Confartigianato: Italia 1° in Ue per imprenditoria femminile

 
L’analisi degli ultimi dati del mercato del lavoro evidenzia un recupero nel corso dell’autunno dell’occupazione femminile che, nell’arco dei 23 mesi di pandemia, porta le occupate donne a gennaio 2022 su un livello inferiore dello 0,8% rispetto ai livelli pre-crisi di febbraio 2020, facendo meglio degli uomini (-1,0%). Il tasso di occupazione tra febbraio 2020 e gennaio 2022 sale di 0,2 punti, tutto dovuto alla componente femminile (+0,4 punti), mentre rimane stazionario quello maschile.

Nell’arco degli ultimi sei mesi  il numero di occupati è salita dello 0,3%, combinazione di un aumento dello 0,6% delle donne occupate a fronte del sostanziale ristagno (+0,1%) rilevato per gli uomini.

Rimane in forte difficoltà il lavoro indipendente, su cui grava l’intero peso della crisi dell’occupazione, con una più marcata accentuazione per la componente femminile: sugli ultimi dati disponibili al terzo trimestre 2021 l’occupazione indipendente femminile scende del 7,8% rispetto allo stesso periodo del 2019, a fronte del calo del 6,1% della componente maschile. L’analisi dei dati dell’indagine dell’Istat sul fatturato dei servizi pubblicati la scorsa settimana evidenzia che a fronte del recupero (+0,5%) nel 2021 dei livelli pre-pandemia del 2019, alcuni settori sono in ritardo e quelli più marcati si registrano per i settori di ristorazione, alloggio, servizi viaggio (-31,6%) con la quota più elevata di imprenditoria femminile.

Italia 1° paese in UE per imprenditrici e lavoratrici autonome – L’Italia è più esposta alla crisi del lavoro indipendente: nel confronto europeo su dati Eurostat nel nostro Paese si contano 1,4 milioni di lavoratrici indipendenti, prima economia dell’Unione a 27 per imprenditoria femminile davanti a 1,2 milioni indipendenti donne della Francia e a 1,0 milioni di Germania e Spagna.

Il quadro territoriale dell’imprenditoria femminile – La complessa fase congiunturale in corso coinvolge, a fine 2021, 1.342.703 imprese a conduzione femminile che rappresentano il 22,1% del totale delle imprese, di cui 219.198 imprese artigiane femminili, che rappresentano il 17,0% del totale delle imprese artigiane ed il 16,3% delle imprese femminili. I dati per regione e provincia nell’Appendice statistica ‘Imprenditoria femminile, quadro territoriale 2021’ scaricabile nell’area ‘Ricerche e studi’.

Incertezze e reattività delle donne imprenditrici a inizio 2022 – I caratteri di una fase ancora turbolenta e incerta per l’imprenditoria femminile emergono dai risultati di una survey svolta nelle scorse settimane dall’Osservatorio MPI di Confartigianato Lombardia su 400 imprenditrici artigiane lombarde.  Nonostante il 2021 sia stato l’anno della ripartenza le MPI e imprese artigiane femminili hanno registrato una variazione media dei ricavi, nel 2021 rispetto al 2019, negativa del -9,7%, più pesante rispetto al -8,8% totale. La dinamica determinata anche dalla più elevata presenza di donne in settori più colpiti dalla crisi Covid-19: moda e benessere.

Dall’indagine emergono anche i segnali di resilienza, fondati su una maggiore reattività: anche se più colpite dalle conseguenze della pandemia, le imprenditrici si dimostrano più combattive e pronte a reagire adottando una o più azioni di sviluppo, come dichiarato dal 61,2% di loro, quota superiore al 55% totale. Le azioni per ripartire maggiormente intraprese dalle donne sono: il miglioramento della qualità del personale attraverso la formazione o nuove assunzioni e il cambiamento dell’organizzazione interna all’impresa. La scelta ad indirizzarsi principalmente verso questi due ambiti di sviluppo da evidenza di come le imprenditrici donne intendono recuperare il terreno perso, con maggiore intensità rispetto agli uomini, partendo dalle persone.
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