Acciaio inox: 2024 in recupero

 
La trasversale depressione della domanda di acciaio ha contagiato anche l’inossidabile. «I segnali che arrivano dalla piazza commerciale europea non fanno sperare in una consistente ripresa: per quest’anno ci si aspetta comunque una crescita, ma contenuta; è più un recupero, dopo le performance non brillanti del 2023». È quanto ha spiegato Arianna Ducoli dell’Ufficio Studi siderweb, aprendo questa mattina il webinar “Inox: benvenuto secondo semestre”. 

Nel primo trimestre 2024, gli acquisti di acciaio inox intra ed extra Ue dell’Italia sono calati del 9,7% a circa 372mila tonnellate (fonte: elaborazione siderweb di dati Istat). Per la quasi totalità si tratta di prodotti piani (230mila tonnellate, -12,3%). Unica categoria in crescita è il rottame inox (quasi 94mila tonnellate, +4,4%). Di minore entità il rallentamento dell’export: -6,6% rispetto al primo trimestre 2023 (318mila tonnellate). Calato del 4,2% l’export di piani inox (206mila tonnellate). In controtendenza solo i lingotti, ma si tratta di volumi piuttosto contenuti (10mila tonnellate, +24,5%). 

La ripartizione del materiale importato dall’Italia ha subito un forte mutamento nell’ultimo biennio. Gli arrivi dai Paesi extra europei sono diminuiti dal 48% del 2022 al 29% nel 2024. «Ciò evidenzia un trend di regionalizzazione dei mercati per quando riguarda l’approvvigionamento di materiale – ha sottolineato Ducoli -. Diversi gli equilibri dell’export, che sono rimasti invariati: 25% extra Ue, 75% intra Ue».

Nel primo trimestre 2024, la produzione mondiale di acciaio inox è cresciuta del 5,5% a 14,58 milioni di tonnellate (dati ISSF). Da questa accelerazione, però, è esclusa l’Europa: qui le acciaierie hanno sfornato 1,55 milioni di tonnellate, in calo del 5% rispetto al primo trimestre 2023. «Non è una sorpresa – ha commentato Ducoli -: uno dei maggiori produttori europei, Acerinox, ha fortemente rallentato le proprie attività a causa di uno sciopero durato oltre 4 mesi». Bene Cina (+2,1% con 8,59 milioni di tonnellate) e Asia (+12,9% con 1,84 milioni).

Infine, le stime sul consumo di acciaio inox della worldstainless prevedono per l’area “Europa e Africa” una timida ripresa dell’1,4% nel 2024, dopo il -19% del 2023; nel 2025 si arriverà a un +2,1%. Molto diverso il panorama descritto per il mondo: si preventiva una crescita del consumo di circa il 3-3,9% annuo nel 2024 e 2025. 

Quanto ai prezzi dell’acciaio inox, il trend generale è di un deciso ridimensionamento della volatilità (-80/90% rispetto ai picchi del 2022). «La fase di “ipercomprato” iniziata un anno fa circa ha portato a un accumulo sistematico dei prodotti». Secondo Achille Fornasini, siderweb e StatLab Università degli Studi di Brescia, «è quindi lecito attendersi lievi correzioni al ribasso che riequilibrino il mercato e tolgano tensioni ai prezzi, in un corridoio ascendente nell’ultimo anno. Il trend è tracciato».  

PAROLA AGLI OPERATORI – L’amministratore delegato di Lamiere Speciali Inox (Parma), Lorenzo Fava, ha dichiarato: «A gennaio-febbraio, gli stock hanno raggiunto livelli abbastanza bassi anche in Europa e, al tempo stesso, importanti scioperi presso due grandi produttori, in Finlandia e in Spagna, hanno provocato una riduzione dell'offerta. Questo insieme di fattori ha portato a una scarsità di offerta rispetto alla domanda. Quindi, anche se la domanda reale non è stata particolarmente brillante, la domanda apparente è rimasta più o meno in linea con lo scorso anno, soprattutto nel periodo marzo-maggio. Al tempo stesso le difficoltà logistiche nell’approvvigionamento estero, anche per le tensioni nel Canale di Suez, hanno esacerbato la situazione. Il dato positivo è che comunque la domanda per noi distributori si è mantenuta sui livelli del 2023 e anche il prezzo si è risollevato dopo i minimi toccati a fine 2023 e gennaio-febbraio 2024. Prezzo che si sta consolidando».

Quanto al mercato dei prodotti lunghi in acciaio inox, secondo l’amministratore delegato di Trafitech Vittorio Boneschi (Colombano al Lambro, Mi) «la domanda è stata interessante nel primo trimestre, in cui abbiamo registrato buoni ordinativi; si è poi spenta progressivamente negli ultimi due-tre mesi. Un trend che, purtroppo, ha condizionato anche le marginalità. Certe tipologie dei nostri prodotti sono legate particolarmente all’automotive che, in questa fase, sta affrontando l'incertezza dovuta alla battuta d’arresto delle auto elettriche. Una mancanza di riferimenti che ha reso i produttori molto cauti. Ben diversa la situazione degli Stati Uniti, dove la domanda è più frizzante. Tra gli altri mercati di destinazione sono andati bene i settori alimentare, meccanico e anche biomedicale, dai volumi di consumo più contenuti, ma con ottime marginalità».
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