Ddl carburanti: i gestori confermano lo stato di agitazione

 
I sindacati dei gestori dei distributori di benzina (Figisc, Faib e Fegica) confermano lo stato di agitazione e l'ipotesi di uno sciopero per protestare contro il ddl carburanti dopo l'incontro avvenuto con il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. Le organizzazioni sindacali "non assisteranno inerti al tentativo dei petrolieri di sottoporre una intera categoria di lavoratori al ricatto di contratti del tutto precari, sia in termini regolatori che economici - riporta una nota - Né accetteranno in alcun modo la prassi ormai consolidata di sottrarsi alla contrattazione collettiva imposta dalle leggi vigenti". I gestori rinnovano quindi la sollecitazione al governo perché si faccia "promotore di una vera riforma", che preveda la chiusura certa di almeno 7.000 impianti oggettivamente inefficienti, l'imposizione di criteri regolatori più stringenti per i titolari degli impianti esistenti (non solo per i nuovi) per combattere l'altissimo livello di illegalità e la presenza della criminalità organizzata, nonché, allo stesso modo, l'introduzione progressiva ma vincolante di nuovo energie non fossili presso gli impianti già in funzione, perché la rete distributiva possa partecipare efficacemente alla transizione energetica.

I gestori "bocciano" il governo

Le organizzazioni dei gestori bocciano in modo deciso e senza appello la proposta di riforma del settore dei carburanti messa a punto dal governo Meloni e discussa dal Consiglio dei Ministri. “La proposta che arriva in Cdm – si legge in una nota congiunta di Figisc, Faib e Anisa - è una vera e propria violenza alla realtà: si distrugge l’ultimo anello della catena (i gestori) per premiare le compagnie petrolifere che nel corso degli ultimi 3/5 anni hanno chiuso bilanci con utili mostruosi, anche a scapito dei margini dei gestori e sulle spalle dei clienti”. "Il Governo - proseguono i gestori - ha anche cancellato la norma che obbligava la pubblicizzazione del differenziale fra prezzo self e servito che, a spanne, vale oltre 1 miliardo di euro per le compagnie. Una schizofrenia incomprensibile: prima l’obbligo per i gestori del cartello (inutile) del prezzo medio regionale ed adesso, addirittura, la cancellazione dell’unica informazione utile ai clienti. Forse il Governo ha deciso di compensare i petrolieri ringraziandoli, in questo modo, per l’acquiescenza dimostrata alle politiche di esclusione sociale messe in atto dall’esecutivo: una vera e propria vergogna che non ha pari nella storia di questa categoria". Nella nota congiunta si sottolinea inoltre che "per meglio consentire lo sfruttamento intensivo dei gestori si precarizzano i contratti che saranno applicati a discrezione delle compagnie senza alcuna contrattazione della parte economica e normativa: finti contratti di durata quinquennale che possono essere disdettati con 90 giorni di preavviso. Quindi contratti che, nella realtà, durano 90 giorni. E' vero, scompare la dicitura urticante contratti di appalto ma la sostanza è la stessa; la precarietà è la stessa; l’invadenza delle compagnie sarà la stessa". "La categoria ha sempre ricercato il confronto con un Governo che, però, non aveva alcuna intenzione di avviarlo, si è vista sbattere in faccia tutte le porte che potevano favorire un’intesa onorevole (come peraltro dimostrato dalla presentazione, bipartisan, di interrogazioni ed odg nelle aule parlamentari)". "Alla categoria - si legge nella nota - non resta altra strada che la contrapposizione dura al disegno del Governo ricercando, con i gruppi parlamentari di maggioranza ed opposizione le necessarie convergenze. Appena assegnato il ddl al ramo del Parlamento individuato, le Federazioni di rappresentanze dei gestori fisseranno iniziative sindacali e tempi e modalità di svolgimento di un’azione di chiusura di tutti gli impianti. stradali ed autostradali con manifestazioni nel territorio (anche nel corso della prossima campagna elettorale per le regionali)".
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