Avoja a sonà!
- di: Barbara Leone
“E mo’ che hai sonato, canta”, dicono i romani imbottigliati nel traffico. Che in quanto a cinica ironia, non li batte proprio nessuno. Oggi però c’era poco da sonà, e meno ancora da cantà. Perché il già delirante e insopportabile traffico della Capitale ha raggiunto livelli esagerati, col centro storico praticamente al collasso. E no, questa volta non c’entrano le proteste per il cambiamento climatico e non c’era manco qualche star. A mandare in tilt per più di tre ore Lungotevere, Bocca della Verità, Circo Massimo e Tridente è stata una corona. Proprio così. Quella deposta al Milite Ignoto dal Presidente dell’Angola. E ho detto Angola, non Stati Uniti, Cina e nemmeno Ucraina. Con tutto il rispetto per l’Angola, ovviamente. Paese affascinante, ricco di parchi naturali e rigogliose savane reso famoso, anni orsono, per esser stata meta del primo tour ufficiale dell’allora royal family de’ noantri. Al secolo Harry e Meghan, con appresso il primo baby. Insomma, un luogo tutto da scoprire e sul quale potremmo addirittura fare un pensierino per le prossime vacanze on the road. E però, senza offesa alcuna, non esattamente un Paese fondamentale per i nostri rapporti diplomatici. Per carità, l’ospitalità è sacra e noi italiani in questo siamo maestri. Ma ci voleva così tanto ad organizzare la visita del sor Presidente angolano, che come tutti sanno fa di nome João Manuel Gonçalves Lourenço, in maniera più intelligente e smart? Tradotto: ma che ce vo’ a mettere du’ fiori al Milite Ignoto?
Roma, traffico in tilt in centro
In tutto questo la cosa che manda letteralmente ai pazzi noi romani è che non sai mai, e dico mai, per quale cavolo di motivo te ne stai fermo immobile per ore in una marmellata di auto che pare non avere fine. Oramai è tale l’abitudine, e la rassegnazione, che manco te lo chiedi più. L’unica cosa certa, è che quando un romano entra in macchina sa a che ora parte ma non sa mai quando arriva. Ragion per cui non facciamo programmi. Puntualmente, almeno loro, vanno all’aria. Poi all’improvviso, come per magia, puff… tutto svanito. Si riparte come se nulla fosse, e tu non saprai mai per quale diavolo di motivo hai perso tre ore della tua vita in quella bolgia. Che poi dico: ma ci vuole così tanto a scrivere sui vari display dislocati per la Capitale (quelli che quando stai per entrare in centro ti fanno venire un colpo con la minacciosa scritta: varco attivo) una roba tipo: Piazza Venezia chiusa dalle ore x alle ore y. O semplicemente: statevene a casa perché oggi nun è aria. Niente. Nada de nada, per conto nostro poteva pure essere scoppiata una bomba. Tra un po’ manco quando è venuto Zelensky c’è stato questo casino. Almeno lì sapevamo che era meglio andare a piedi. O più semplicemente non andare. Alla fine, con tempi tutti romani, il tam tam da finestrino a finestrino ha fatto centro. C’è il Presidente dell’Angola! De che? C’hai mal di gola? Esplicativo il commento d’una vigile vigilessa stremata dal caldo (perché come se non bastasse il giramento vorticoso di zebedei stamattina c’erano tipo 29 gradi) che a domanda “ma quando finisce” candidamente ha risposto: “Quando questo se decide ad arriva’”. Ao’… Manco stesse arrivando dall’Angola!