifesti, che nei paesi del sud ancora vanno per la maggiore. E conservano pure una certa poesia. Chi s’è muort ogg Peppì? Ueee, s’è muort pur Adel. Pac all’anma soa!
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