Acciaio: la ripresa per ora è sulla carta. Si guarda già al 2025
Quanto a produzione, domanda e prezzi dell’acciaio, non ci si attende un secondo semestre frizzante, né un 2025 di decisa ripresa. A livello mondiale dovrebbe esserci, secondo le ultime stime, un piccolo aumento dell’output e del consumo di acciaio, con una parziale ripresa dei prezzi. «In Europa, se si verificherà l’aumento della domanda prospettato da Eurofer, potremmo assistere a un parziale recupero delle scorte che erano state smobilizzate negli anni scorsi» ha dichiarato Stefano Ferrari, responsabile dell’Ufficio Studi siderweb.
È questa, in estrema sintesi, la congiuntura della siderurgia in questa parte finale del 2024. Se ne è parlato nel webinar di siderweb che si è tenuto questa mattina, dal titolo MERCATO & DINTORNI e sottotitolo “Ripresa: reale o solo sulla carta?”.
A dirci che il 2024 è un anno debole per l’acciaio nazionale c’è, tra i diversi indicatori, anche l’andamento della produzione. Secondo gli ultimi dati di Federacciai, tra gennaio e luglio le acciaierie nazionali hanno sfornato 12,49 milioni di tonnellate, 707mila in meno rispetto allo stesso periodo del 2023, che pure era stato un anno di livelli produttivi piuttosto bassi; 1,5 milioni di tonnellate in meno sul 2022 e 2,5 milioni di tonnellate in meno sul 2021.
Guardando alla bilancia commerciale nazionale dell’ultimo periodo disponibile (gennaio-maggio 2024, fonte: Istat), il dato è negativo per 4,7 milioni di tonnellate, cioè 400mila tonnellate in più rispetto allo stesso periodo del 2023. A non rendere perfettamente paragonabile l’arco temporale è, però, un “effetto Salvaguardia”: «Si può notare un picco dell’import all’apertura del trimestre, a gennaio, aprile e ottobre, con conseguenze distorsive sul mercato» ha spiegato Ferrari.
Il consumo apparente nazionale è sceso, sempre tra gennaio e maggio, del 2,5% tendenziale (-300mila tonnellate): un calo dovuto soprattutto al rallentamento della produzione interna.
«I prezzi dell’acciaio al carbonio – ha aggiunto poi Ferrari – hanno avuto un andamento declinante da gennaio 2023 a oggi. In dettaglio, i prodotti piani hanno avuto un andamento più volatile rispetto ai lunghi. Da gennaio di quest’anno, i primi hanno perso l’11,5% e i secondi il 5%. La situazione è asfittica: i prezzi sono in lieve, ma costante calo, salvo piccole fluttuazioni».
Se in Unione europea la situazione di mercato è ancora «tesa e complessa», con il consumo reale dato in calo nel terzo trimestre del 4,3% tendenziale (fonte: Eurofer), in Cina si parla di crisi. Produzione e consumo sono in diminuzione (-2,2% e -4,9% rispettivamente tra gennaio e luglio, fonte: worldsteel e Commodity Insights), soprattutto per la debolezza del mercato immobiliare. «La marginalità è negativa e stiamo assistendo, di conseguenza, a un forte aumento dell’export, con una crescita di quasi il 22% rispetto allo scorso anno» ha specificato Ferrari.
A livello mondiale, il consumo dovrebbe crescere dell’1,2% nel 2025 (fonte: worldsteel). L’Europa dovrebbe fare un po’ meglio: +2,4% per il consumo reale; +4,1% per il consumo apparente (fonte: Eurofer). Uno scenario che, però, «difficilmente potremo osservare se non avremo, prima, una ripresa dei volumi produttivi e dei prezzi» secondo Ferrari.
PAROLA AGLI OPERATORI – Sul mercato europeo dei prodotti piani il CEO di Metinvest Trametal e Ferriera Valsider Roberto Re ha detto di aspettarsi «prezzi sostenuti dai costi, con un recupero che permetta alle aziende europee di non registrare ulteriori perdite. Tuttavia, gli effetti della discesa delle quotazioni delle materie prime non si vedranno prima di dicembre-gennaio, perché le aziende stanno fronteggiando costi energetici altissimi». A livello di singolo prodotto, «le lamiere da treno, destinate direttamente al consumo reale, stanno vivendo uno dei propri anni peggiori. Di contro, i coils stanno riuscendo ad ammortizzare la caduta dei prezzi nella catena del valore e a strutturarsi in accordo ai consumi».
Quanto al mercato dei prodotti lunghi, Marco Sbaraini, direttore commerciale Acciai per l’edilizia del Gruppo Feralpi, ha spiegato che «tutto sommato, gli acciai per l’edilizia sono i prodotti che stanno soffrendo di meno. La domanda non è mancata nel 2024, soprattutto in Italia». «Sappiamo che il settore residenziale privato è in grande crisi, e non da oggi. In parte, però, questi volumi mancanti sono stati recuperati grazie al Pnrr e ai grandi cantieri legati alle infrastrutture». Ciò che preoccupa, in questa fase di prezzi calanti e di quotazioni energetiche su livelli elevati, «è la marginalità». Anche per questo il Gruppo sta continuando a investire in sostenibilità e, per quel che riguarda gli impianti, in «flessibilità produttiva. Non investiamo per produrre di più, bensì per produrre meglio, per reagire in modo più veloce alle richieste dei nostri mercati, dove vogliamo essere presenti in maniera continuativa».