Delirio social in salsa crime

- di: Barbara Leone
 
E’ l’ultima, macabra, frontiera del cattivo gusto in salsa social: Giulia Tramontano trasformata in avatar che racconta in prima persona la propria morte con un video che spopola su TikTok. “Sono Giulia Tramontano, mio marito mi ha dato fuoco e vorrei raccontarvi la mia storia”, esordisce la ragazza “tornata in vita” in versione robotica e riprodotta con una fisionomia che scimmiotta quella reale, grandi occhi chiari e capelli lunghi biondi. Roba che il plastico di Cogne o le interviste strappalacrime a Sabrina Misseri era roba da oratorio. La realtà virtuale, evidentemente, ci sta sfuggendo di mano. Anzi, il danno è ormai fatto, visti i numeri: più di 200 milioni i contenuti prodotto sotto l’hastag dell’omicidio. Manco fossero i video della Ferragni, perché l’ordine di grandezza è esattamente quello lì. Una vera e propria isteria di massa, con assenza totale di filtri, informazioni verificate o banale, banalissimo, buon gusto. A farla da padrone è sua maestà l’algoritmo, che ne se frega dei limiti morali spingendo l’acceleratore sul voyeurismo più becero e sullo scollamento più totale dalla realtà. E dei sentimenti non ne stiamo manco a parlare.

Giulia Tramontano trasformata in avatar

Il video in questione gronda di sanguinolenti dettagli, che tanto piacciono al popolo webete che più webete non si può. E lo fa con un tempismo da film dell’orrore, visto che la ragazza non ha neanche ancora ricevuto una degna e giusta sepoltura. Ma quando pensi d’averle viste tutte, ecco che la follia social ti stupisce con effetti speciali, nel senso letterale del termine. Perché quest’apice della spettacolarizzazione del dolore viene finanche superato da altri video con una variante fiction, che costruiscono una vera e propria sceneggiatura sui due protagonisti. Con l’assassino della ragazza che le chiede scusa per averla tradita (con tanto di virgolettato totalmente inventato) e lei che, attraverso un'altra dichiarazione altrettanto falsa e dissennata, risponde placida con voce metallica: “È troppo tardi per il perdono”. Il tutto mentre in sottofondo riecheggia una colonna sonora: Apologize degli OneRepublic. Sì perché in questa lugubre danza dell’orrore social non manca nulla: musica, stacchi di montaggio, crescendo rossiniano di sensazionalismo, particolari degni della peggiore mente criminale… E neanche i like: 30mila, per l’esattezza, con mezzo milione di visualizzazioni. Fuori, al di là dello schermo, la vita (e la morte) vera. Con la disperazione di una madre, ed un corpo martoriato ancora sotto la lente d’ingrandimento delle indagini. Qualcosa è andato storto. Resta solo la speranza di un asteroide.
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