Il weekend dell’arte, da Richard Avedon a Olafur Eliasson

- di: Samantha De Martin
 
Una coreografia di corpi sinuosi avvolge il visitatore di Palazzo Reale a Milano in movimenti convulsi, sincopati, che danno vigore alla forma e alla materialità degli abiti indossati dalle top model più celebrate di sempre. Strette dall’obiettivo di Richard Avedon, maestro della fotografia del Novecento, Linda Evangelista, Christy Turlington, Kate Moss, Aya Thorgren, Shalom Harlow diventano narrazione, consentendo a chi le osserva di essere testimone di una storia fatta di agi e piaceri, che potrebbe vivere in prima persona solo possedendo l’abito giusto. Dalla mostra milanese dedicata a Richard Avedon allo show di forme e colori di Olafur Eliasson a Firenze, l’agenda di questo primo weekend di ottobre è all’insegna dello stupore.

A Milano le supermodelle di Richard Avedon

Fino al 29 gennaio Palazzo Reale celebra Richard Avedon, uno dei maestri della fotografia del Novecento, con la mostra Richard Avedon: Relationships che ne ripercorre gli oltre sessant’anni di carriera attraverso 106 immagini in prestito dalla collezione del Center for Creative Photography (CCP) di Tucson (USA) e dalla Richard Avedon Foundation (USA). Uno degli autori più influenti del XX secolo, che ha rivoluzionato il modo di fotografare le modelle, mettendo in luce anche il loro lato umano e psicologico, si racconta attraverso un percorso a cura di Rebecca Senf. Oltre a esaltare esalta le figure di top model come Dovima, China Machado, Suzy Parker, Jean Shrimpton, Penelope Tree, Veruschka, mettendo in evidenza la materialità degli abiti che indossano, Avedon rivolge il suo obiettivo a Gianni Versace. Alla collaborazione tra il fotografo e lo stilista - dalla campagna per la collezione primavera/estate 1980, fino a quella del 1998, la prima firmata da Donatella Versace - è dedicata una sezione della mostra. Grazie al suo sguardo, Avedon è uno dei pochi fotografi a cogliere e interpretare l’avanguardia dello stilista calabrese, illustrando lo stile, l’eleganza, la radicalità della sua moda. Nel percorso a Palazzo Reale non mancano i ritratti di celebrità, attori, attivisti per i diritti civili, scrittori, dai Beatles a Bob Dylan, da Marylin Monroe a Andy Wahrol che decise di mostrare a Richard Avedon le cicatrici da arma da fuoco, dopo essere sopravvissuto a un tentativo di omicidio.

“Out of Place”. Daniele Sigalot in mostra in una fabbrica metalmeccanica

Un uomo in carne e ossa regge sulle spalle tutto il peso dei suoi errori, accartocciati come conseguenza del “blocco dello scrittore”. Per la sua prima performance in assoluto l’artista romano Daniele Sigalot sceglie una fabbrica metalmeccanica di Ornavasso, sul Lago Maggiore, che, a partire da sabato 1° ottobre, in occasione dell’apertura della mostra Out of Place dello stesso Sigalot, si appresta ad accogliere WEM, un nuovo spazio espositivo di oltre 1000 metri quadri, nato grazie all’intraprendenza dell’imprenditore Marco Bracaglia. Out of Place è un percorso che racconta due storie: quella dell’artista romano Sigalot e quello di Bracaglia, fondatore e direttore di WEM, presso la cui fabbrica, nel 2017, l’artista romano ha prodotto una scultura destinata a una mostra presso la Reggia di Caserta. Da questa collaborazione, divenuta sempre più sinergica all’interno dell’edificio industriale, è nata un’ala interamente dedicata alla produzione di opere e alla promozione degli artisti. Tra i lavori di Sigalot, connotati da una leggerezza ironica, in grado di tessere una serie di atmosfere oniriche e impossibili, ci sarà la monumentale sfera di alluminio esposta lo scorso febbraio presso la Galleria Nazionale a Roma: oltre 700 chili di metallo accartocciato che incarnano tutte le idee sbagliate prodotte dall’artista nel corso della sua carriera. In questa ginnastica nella quale i pensieri del pubblico, come scrive la curatrice Sonia Belfiore, “saltano, corrono, rotolano, fanno capriole” seguendo la natura eclettica dell’artista, i visitatori si muovono tra linguaggi diversi, dalle sculture metalliche ai neon fino alla fotografia per imbattersi infine in una performance straniante. La mostra si conclude nell’ex magazzino della fabbrica dove dodici grandi mappe incise su acciaio lucido, già al centro dell’installazione A portrait of everyone, everywhere esposta lo scorso anno all’aeroporto di Malpensa, trovano una nuova composizione invitando il pubblico a perdersi (o a ritrovarsi) in ogni dove.

A Firenze le colorate visioni di Olafur Eliasson

In occasione della più grande mostra mai realizzata in Italia su Olafur Eliasson, Palazzo Strozzi accoglie la poliedrica produzione di uno dei più originali e visionari artisti contemporanei che ha prodotto installazioni, dipinti, sculture, fotografia e immagini in movimento. Così fino al 22 gennaio un avvolgente sipario di luci, ombre, riflessi e colori abbraccia l'architettura rinascimentale del palazzo fiorentino in un suggestivo percorso di opere storiche e nuove produzioni, tra cui una grande installazione site specific per il cortile. Si chiama Under the weather (2022) e si propone di destabilizzare la rigida architettura ortogonale di Palazzo Strozzi. Nel suo tempo, questo il titolo del percorso a cura di Arturo Galansino, direttore Generale della Fondazione Palazzo Strozzi, trasforma il palazzo rinascimentale in un corpo dinamico dove finestre, soffitti, angoli, pareti diventano protagonisti grazie a un gioco di luci, schermi, specchi o filtri colorati. Eliasson offre così una pluralità di possibili narrazioni con l’obiettivo di una nuova consapevolezza dello spazio da parte del pubblico, mettendo in discussione la distinzione tra realtà, percezione e rappresentazione. Tra le opere iconiche della carriera di Eliasson, Beauty (1993), uno spettacolare arcobaleno generato dalla luce proiettata, rifratta e riflessa dalle gocce d'acqua dove il pubblico è chiamato a immergersi.

Roma celebra i mitici anni Sessanta

La straordinaria stagione dell’arte a Milano tra gli anni Sessanta e Settanta del Novecento si racconta a Roma, in una mostra in corso fino al 20 novembre all’Auditorium Conciliazione. Oltre trenta opere realizzate dai maggiori protagonisti dell’arte a Milano di quegli anni scandiscono il percorso I Favolosi anni 60 e 70 a Milano. Il fervore che ha dato vita a una vera e propria rivoluzione delle visioni e delle forme espressive esce dai lavori di maestri come Vincenzo Agnetti, Agostino Bonalumi, Lucio Fontana, Piero Manzoni, Mimmo Rotella per arrivare fino allo spettatore. Divisa in quattro sezioni, la mostra, evidenziando le compresenze, le divergenze, le commistioni e le comunanze di sguardi di un periodo di grande e felice creatività, tesse un dialogo tra Roma e Milano, in un omaggio e uno scambio di sollecitazioni tra i due grandi poli dell’arte in Italia negli anni del boom economico e della rinascita del paese.

Foto: Richard Avedon, Nastassja Kinski, Los Angeles, California, June 14, 1981 © The Richard Avedon Foundation
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