Festa della donna? No, grazie

- di: Barbara Leone
 
Ma che male abbiamo fatto noi donne per meritarci la mimosa l’8 marzo? Ah sì, è la festa della donna. Peccato che la mimosa rappresenta tutto ciò che nell’8 marzo è da buttare: la retorica, i luoghi comuni, il femminismo all’amatriciana, il marketing, l’ipocrisia... E’ un brand, esattamente come questa festa nata per promuovere i diritti delle donne, e non per festeggiare le donne. La differenza non è poi così irrisoria. E’ lo spirito che è proprio diverso all’origine. Inizialmente, infatti, l’8 marzo nasce come festa delle donne lavoratrici. Oggi, ma non solo da oggi, di quest’impronta che potremmo definire sindacale non v’è traccia alcuna. Ma nemmeno a cercarla con il lanternino. 

In Italia solo un manager su quattro è donna

Eppure il lavoro femminile continua ad essere un campo di abusi e di sperequazioni. Basti pensare che per arginare il vergognoso gap salariale esistente tra uomini e donne si è dovuto addirittura fare una legge apposita. I numeri, del resto, parlano chiaro: le donne mediamente guadagnano l’11,5% in meno rispetto agli uomini. Paradossalmente, poi, più sei istruita e più il differenziale di genere sale, schizzando ad un imbarazzante 46,7% nel caso delle donne con un master di secondo livello. E ci voleva una legge per mettere fine, si spera, a questa schifezza? Perché di schifezza si tratta. Nell’anno domini 2022 ci voleva una legge per far sì che una donna abbia uno stipendio pari ad un uomo: ma ci rendiamo conto? Per non parlare del basso tasso occupazionale delle donne: in Italia lavora meno di una donna su due. E quando lavora ha quasi sempre un contratto part-time. Vogliamo poi parlare della risicata presenza femminile in posizioni dirigenziali? In Italia solo un manager su quattro è donna. E, manco a dirlo, guadagna di meno. Altro che mimose! Avoglia a pedalare per aver pari diritti, a fronte però di eguali doveri. 

La giornata di una donna è senza fine

Che poi eguali non sono, dal momento che alle donne è richiesto costantemente di essere multitasking. Che è un modo figo per dire arrangiati. E quindi, nella vita reale, i doveri delle donne vanno moltiplicati per x,y,z. Perché ai maschietti, paraventi, i neuroni si attivano uno alla volta. E invece noi ci divertiamo un casino a ballare la rumba del lava, cucina, porta i figli a scuola, vai a lavorare, aiuta i suddetti figli a fare i compiti, rispondi alle telefonate del capo mentre prepari il pranzo per il giorno dopo, fai la spesa, porta la giacca in tintoria, chiama tuo marito per chiedergli di comprare il latte, rispondi a tuo marito che al supermercato il latte non lo trova,  litiga con tuo figlio che sta sempre alla play… La giornata di una donna è senza fine. E vaglielo a dire che non ce la fai più, quando ti tocca pure di ottemperare ai doveri coniugali e tu sei talmente sfinita che l’unico piacere a cui aspiri è il letto. Ma per dormire. Non è un film di Carlo Verdone. Ma la vita vissuta, magari giusto un po’ enfatizzata, di tante e tante donne. 

E ancora ci vengono a regalar le mimose ed a parlare della festa della donna? Che poi, le avete viste mai queste donne che la sera vanno a festeggiare l’8 marzo? Altro che Verdone, sembrano le protagoniste di un film di Dario Argento! Stipate in micro macchine e micro vestiti in paillettes e tacchi a spillo e truccate peggio di Moira Orfei manco fosse carnevale. Tutte risolini e gridolini tesoro, amore, patata, micio micio miao miao. Che poi alla prima occasione diventano delle vipere e se ne dicono di tutti i colori. Ma per una sera, quella sera, siamo tutte sorelle. Sì, sorelle Caine, perché la solidarietà femminile è una fandonia epocale. 

Ma loro, le iene ridens, fanno le vaghe pur di festeggiare. Cenano in ristoranti popolati da sole donne, vanno a bere in locali dove ci sono solo donne e parlano esclusivamente di cose da donne. Magari con un bel tagli e cuci sulla collega sfigata che ha dato buca. Oltre ad esser una roba desueta e oramai senza un briciolo di senso. E soprattutto: cosa cavolo c’entra con l’originario e nobile messaggio di questa festa? Che, repetita iuvant, se festa è riguarda semmai i diritti delle donne. E non l’essere donna a prescindere, come direbbe Totò. Che è sì un privilegio, ma anche tanta fatica. Quella di essere innanzitutto e a dispetto di tutto una persona.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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