Bonomi al Corriere: Sulle riforme coinvolgere le imprese
In Italia siamo tutti molto presi a valutare le singole misure e le risorse da destinare ai vari capitoli. Invece il Recovery Plan deve diventare uno strumento di trasformazione del Paese, dell'economia e dello Stato.
Queste le prime considerazioni espresse dal Presidente di Confindustria Carlo Bonomi, in un’intervista con Federico Fubini sul Corriere della Sera, a seguito della presentazione del PNRR alle Camere del Premier Mario Draghi.
“Pochi lo guardano in questa ottica, ma nell'introduzione al documento da parte del presidente del Consiglio una visione c'è. La sfida, adesso, è riuscire a trasformare l'Italia in un Paese moderno, efficiente, aperto, inclusivo”. Per questo il Presidente Bonomi ha posto la questione centrale delle riforme, determinanti per scaricare a terra le risorse del Recovery Plan.
“Le riforme già ben definite sono 5 su 47” – ha spiegato Bonomi, aggiungendo che “due aree, quelle sulla pubblica amministrazione e sulla giustizia civile, sono abbastanza declinate. Le altre non ancora. Ma lì noi ci giochiamo tutto ed è la vera sfida con l'Europa, che ci sta dicendo: voi italiani potete mettere tutti i miliardi che volete sulle infrastrutture, ma perché stavolta dovreste riuscire a eseguirle se per fare opere superiori a 100 milioni di euro, impiegate in media 15,7 anni? Cosa fa pensare che entro il 2026 realizziamo, paghiamo e rendicontiamo opere per 200 miliardi”?
Quindi, secondo il Presidente, il primo capitolo da cui partire sono le semplificazioni, per le quali ci sarà un decreto il mese prossimo. Tuttavia, uno dei nodi che più desta preoccupazione nel documento sul Recovery Fund è il mancato coinvolgimento delle imprese.
“Per 25 anni ci è sempre stato detto che non c'erano risorse per sostenere i costi sociali delle riforme. Ora le abbiamo. Quel che manca nel testo, se si vuole, è la partnership pubblico-privato” - ha osservato Bonomi nel corso del colloquio. “Credo che sia nell'interesse del presidente Draghi aprire su questo un'interlocuzione con il settore privato: lo svincola da chi vuole solo lo status quo. Il punto del piano è mettere risorse pubbliche, perché facciano da leva agli investimenti privati. Ecco perché dobbiamo capire come il Governo intende eseguire le riforme. Infatti, se poi le imprese non capiscono e non condividono, gli investimenti privati non arrivano, l'Italia non diventa attrattiva, il Pil cresce meno, abbiamo meno occupati e quindi il debito è meno sostenibile”.
L’intervista è proseguita sul tema del lavoro e sull’intenzione del Ministro Orlando di puntare sui centri per l'impiego e la cassa integrazione. Un’impostazione che Confindustria non condivide. “Usciremo da questa crisi in un mondo completamente cambiato, ma molti pensano che dopo si riparta da dove eravamo prima” - ha spiegato Bonomi. “Si cerca di difendere il lavoro dov'era e com'era, ma non sarà più così. Delle vere politiche attive del lavoro questo Paese non le ha mai fatte, salvo quelle legate al reddito di cittadinanza, che non hanno mai funzionato. E come si pensa di risolvere? Assumendo nella pubblica amministrazione. Se l'obiettivo è aiutare cittadini e imprese di fronte alla burocrazia, siamo fuori strada. Possiamo mettere tutti i miliardi che vogliamo in quest'area del Recovery, ma il mondo del lavoro rimane ingessato. Chi media la domanda e l'offerta, i centri pubblici per l'impiego? L'Anpal di Mimmo Parisi? E chi fa la formazione? Non ne usciremo finché non si entra nella logica che anche l'intervento del privato può servire, non sostituendo ma affiancando il pubblico. Sarà poi il lavoratore a scegliere a chi rivolgersi, una volta messe a disposizione risorse pubbliche per formarlo e ricollocarlo” - ha chiarito Carlo Bonomi concludendo il suo ragionamento su questo tema.
Per quanto riguarda le misure indicate dal Governo sulla concorrenza, il Presidente ha commentato: “Il governo Draghi ha raccolto le indicazioni dell'Antitrust, una novità che prima non c'era. In Italia l'industria privata ha una buona produttività, ma il mondo dei servizi erogati a concessione e a tariffa amministrata no, e nemmeno la pubblica amministrazione. Infatti, questa componente dei servizi è completamente a terra e secondo me ciò è dovuto in parte al fatto che non si è mai sviluppata concorrenza reale in quel mondo. Bisogna intervenire, e serve farlo anche sul codice degli appalti” – ha aggiunto il Presidente.
Infatti, ha proseguito “tutto quel che ritarda le infrastrutture materiali e immateriali va sbloccato, altrimenti possiamo scrivere il piano più bello del mondo, ma non lo realizzeremo mai. Anche il modello di governance del piano sarà da replicare su tutta la Pubblica Amministrazione. Per questo noi non vogliamo sfidare il governo su un miliardo in più o un in meno, ma vogliamo che abbia successo nello choc trasformativo. Se non realizziamo un Paese moderno questa volta, rischiamo di non farcela mai più. Qui è il bivio. Il Governo lo ha chiaro e noi siamo al suo fianco. Però adesso apriamo il dialogo e costruiamo insieme, non in un'ottica solo pubblica” - ha sottolineato Bonomi, invitando le forze che vogliono trasformare il Paese a mettersi insieme e aprire un dibattito trasparente. “Perché il Paese non è retrogrado, anzi. Sì, c'è chi difende rendite di posizione. Ma nel complesso gli italiani vogliono una trasformazione e ora è il momento di darla”.
A questo proposito il Presidente ha ricordato la capacità di sacrificio dimostrata dai cittadini italiani nel primo lockdown per un bene comune: “Questo Paese ha una forza enorme, superiore a quella che raccontiamo a noi stessi” – ha detto, aggiungendo che “se noi abbiamo la capacità di un dialogo aperto, trasparente, spiegando alle persone perché si fanno certe cose, possiamo trasformare l’Italia senza fratture sociali, perché abbiamo le risorse europee per farlo. Io credo che il Paese ci seguirà. Del resto, non vedo alternative, dato anche il livello del debito. Ho trovato fantastico l’appello finale del Presidente Draghi contro corruzione stupidità e interessi costituiti” - ha concluso Bonomi.