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FISTel Cisl conferma la sua contrarietà al Piano di TIM

 
Nella serata di ieri è stato sottoscritto l'accordo con TIM per l'utilizzo del CDE finalizzato ai prepensionamenti (ex art 4 legge Fornero), formazione per tutti i lavoratori interessati al percorso di trasformazione digitale e all'assunzione di circa 600 giovani per consentire il mix generazionale.

La situazione di crisi del settore delle TLC caratterizzato dai bassi ricavi e marginalità, dagli enormi investimenti per la digitalizzazione del Paese e la precarietà degli assetti societari, ha fatto emergere la fragilità di TIM nel sostenere nel breve e medio termine un piano di innovazione e trasformazione aziendale per il rilancio dell'ex monopolista.
L'enorme debito, la crisi di Governo, l'alta inflazione avrebbero appesantito ulteriormente la già difficile situazione aziendale, per questo la FISTel Cisl ha puntato sulla contrattazione di anticipo prima che gli effetti si scaricassero sui lavoratori, mettendo in sicurezza per 18 mesi l'attuale perimetro occupazionale e garantendo integrazioni salariali vicini al 100% della retribuzione.

È chiaro che gli interventi decisi non sono sufficienti a garantire la ripresa di un'azienda complessa come TIM dove, le politiche di riassetto e di sviluppo sono condizionate da un lato dall'azionista Vivendì che, irrazionalmente, punta a rientrare dalle perdite e dall’altro dal Governo, che non è stato in grado di indirizzare un piano di riorganizzazione, riassetto societario e rilancio di un gruppo di interesse nazionale. Anzi il Governo si è reso responsabile di favorire il piano industriale di TIM attraverso CDP, che prevede la separazione della Rete dai Servizi, la societarizzazione di Assets appetibili e trasformando il piano in un'operazione esclusivamente finanziaria mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro.

La FISTel Cisl conferma la sua contrarietà al Piano di TIM, ritiene che dopo il voto per l'elezione del Parlamento bisogna riprendere l'interlocuzione con la politica per sensibilizzarla a valutare, possibilmente, in modo bipartisan, sulle scelte che il futuro Governo dovrà fare per salvaguardare gli interessi nazionali nelle telecomunicazioni partendo dal superamento dell'attuale piano industriale. Non è più accettabile che il cambio repentino di Governi continua a penalizzare le politiche industriali di TIM e dell'intero settore delle TLC che vive una crisi senza precedenti.
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