Draghi, parlando di sacrifici, si appella all'unità del Paese

- di: Redazione
 
Ormai, nella hit parade delle citazioni legate ad un personaggio o a una persona, il condizionatore di Draghi ha staccato l'asino di Buridano, il rasoio di Occam e il naso di Cyrano. E c'è da domandarsi se questa comparazione, ammettiamolo fulminante (''Di fronte alla pace o a star tranquilli con il condizionatore acceso tutta l'estate, cosa preferiamo?''), Draghi ha riferito un concetto elaborato nella sua mente in precedenza oppure sia venuto sul momento. Guardando la conferenza stampa del premier, verrebbe da pensare che quella di Draghi sia stata una considerazione spontanea, ma non per questo meno importante. Draghi, parlando di un ancora ipotetico embargo sul gas russo, ha enunciato un paio di concetti. 

Il primo è che questa misura, che sarebbe devastante per l'economia russa, deve essere decisa a livello europeo e, per questo, troverà il pieno appoggio dell'Italia. Il secondo, non meno importante, è che quanto sta accadendo in Ucraina, essendo uscito dai pure drammatici canoni delle guerre ''normali'', sta accrescendo l'orrore e quindi la consapevolezza che di distruzione e massacri continueremo a sentire parlare. Ecco allora che Draghi ha espresso, sia pure nel suo eloquio quasi monocorde, lo sdegno, che dovrebbe essere del Paese intero, davanti ad una guerra in cui c'è un invasore e che chi si difende.

La situazione in Ucraina non resterà lontana dall'Italia in termini di conseguenze

Quello che Draghi ha detto, e nemmeno tanto implicitamente, è che la situazione in Ucraina non resterà lontana dall'Italia in termini di conseguenze, perché quello che l'attacco russo ha messo in moto è un meccanismo che non è solo di solidarietà con un popolo che è stato aggredito, ma anche di opposizione dell'Europa a politiche neoimperialiste che cancellano il diritto internazionale, oltre che i diritti umani. 

E' davanti a questo scenario che, idealmente, anche se l'interlocutore era un giornalista in sala stampa, che Draghi si è rivolto agli italiani ponendo l'interrogativo su cosa sia meglio, la pace o la frescura in estate regalata da un condizionatore, lasciando intendere con chiarezza che la pace non può essere a costo zero, che per il suo consolidamento occorrerà affrontare dei sacrifici. Come appunto bramare, assediati dal caldo, il refolo gelido che dovrebbe uscire da un condizionatore però chiuso per il bene supremo della libertà di tutti.

Chiedersi se oggi il Paese è pronto ad affrontare dei sacrifici veri e non solo marginali è forse intempestivo, ma cominciare a parlarne forse aiuterà a capire che oggi non c'è in gioco un aumento del prezzo della benzina o di una pagnotta, ma il futuro stesso dell'Europa, e forse dell'intera umanità. Mario Draghi ha voluto dire proprio questo, che la pace non ha prezzo, come non lo ha mai avuto, ma è una cosa che, dopo averla conquistata (l'Italia lo ha fatto al suo interno, anche passando indenne dalle torbide tempeste del terrorismo), bisogna difendere. Un processo che deve coinvolgere tutti e che magari si può ridurre anche solo a chiudere il condizionatore.
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