Biologico, Coldiretti: Italia leader Ue con 86mila imprese

- di: Barbara Leone
 
Con 86mila imprese e il 17% della superficie coltivata a bio l’Italia è leader europeo nell’agricoltura biologica. La media europea, infatti, è del 9%. Ciò vuol dire non solo che siamo in pole position, ma anche che il bio svolge un indiscusso ruolo da protagonista per la crescita sostenibile del Paese. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti diffusa in occasione della Giornata europea del biologico, istituita su iniziativa della Commissione Ue, che si celebra domani. Nello spazio di dieci anni la superficie coltivata a bio è praticamente raddoppiata (+99%) salendo alla cifra record di quasi 2,2 milioni di ettari, secondo l’analisi Coldiretti su dati Ismea, e arrivando molto vicino agli obiettivi previsti dalla strategia Ue per il cibo “Farm to Fork”, che prevede di portare le superfici bio europee al 25% entro il 2030.

Un successo alimentato anche dall’export con le vendite di prodotti agroalimentari italiani biologici sui mercati internazionali che hanno raggiunto nel 2022 i 3,4 miliardi di euro, mettendo a segno una crescita del +16% rispetto all’anno precedente, secondo l’analisi di Coldiretti su dati Ismea. Ma in un momento di crisi energetica l’agricoltura biologica consente anche – rileva Coldiretti – di tagliare di un terzo i consumi energetici attraverso l’utilizzo di tecniche meno intensive, le filiere corte e la rinuncia ai concimi chimici di sintesi prodotti con l’uso di gas. Si va dall’uso di sostanze naturali e 100% Made in Italy – spiega Coldiretti – per concimare i terreni e sostituire i fertilizzanti dall’estero, rincarati anche del 170% con un effetto valanga sulla spesa delle famiglie, al riutilizzo degli scarti di produzione (foglie, gusci, paglia, ecc.) per garantire energia pulita, fino al potenziamento delle filiere corte con la vendita diretta che abbatte i trasporti. In questo modo si riesce a ridurre i consumi di energia in media del 30% rispetto all’agricoltura tradizionale – sottolinea Coldiretti – ma in alcuni caso, come ad esempio per le mele, si arriva addirittura al -45%. I concimi di sintesi (azotati, fosfatici o potassici) sono, infatti, ottenuti con procedimenti fortemente energivori e l’Italia – ricorda Coldiretti – è dipendente dall’estero per la produzione di questi prodotti.

L’aumento dei costi dei fertilizzanti chimici (+170% degli azotati) è dovuta proprio a tali dinamiche e l’agricoltura bio, puntando esclusivamente su concimi organici e minerali, evita il ricorso a queste sostanze, valorizzando la zootecnia, che rappresenta una risorsa nazionale anche in termini di sostanza organica che gli allevamenti mettono a disposizione per rendere più fertili i nostri suoli. Concimare la terra attraverso l’uso del letame, il compostaggio dei residui organici e anche i residui degli impianti di biogas, favorisce così la resilienza delle aziende agricole biologiche – rileva Coldiretti – e rappresenta un modello produttivo in grado di contrastare la dipendenza da mezzi di produzione esterni alle aziende. Ma, puntando sulla filiera corta, il biologico riduce anche i tempi di trasporto dei prodotti e, con essi, le emissioni in atmosfera, tagliando le intermediazioni con un rapporto diretto che avvantaggia dal punto di vista economico agricoltori e consumatori. “L’agricoltura biologica rappresenta un metodo produttivo di importanza strategica per la transizione ecologica dei nostri territori”, ricorda il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, aggiungendo anche che “i primati del biologico italiano contribuiscono a rendere la nostra agricoltura la più green d’Europa”. Gli fa eco Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Bio, ovvero l’associazione che riunisce le imprese biologiche e biodinamiche di Coldiretti: “Il biologico - dice - sta già dimostrando di essere una risposta alle sfide attuali per una maggiore sostenibilità economica ambientale e sociale.

È necessario però ricentrarlo nella sua dimensione agricola, legarlo saldamente al territorio di produzione ed affrontare un processo di evoluzione nel sistema di certificazione che possa essere sempre di più garante di un modello produttivo attento all’ambiente e alle persone di cui le aziende agricole italiane sono da tempo protagoniste”. Ma occorre anche che la riforma del sistema di certificazione europeo per il biologico, fortemente voluta da Coldiretti e che ha reso più stringenti i controlli alle importazioni da Paesi terzi,  sia applicata con urgenza. Le regole di produzione per il biologico, applicate nei diversi Paesi da cui importiamo, non sempre infatti rispondono pienamente alla conformità delle regole europee cui devono sottostare i nostri agricoltori. Coldiretti attende inoltre l’introduzione del logo del biologico made in Italy come previsto dalla legge 23 approvata dal Parlamento quest’anno, che deve garantire e valorizzare ulteriormente il biologico delle nostre campagne.

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