Caro gasolio: le proteste nei porti della Sardegna mettono a rischio la consegna delle primizie

 
Da quattro giorni i porti della Sardegna vivono una situazione molto difficile a causa delle proteste spontanee di alcuni autotrasportatori contro il caro gasolio. Tonnellate di prodotti agroalimentari freschi restano stipati nei camion, fermi sulle piattaforme di scarico con il rischio concreto di una loro irrimediabile perdita.

Si tratta di merci, in particolare ortofrutta in entrata e in uscita dall’isola - segnala Confagricoltura -  destinate alla Grande Distribuzione e ai supermercati di tutta Italia. Molti dei carichi sono costituiti da carciofi (la Sardegna è la seconda produttrice a livello nazionale) e asparagi.

La Confederazione auspica che si intervenga per sbloccare la situazione in tempi brevi e, in particolare, per riavviare immediatamente le consegne dei prodotti alimentari freschi deperibili.

Confagricoltura si fa portavoce delle preoccupazioni dei territori e delle imprese agricole che hanno già segnalato alle istituzioni locali la gravità di quanto sta accadendo e le conseguenze per l’economia sarda.

Le difficoltà - stando alle informazioni di queste ore - sarebbero in particolare, oltre che a Sassari, nei porti di Olbia e Porto Torres, snodi fondamentali per le forniture destinate al Nord e al Centro Italia attraverso i collegamenti con le strutture portuali di Livorno, Civitavecchia e Genova.

“Sono almeno 400 i tir carichi di prodotti agroalimentari che affollano il porto di Olbia da quattro giorni – aggiunge il presidente di Confagricoltura Sardegna, Paolo Mele – Ci risulta che molte aziende agroalimentari abbiano iniziato già da ieri a richiamare in sede i carichi non consegnati. La situazione è ormai davvero insostenibile”.

Le ragioni della protesta - conclude Confagricoltura - sono condivisibili, ma non le modalità, poiché si aggrava un contesto già difficile per tutta la filiera produttiva, a partire dagli agricoltori.
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