Finocchiona a chi?

- di: Barbara Leone
 
Può un banalissimo panino col salame infrangere le regole dei social? Pare di sì, visto che l’intelligenza artificiale di Facebook, che evidentemente così intelligente non è, ha addirittura bloccato una campagna promozionale realizzata da un’agenzia pugliese per conto di un’enoteca di Bari che pubblicizzava proprio un invitante panino al salame. Il motivo? Era finocchiona, il salame s’intende. “La tua inserzione sembra insultare o prendere di mira gruppi specifici di categorie protette, pertanto non rispetta i nostri standard della community”. Questo il messaggio che si sono visti recapitare alcuni giorni fa i creativi dell’agenzia. E poi il perentorio invito: “Rimuovi eventuali contenuti offensivi”. Già, perché per Facebook la finocchiona è un oltraggioso insulto. O comunque una provocazione di genere. L’agenzia, ovviamente, ha replicato all’invito dell’arguto team di Mark Elliot Zuckerberg tentando di far capire che trattasi non di offesa, ma di semplice salume. E però è stato tutto inutile. L’algoritmo, che oltre ad esser grullo è anche assai testardo, ha condannato senza appello la finocchiona asserendo che quell’inserzione era potenzialmente lesiva e non poteva essere ripristinata. Col risultato che l’agenzia in questione ha dovuto prima ritirare e poi rifare la campagna pubblicitaria. “La finocchiona è un prodotto che ha il sapore della storia”, ha scritto in un nuovo post a prova di scemo che ripercorre le origini medievali dell’insaccato “protagonista delle tavole nobiliari e delle osterie più famose della Toscana”. Insomma, l’hanno spiegata per filo e per segno sta benedetta finocchiona, un po’ come si fa coi bambini con la favola di Biancaneve e i sette nani. Che oggi, ovviamente, non verrebbe mai scritta perché la parola nano puzza d’insulto. Siamo all’apoteosi più ridicola del politicamente corretto, che in casi come questi è veramente un insulto all’intelligenza.

La Finocchiona bloccata da Facebook

Reale, non artificiale. Che poi: si dovrebbe esser corretti dal punto di vista umano e non perché qualcuno, per di più una macchina, ha stabilito che la forma deve essere più importante della sostanza. Sicuramente è sacrosanto vigilare sui social. E ben vengano gli algoritmi per scongiurare insulti, minacce, frasi d’odio e quant’altro. Tutto giustissimo, così com’è giustissimo punire senza se e senza ma ogni abuso o illecito. E però, se artificiale deve essere, che sia davvero intelligente. Il che vuol dire saper distinguere la cattiveria dall’ironia. E magari anche un po’ meno ignorante, dal momento che di prodotti dal nome equivoco ce ne sono, almeno in Italia, a iosa. Dal puzzone di Moena al brandacujun, passando per la zizzona, gli spaghetti alla puttanesca, le minne di vergine, il cazzimperio, il bastardo del Grappa, gli strozzapreti, il pane cafone e tanto altro ancora. Prodotti vecchi come il cucco. O come i coglioni del mulo. Che no, non è un insulto ma un altro salame del centro Italia dalla forma, diciamo così, caratteristica e con all’interno un piccolo cubetto di lardo come “gioiello”. Forse, molto semplicemente, noi italiani abbondiamo da sempre d’ironica fantasia. Vallo a spiegare agli americani, che evidentemente hanno il culatello sugli occhi e passano la vita sfondandosi di patatine e hamburger! E comunque con tutti i soldi che c’ha, il buon Marchino Zuckerberg potrebbe pure pagare gente che legga i post. O che perlomeno controlli quel che fa l’algoritmo. O, visto che sono tanto bravi, che lo istruiscano un po’ a sua maestà l’algoritmo. Che, per la cronaca, quando poi gli vai a segnalare un reale insulto o post pericoloso ti risponde “non vìola le nostre regole”. Ciaone proprio. Ma, come sempre, forse è solo una questione di soldi. Vista la raffica di licenziamenti che oramai da tempo sta investendo i dipendenti del colosso della Silicon Valley, a cominciare proprio dai vari team IA. Almeno 11mila dallo scorso anno ad oggi, pari a circa il 13% della sua forza lavoro. “Persone di talento”, le ha definite Zuckerberg. Ma evidentemente non così tanto, visto che sono state soppiantate in un nanosecondo dalla “deficienza artificiale”. E i risultati si vedono, figuracce comprese. Poco gl’importa a Marchino. Le figure di m***a passano. I dollari no.
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