Consob: nel primo semestre torna a salire il numero delle quotate a Piazza Affari

 
Aumenta il numero delle società negoziate in Borsa Italiana, con il contributo positivo che arriva non solo dall'Euronext Growth Milan (Egm), il mercato non regolamentato dedicato alle piccole e medie imprese, ma anche dal Mercato telematico azionario (Exm), il principale mercato di Piazza Affari, come non accadeva dal 2019.

È il quadro che risulta dalla fotografia della Borsa italiana, scattata nell'ultimo Bollettino statistico della Consob relativo al primo semestre del 2023, in una congiuntura economica incerta fra guerra in Ucraina, impennata dell'inflazione, tassi in rialzo.

Le società negoziate sul mercato italiano aumentano nel semestre di sette unità, frutto non solo del saldo netto positivo dell'Egm (+3) e Vorvel (+1) ma anche di quello (+3) dell'Exm, il principale mercato di Piazza Affari. Per l'Exm, prendendo il solo secondo trimestre 2023, il saldo netto fra ammissioni a quotazione e delisting è positivo (+2) come non accadeva dal secondo trimestre 2022 (+1), prendendo invece il dato semestrale il saldo netto torna per la prima volta positivo (+3) dal secondo semestre 2019 (+1).

I dati del Bollettino tratteggiano un mercato mobiliare in ripresa rispetto ai valori registrati a fine 2022 ma ancora al di sotto del livello pre-Covid. La crescita dei prezzi dei titoli azionari, al 30 giugno scorso, aveva fatto aumentare la capitalizzazione complessiva delle società italiane quotate del 13,1% rispetto a fine 2022.

Gli utili delle imprese industriali quotate sul mercato principale e sull'Egm registrano, al 30 giugno scorso, un calo rispetto al primo semestre 2022, rispettivamente a 13,1 miliardi di euro (-21%) e 179 milioni (-13%). In netto miglioramento gli utili delle banche (12,8 miliardi di euro +61%), delle assicurazioni (a 3 miliardi di euro +110%) e delle altre società finanziarie (a 374 milioni +9%).

In crescita il portafoglio dei titoli detenuti presso intermediari italiani (+6,1%) di famiglie e imprese. In crescita il peso dei titoli di stato italiani. Diminuisce, invece, l'incidenza degli investimenti in Oicr (Organismi di Investimento Collettivo del Risparmio) e dei titoli di capitale italiani.
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