6° rapporto OCSeL-CISL. Sbarra: "Occorre rilanciare confronto su organizzazione lavoro e partecipazione dei lavoratori”

- di: Redazione
 
“Il 6° rapporto OCSeL-CISL fotografa una congiuntura inedita e, ci auguriamo, irripetibile, ma non per questo priva di significato sia rispetto al passato che nella prospettiva futura”. Così Luigi Sbarra, segretario generale della Cisl a margine della presentazione del Rapporto OCSeL CISL 2019  – 2020 dal quale emerge che la contrattazione aziendale nel 2020 cambia abito e sostiene l’uscita dalla pandemia. Restano le disparità territoriali: il 65% degli accordi nel Nord, solo il 7% al Sud. 1.544 euro il valore medio dei premi di risultato nel biennio.

“I dati OCSeL-CISL – spiega Sbarra –  mostrano come le relazioni industriali, e la contrattazione decentrata in particolare, siano motori insostituibili di coesione e sviluppo, fondamenta solide sulle quali edificare l’Italia post-covid. In un anno terribile come il 2020, ma anche in quello precedente, l’incontro negoziale e bilaterale ha dato frutti determinanti per la tenuta delle aziende, dei territori e del Paese, con soluzioni che hanno attraversato sostegno al reddito, conciliazione, flessibilità organizzativa, welfare. Una rete viva, dinamica, adattiva, vicina ai bisogni specifici delle persone e delle aziende, che va supportata ed esaltata dall’azione pubblica con strumenti che ne promuovano l’estensione, specialmente al Sud, e una battaglia senza quartiere ai contrati pirata e alle rappresentanze di comodo.

Il Governo deve sostenere il ruolo generativo della contrattazione nazionale e decentrata con specifiche leve fiscali e non entrando a gamba tesa in materie proprie del libero e autonomo incontro tra parti sociali. Vuol dire, tra l’altro, rinunciare ad antistorici salari e orari “di Stato”, restituire lo smart-working al perimetro della contrattazione, collegare i nuovi strumenti di coesione e di sostegno, dal PNRR e dal Fondo Nuove Competenze, ai fondi paritetici e bilaterali, a partire dai Fondi Interprofessionali, sui quali va eliminato l’odioso prelievo forzoso che toglie centinaia di milioni di euro l’anno ai lavoratori.

Bisogna connettere questo network a un nuovo ed efficiente sistema universale di ammortizzatori e di politiche attive, sbloccare gli investimenti in infrastrutture materiali e sociali, rilanciare la filiera della formazione e delle competenze, disegnare un patto fiscale che abbassi il costo del lavoro e aumenti salari e pensioni, rilanciando i consumi.

La Cisl lancia la sfida anche a Confindustria e alle altre rappresentanze datoriali: dopo l’importante Avviso comune del 29 giugno, che ora va fatto rispettare fino in fondo, bisogna continuare a sviluppare relazioni responsabili e partecipative, con accordi e progetti che tutelino occupazione e salari, rendano universali welfare e protezioni della persona, puntino alla formazione continua e al diritto soggettivo all’apprendimento. La rigenerazione del tessuto produttivo e sociale passa per meno legislazione lavoristica, buone flessibilità negoziate, una svolta nella democrazia economica. È il momento di mettere in priorità l’impegno per una legge quadro sulla partecipazione che sostenga il coinvolgimento dei lavoratori alla vita delle imprese. Questo è il tempo dell’unità di intenti e della coesione, il tempo dell’innovazione e del coraggio, per un nuovo modello di sviluppo partecipativo, inclusivo, sostenibile che esalti l’apporto sussidiario della contrattazione e il protagonismo competente e responsabile delle Parti sociali nel governo dei processi sociali ed economici” conclude Sbarra.

Secondo il Rapporto, nell’anno della pandemia la contrattazione aziendale non si è arrestata. Ha dovuto però prevalentemente affrontare temi diversi dal passato per garantire le tutele dei lavoratori e, con l’applicazione dei protocolli nazionali sottoscritti per fronteggiare la pandemia, la possibilità di lavorare in sicurezza. Ora, dopo aver gestito l’emergenza occorre l’impegno di tutti per garantire la ripresa, innovare le imprese, favorire la crescita, far partecipare i lavoratori all’organizzazione delle aziende, ripartire i risultati e definire nuove tutele e nuovi diritti.

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