Usa: l'economia migliora e molti Stati tagliano anticipatamente i sussidi

- di: Brian Green
 
Con l'attenuarsi della crisi determinata dalla pandemia (secondo tutti gli indicatori, l'economia americana ha ripreso a marciare spedita, anche grazie al forte sostegno - tra contributi e sgravi fiscali - deciso dall'amministrazione Biden) alcuni Stati hanno deciso di mettere mano alla forbice e cominciare a tagliare i sussidi settimanali che, sino ad oggi, sono stati elargiti alle famiglie più disagiate e che dovevano essere erogati fino al prossimo autunno.

La maggior parte degli Stati a guida repubblicana (sarebbero tre/quarti del totale) intendono anticipare la fine del contributo extra settimanale pari a 300 dollari che sono stati conferiti, sulla base di fondi federali, ai lavoratori in regime di disoccupazione.
La spiegazione sta nel fatto che le richieste di disoccupazione, su base nazionale, hanno raggiunto un nuovo minimo dall'inizio della pandemia, probabilmente innescando una diminuzione del numero di beneficiari di sussidi già entro l'estate.

Questa nuova linea è stata decisa davanti alla diminuzione delle richieste di indennità di disoccupazione e, quindi, con la previsione di non dovere più erogare sostegni economici ai senza lavoro. Queste richieste, la scorsa settimana, sono scese a 444.000, il livello più basso dall'inizio della pandemia, nel marzo dello scorso anno. In ogni caso le richieste di aiuto sono ancora il doppio di quella che era la loro media (circa 218.000) prima dell'esplodere della pandemia, cioè nel 2019.
Gli ultimi Stati che hanno annunciato la loro intenzione di interrompere a breve l'erogazione dei contribuiti sono stati Texas, Oklahoma e Indiana. Con essi è stato raggiunto il numero di 21 Stati che hanno deciso il taglio a seguito dei rapporti sui posti di lavoro che, in aprile, sono risultati non essere coperti per carenza di manodopera .

Le decisioni prese comporteranno per quasi tre milioni e mezzo di persone il taglio di 300 dollari di sussidio settimanali, la cui durata era originariamente prevista fino al prossimo settembre. Di questi tre milioni e mezzo, circa 1,4 milioni fanno parte dei cosiddetti gig worker, lavoratori freelance o part-time.
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