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Al mio segnale scatenate i Ricchi e Poveri

- di: Barbara Bizzarri
 
Da piccola ero innamorata di Angelo Sotgiu, il biondo (allora) dei Ricchi e Poveri. Gioivo: erano di Genova. Come me. E come i Matia Bazar. Sillogismi aristotelici a parte, dopo trent’anni ero, come tutte e tutti, di nuovo innamorata, almeno cinematograficamente, di Russell Crowe nei (pochi) panni de Il Gladiatore, perché ho sempre adorato i polpettoni storici, e sono indulgentissima sulle inesattezze (è Hollywood, mica Oxford. O La Sapienza). Chi avrebbe mai detto, quindi, che a distanza di un’altra manciata di anni, il suddetto Russell Crowe avrebbe percorso la penisola in lungo e in largo cantando “Sarà perché ti amo”? In pratica, il sincretismo perfetto: almeno per me. E a chi grida allo scandalo mi verrebbe solo da ridere: cosa c’è di meglio di una star hollywoodiana ma neozelandese, con il classico spirito libero aussie, che se ne frega di essere tiratissimo e lucente a sessant’anni, che sui social scrive del Colosseo che è il suo ufficio e che con un’orgogliosa forma tonda, che è pur sempre una forma, percorre il Belpaese con il suo tour dal nome suggestivo, “Indoor Garden Party” e canta con una vocetta inaspettata (comunque migliore di tanti miagolatori di casa nostra) una delle hit più famose dei Ricchi e Poveri? Poche chiacchiere: è un mito, e lo fa guadagnando 150mila euro a concerto. Mica vorremo glorificare soltanto il ballo del qua qua sanremese di cui Travolta, lui sì, si vergogna talmente da aver fatto firmare e stragiurare che non sia mai più trasmesso fino all’Armageddon?

Almeno Russell Crowe ci mette la faccia fregandosene degli snobismi e delle critiche, che in queste circostanze sono scontate come la canicola ad agosto. Ultima tappa della festa dopo Pompei, Ascoli, Piacenza, Varese, Capurso, Diamante, Siena, La Spezia, Udine, Ladispoli e Castiglioncello, ieri sulla scalinata del Duomo di Noto dove, accompagnato da cinque “Gentlemen Barbers”, band cui si aggiungono tre coriste e la cantante irlandese Lorraine O'Reilly, il gladiatore diventato cantante ha ricordato le sue origini italiane nel corso di uno spettacolo in cui sembrava divertirsi moltissimo, e il pubblico con lui. Musica, canzoni, un tour in un Paese che ama, birre condivise con gli amici (e la foto con Zucchero è lì a testimoniarlo): signori, Russell Crowe sa davvero godersi la vita, altro che “disfatta” e “tristezza”. Alla fine, che differenza c’è fra lui a Noto e Tony Hadley a Cappelle (a parte il lievissimo particolare che Hadley è stato un cantante famoso negli anni Ottanta, voce degli Spandau Ballet)? Meditate, gente…
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