Ama (e signora) pigliatutto

- di: Barbara Leone
 
Bravo, bravissimo, superecceziunalo veramente. E però anche basta. Nulla contro Amadeus, per carità. Nome peraltro, nel senso di Wolfgang, a cui in automatico ci inchiniamo reverenzialmente. L’altro Amadeus, il conduttore, è senza dubbio un professionista serio, garbato, preparato, caruccetto e sdilinquimenti vari ed eventuali. Ma il troppo storpia, e veramente non se ne può più di vedercelo in tv da mane a sera in salsa rosa, tonnata e russa (se po’ dì russa, sì?). E’ un overdose, un’indigestione di brandacujun, o stoccafisso che dir si voglia.

Appena un mese fa è uscito trionfante e tronfio dalle fatiche in Riviera. Manco il tempo di prendersi un cappuccino, che ce lo ritroviamo alla guida del game show di Raiuno dal titolo “Affari tuoi formato famiglia”. Nomen omen… E difatti l’Ama nazionale s’è presentato con mujera al seguito alla conduzione. Che veramente potevamo farne a meno. Sorvoliamo su tutti gli altri programmi che lo hanno visto protagonista negli ultimi tempi: dai vari show di Capodanno ai preserali ignoti e contro ignoti, fino agli odiosissimi spot scivolascivolascivola che facevano venire l’orticaria fino alle ascelle. E chi più ne ha più ne metta. Ora, fresca fresca, giunge la notizia che sarà ancora lui il direttore artistico e conduttore del Festival. Non solo per il 2023, ma pure per il 2024.

Davvero commuovente l’ottimismo di mamma Rai nel pensare che il mondo ci possa arrivare al 2024. Quantomeno un dubbio, o astenersi per scaramanzia no eh? Ma tant’è. Felici tutti, applausi, ricchi premi e cotillon, con lui che gongola come un pavone che mostra la ruota alle sue pretendenti. Praticamente assume pieni poteri, con tanto di proclamazione di presentatore di Sanremo a vita. Quando si dice il posto fisso. Ha fatto cinquina, esattamente come superpippo che, però, non era così smosciante come lui. E soprattutto non spiattellava ai quattro venti “questo è il mio ultimo Sanremo”, salvo firmare il contratto pochi giorni dopo. 

Ma seriamente: possibile che non ci siano altri conduttori all’altezza dell’Ariston?

Ma seriamente: possibile che non ci siano altri conduttori all’altezza dell’Ariston? Giovani o meno giovani, uomini o donne che siano. E’ davvero il deserto dei tartari che vogliono farci credere? Ma un sano ricambio, della serie oggi a me domani a te, pare tanto brutto? Questo attaccamento tutto italiano alle poltrone, agli incarichi e ai ruoli è veramente insopportabile. Stanno tutti lì in modalità bostik, e poi ci fanno pure i predicozzi al latte e miele sui valori, la pace e le ingiustizie nel mondo. Parliamoci chiaro: Sanremo non conta nulla nelle nostre vite. E’ un inevitabile accidente di percorso. Che negli ultimi anni, peraltro, ha pure portato un tanti nello sfiga. Ma rappresenta comunque un simbolo, dal momento che è rimasto uno degli ultimissimi momenti d’aggregazione dell’italico popolo. Ed un segnale di discontinuità, di sana alternanza sarebbe stato (nel suo piccolo) encomiabile ed utile. Siamo circondati, in tutti i campi, da personaggi accentratori che per le loro smanie di potere, protagonismo e narcisismo patologico non lasciano spazio agli altri. Laddove sarebbe bello che tutti quelli che meritano, quelli bravi, avessero un’opportunità. Ma se ci sono sempre gli stessi, come si fa ad averla questa opportunità? 

E’ l’ingordigia che stona, caro Ama. E proprio tu, che per lungo tempo sei finito nel dimenticatoio come tante volte hai raccontato, dovresti sapere che con un sì o con un no possiamo cambiare le sorti di qualcuno. Perché mentre tu ti abboffi di contratti e programmi magari c’è uno bravo come te, o anche di più, che per portare la pagnotta a casa consegna le pizze o porta a spasso i cani. Semplicemente perché non è sponsorizzato. Potrebbe esserci posto per tutti, se solo ognuno di noi si accontentasse del tanto che ha, invece di fare l’asso pigliatutto. Ma forse è un’utopia. Visto che vanno sempre avanti i soliti ignoti, parafrasando una trasmissione del buon Ama. Che a questo punto, per farsi perdonare, potrebbe almeno ammettere ad uno dei due Festival i Jalisse… Fiumi di parole!
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