Codacons: Piove sul bagnato per i docenti precari, senza stipendio da due mesi

 
Il Codacons, dopo aver raccolto le segnalazioni dei precari della scuola che assiste legalmente da anni nella loro battaglia per una piena legittimazione professionale, denuncia il ritardo dei pagamenti che sta penalizzando e preoccupando tantissimi insegnanti precari di tutta Italia: a quanto pare sono ancora in arretrato le mensilità di maggio e giugno, nonostante ormai si avvicini settembre e – incredibilmente – la scuola si appresti a riaprire. Sebbene infatti siano necessari per il regolare svolgimento dell’attività didattica, succede spesso che i precari della scuola vengano pagati solo quando si trovano i fondi: e i soldi, in questo caso, tardano ancora più del solito.

“Lo stato d’animo è negativo: come si fa a vivere due mesi senza stipendio? Aver diritto a dei soldi, e non riceverli, è quanto di peggio per un lavoratore. E visto che il danno è doppio – morale e materiale, visto che siamo costretti a chiedere aiuto a famigliari e amici – anche la beffa lo è: qualche collega, infatti, i soldi li ha ricevuti, ma la maggioranza no”. Il racconto di un precario della scuola, M.D.G., originario di Salerno e di servizio a Roma, basta e avanza per rappresentare l’umore di chi sta subendo sulla propria pelle questa situazione, e che attende spasmodicamente l’agognata “emissione”.

Il Codacons chiede quindi l’immediato sblocco dei pagamenti in favore dei precari della scuola rimasti senza pagamento e l’individuazione di meccanismi automatici per impedire che circostanze del genere si ripresentino in futuro: il mancato riconoscimento dello stipendio rappresenta una grave inadempienza da parte del datore di lavoro, e – quando questi rappresenta un ente pubblico – la cosa diventa ancora più inaccettabile. Per questi docenti, ora, si apre la strada del decreto ingiuntivo (comprensivo della richiesta di interessi): un’ipotesi che ci auguriamo venga scongiurata in extremis, e che rischierebbe di portare il MIUR alla Corte dei Conti per l’utilizzo improprio dei fondi della collettività.
 
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