Caro Rizzo, sbagliare è umano ma perseverare è da stolti. E da komunisti trinariciuti

- di: Barbara Leone
 
Una provocazione dadaista. L’ha definita così Marco Rizzo la castroneria che ha pubblicato sui social alla notizia della morte di Gorbaciov. “Era dal 26 dicembre 1991 che avevo aspettato di stappare la migliore bottiglia che avevo”, ha cinguettato con tanto di foto di champagne. Tempo un nanosecondo e gli si è rivoltato contro in mondo del web. Ma invece di dire molto semplicemente, ed umilmente, scusate ho detto una cretinata ha rincarato la dose scrivendo: “Tutti devono morire, ma non tutte le morti hanno uguale valore. La morte di chi si sacrifica per gli interessi del popolo ha più peso del Monte Tai. Ma la morte di chi serve gli sfruttatori e gli oppressori è più leggera di una piuma”. Citando un Mao Tse Tung sbianchettato, perché per dovere di cronaca la citazione completa dice: ma la morte di chi serve i fascisti, di chi serve gli sfruttatori e gli oppressori, è più leggera di una piuma. E gnente, gli è scappato qualche fascista dalla tastiera. Del resto ultimamente Rizzo guarda pure lì, all’estrema destra che più estrema non si può per sgraffignare qualche voto.

Evidentemente è proprio vero che alla fine girando tanto a sinistra si arriva a destra. Contento lui… Noi però contenti non lo siamo affatto. Perché se sbagliare è umano, perseverare è diabolico. E pure da stolti. E lui, perfetto nonché ultimo (si spera) esemplare di comunista trinariciuto magistralmente descritto da Giovannino Guareschi già nel 1947, un po’ stolto lo è. O perlomeno ciò appare, dal momento che dopo averla fatta decisamente, e abbondantemente, fuori dal vaso adesso fa pure la vittima. E la tiritera è sempre la stessa: siete voi a non aver capito, la mia era una provocazione dadaista per svelare l’ipocrisia del mondo. Innanzitutto si dà la zappa sui piedi da solo, perché autodefinendosi dadaista non è che si fa un gran bel complimento. Dal momento che i dadaisti dileggiavano tutto ciò che potesse ricondurre alla razionalità rifiutando, in nome di una vagheggiata e nebulosa libertà d’espressione, valori come patria, morale e onore. Che secondo loro avevano portato allo scoppio della prima guerra mondiale. Intellettualmente lasciavano decisamente a desiderare, e anche dal punto di vista artistico non è che abbiano esattamente lasciato il segno. Basti pensare che secondo loro per scrivere una poesia bastava prendere un giornale, ritagliare un articolo e mescolare le parole in un sacchetto. Perché, dicevano, non importa che le parole abbiano un senso logico.

L’importante è che abbiate espresso la vostra creatività in maniera originale. Certamente se l’intento di Rizzo era quello di essere originale e far parlare di sé è lo ha centrato in pieno. Perché i commenti contro si sono sprecati. Però, Rizzo caro, anche basta. Basta con la solita, trita e ritrita storiella che i giornaloni hanno editori che costruiscono armi per uccidere. Basta con l’arcicotto refrain che i giornalisti sono servi di un non meglio identificato potere. E tu, poverino, vieni attaccato per la tua innocente provocazione dadaista. Innocente un fico secco! Perché quando l’ideologia politica sovrasta il raziocinio si perde la strada di casa. E festeggiare per la morte di una persona, chiunque essa sia, è un gesto orribile. Una sconfitta per qualunque essere umano. Perché come disse John Donne “la morte di qualsiasi uomo mi sminuisce, perché io sono parte dell’umanità. E dunque non chiedere mai per chi suona la campana: suona per te”. Dal tuo punto di vista Gorbaciov ha commesso degli errori. Opinione rispettabilissima. Così come lo è pensare che egli abbia salvaguardato il mondo dallo scatafascio totale, cercando in tutti i modi di smantellare tutto il marcio di quel comunismo che oggi, non cento anni fa, non permette a quelli come te, me, noi di scrivere corbellerie sui social. Pur con tutti i suoi umani limiti, Gorbaciov ci ha provato a restituire un po’ di libertà al suo popolo.

E soprattutto ha instancabilmente lavorato per la pace, e senza lo spargimento di una sola goccia di sangue. Se ciò non conta, non contano nemmeno tutte le belle favole sulla solidarietà, la ridistribuzione della ricchezza, lo stato sociale eccetera eccetera. Perché senza libertà, la stessa che permette a tutti noi di dire e scrivere quello che ci pare, tutti questi bei discorsi si vanno a fare benedire. E poi, Marco Rizzo caro, sai che di nuovo c’è? Che ballare sui morti fa sempre e comunque skifo. Volutamente col k. E’ una roba da piccoli uomini. E da komunisti che hanno tradito completamente l’essenza più pura della loro ideologia. E che senza vergogna alcuna adesso son finiti a stare dalla parte degli imboscati in un orripilante ed estremista minestrone per un pugno di voti. Povero chi ci casca!
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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