Beppe, Milano e i gelati

- di: Barbara Bizzarri
 
Probabilmente Milano è in lizza per diventare la città più ridicola di un tempo scemo: non pago di prendere i cittadini, trattarli male, lasciare che lo aspettino ore, e dopo la brillante pensata dei trenta chilometri all’ora a cui non si schioda nemmeno una Panda, pena la morte della guarnizione di testata, adesso dalle menti eccelse del Comune è ruscellata un’altra idea da manuale: vietare il gelato (o perfino un’innocua bottiglietta d’acqua) dopo la mezzanotte. Forse per negare il compenso refrigerante a chi intanto spaccia, stupra, uccide (o almeno ci prova), deruba e così incorona Milano fra le città meno sicure d’Europa, una vera giungla urbana che ha perso testa (insieme a quella di chi la amministra) e identità. 

Saranno felici e contenti autoctoni e turisti, trattati come ragazzini da punire da genitori del tempo che fu (quelli di oggi sono incapaci di vietare qualsiasi cosa e i risultati li conosciamo tutti): eppure, sarebbe così bello avere finalmente una classe dirigente fatta di adulti, che quasi rimpiango la Dc. Invece, in difesa dei cittadini che vogliono dormire, tuona il sindaco, mentre gli altri possono pure crepare (aggiungo per i miei piccoli lettori che so bene che non si crepa per astinenza da gelato, pur nutrendo qualche dubbio al riguardo, ma di certo si crepa per mancanza di libertà perché queste città tanto inclusive e carucce si stanno svelando come trappole mortali in cui essere gestiti come topi, appunto, timorosi pure di respirare), in dodici zone di Milano, casualmente proprio quelle della movida, sarà proibito bere, mangiare eccetera eccetera: ma nessuno avrà mai nulla da eccepire se per caso ci si ritrova con un machete fra le scapole da parte di chi ha un raggio di azione molto più ampio di chi magari vorrebbe fare soltanto un giro sui Navigli senza sentirsi nel Sahel, perché genio vuole che tali ordinanze nascano felicemente in primavera inoltrata per rientrare poi in inverno. 

Anche l’economia ringrazia sentitamente per quest’altra spallata notevole e non proprio involontaria, che penalizzerà decine di esercenti e ambulanti, costretti a sloggiare entro le 20. In una città nota ormai più per le scemenze dei fulgidi che la gestiscono, dalla vicenda paradossale dell’opera d’arte di Vera Omodeo che celebra la maternità e di cui è stata bloccata la collocazione in Piazza Eleonora Duse perché “non rappresenta valori condivisibili da tutti” (sarebbe interessante sapere da dove siano usciti i formulatori di tanto pensiero, da una scatola di Lego?) alla battaglia contro i gelatini e, tutto sommato, alla piacevolezza delle serate estive, sembra che la guerra sia stata dichiarata non a chi fa di Milano uno scempio suburbano ma a chi vorrebbe trascorrere qualche ora di sano relax. E magari è questo il problema: le “leggerissime misure”, secondo il sindaco che probabilmente ad agosto sarà a prendere il suo gelato notturno in Liguria o al Forte, se non fuori confine, sono come tante altre una battaglia contro la gioia, l’allegria, la convivialità, perché è questo che evidentemente si vuole inibire. Che vogliano recluderci tutti in una verandina di bella speranza? Ai posteri l’ardua sentenza. 
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