Crescono i tassi di mutui e prestiti, ma senza strappi

- di: Luigi dell'Olio di Mutuionline
 
Come previsto, lo stop al rialzo dei tassi ufficiali da parte della Banca centrale europea non ha fermato la tendenza al rialzo in merito ai tassi di mercato. Una tendenza che si spiega con il fatto che solitamente occorrono un paio di trimestri circa affinché le decisioni di politica monetaria si trasmettano nella loro interezza all’economia reale. Di positivo c’è che a questo punto il picco dovrebbe essere stato raggiunto e per il 2024 c’è spazio per immaginare una normalizzazione della situazione.

Mutui abbondantemente sopra il 4%

Secondo il consueto bollettino mensile dell’Abi (Associazione bancaria italiana), a novembre il tasso medio sulle nuove operazioni per acquisto di abitazioni è stato del 4,48%, in progresso dal 4,35% di ottobre. Se il confronto viene fatto con novembre del 2022, quando il tasso medio dei mutui si aggirava al 3,06%, è chiaro come la politica restrittiva della Bce abbia alzato un muro all’accesso che molte famiglie faticano a superare. Ma è pur vero che in un passato meno recente non sono mancati tassi di interesse a due cifre percentuali. Quanto ai prestiti, invece, il tasso medio applicato è stato del 4,75% contro il 4,71% di ottobre. Il progresso limitato a quattro centesimi sta a confermare che la corsa al rialzo è ormai al tratto finale.

Le sofferenze sotto controllo giocano a favore delle erogazioni

Detto di quel che è stato, per il futuro prossimo si può vedere il bicchiere mezzo pieno. Le sofferenze nette delle banche italiane (cioè al netto di svalutazioni e accantonamenti già effettuati dagli istituti con proprie risorse) ad ottobre si sono attestate a 17,6 miliardi di euro, in calo di 100 milioni. Questo nonostante il progressivo peggioramento della congiuntura. Se confrontato con il livello massimo delle sofferenze nette, raggiunto nel novembre 2015 (88,8 miliardi), il calo è di 71,3 miliardi. Un lavoro di pulizia dei bilanci che è stato condotto nel nostro Paese più che altrove in Europa e che oggi consente di affrontare l’andamento incerto del ciclo economico con un cuscinetto di risorse a disposizione. Il che lascia immaginare un atteggiamento non troppo selettivo nella concessione dei finanziamenti da qui in avanti. Il rapporto sofferenze nette su impieghi totali è all’1,04% a ottobre, un centesimo in meno del mese precedente e meno di un quarto rispetto al 4,89% di novembre 2015. Secondo l’EY European Bank Lending Economic Forecast 2023, l’anno che sta per concludersi segnerà un calo del credito bancario al settore privato italiano nell’ordine dell’1,9% nel 2023 per poi tornare a crescere dell’1,1% nel 2024 e del 2,5% nel 2025, sostanzialmente in linea con le altre principali economie dell’Eurozona. Il credito al consumo è stimato in crescita del 4,5% quest’anno, mentre si prevede che i prestiti alle imprese subiranno una contrazione del -5,1%, prima di tornare a crescere dell’1,4% nel 2024. Nel terzo trimestre, segnala ancora EY, i prestiti ipotecari netti sono aumentati di un trascurabile 0,1%, il progresso più debole dal secondo trimestre del 2015. Intanto un impatto della congiuntura c’è: a novembre i prestiti a imprese e famiglie sono scesi del 3,4% rispetto a un anno prima, mentre ad ottobre 2023 avevano registrato un calo del 3,3%, quando i prestiti alle imprese erano diminuiti del 5,5% e quelli alle famiglie dell’1,1%.

Crescono i rendimenti sui depositi

Tornando al Bollettino mensile dell’Abi, il tasso praticato sui nuovi depositi a durata prestabilita (cioè certificati di deposito e depositi vincolati) a novembre è salito al 3,81%, in progresso rispetto al 3,75%. Dunque, l’altra faccia della politica monetaria è un incremento dei rendimenti offerti dai conti deposito, che alle condizioni attuali consentono di ottenere un rendimento positivo anche al netto dell’inflazione. Di pari passo, il rendimento delle nuove emissioni di obbligazioni bancarie a tasso fisso a novembre 2023 è arrivato 4,20%, con un incremento di ben 289 punti base rispetto a giugno 2022, quando era l’1,31%. Mentre il tasso sui soli depositi in conto corrente è cresciuto allo 0,51% dallo 0,50% di ottobre.
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