Usa 2020: Trump attacca, ma per l'Osce abusa del suo potere

- di: Brian Green
 
L'America aspetta e mai, come in queste ore, l'attesa dell'esito delle elezioni presidenziali è gravida di tensione. Come testimoniano i primi incidenti che si sono registrati in alcune grandi città e che hanno visti protagonisti - senza, per fortuna, mai avere contatti diretti - da un lato i sostenitori di Trump e dall'altro non quelli di Biden, ma chi contesta il presidente. E come conferma anche la dura presa di posizione dell'Osce nei confronti del tycoon, accusato di avere abusato del suo potere e di avere fatto, fino a ieri, della Casa Bianca il set della sua ininterrotta campagna elettorale. Lo spoglio delle schede e dei voti per posta sta andando sorprendentemente a ritmi molto più lenti anche delle pessimistiche previsioni della vigilia.

Cosa che si può spiegare con il clima che è stato creato ad arte intorno alle presidenziali che, da un punto di vista giornalistico, sono state tra le peggiori da una cinquantina d'anni a questa parte.
Il motivo, per chi mastica di tecniche di comunicazione, sta nel fatto che se Trump è rimasto lo stesso del 2016 (aggressivo al limite della maleducazione), il suo avversario è stato talmente gentleman da apparire come un sacco per pugili, prendendo colpi durissimi, ma reagendo solo per difendersi, in qualche modo agevolando il suo avversario. È il paradosso della politica americana che sembra avere il tocco magico per mondare le colpe e di stendere sul passato un velo magico che lo cancella.

È il miracolo che ha consentito a Donald Trump di diventare commander in chief senza avere mai indossato una divisa. Anzi, dal momento che i suoi vent'anni erano quelli in cui i ragazzi americani venivano mandati a combattere (e spesso morire) in Vietnam, ha fatto di tutto - ma veramente di tutto, lecito e no - per non partire, non per spirito pacifista, ma per paura di cosa poteva accadergli. Stessa cosa per Obama, ma almeno lui il militare non l'ha fatto perché la coscrizione era stata abolita.

Comunque, il clima che si è creato sta determinando il timore generalizzato che il peggio debba ancora manifestarsi. Ed allora in molti sperano che alla fine il buonsenso prevalga e tutto ritorni nell'alveo della civile convivenza e del reciproco rispetto. Anche se chi dovrebbe dare l'esempio non lo sta facendo.
Anche nel caso in cui dovesse avere ragione, Donald Trump sta gestendo questa fase all'insegna di una aggressività che mette in difficoltà anche molti vecchi repubblicani, che, nel loro conclamato rigore morale, non capiscono gli insulti e le minacce che vengono dall'inquilino della Casa Bianca, che non riesce a frenare la sua torrenziale comunicazione via social, tanto da meritare le bacchettate di Twitter per il contenuto di alcuni suoi messaggi.

Accusare di brogli, quando ancora gli scrutini non sono ultimati, più che un annuncio dà l'impressione di essere una mossa tattica, per intimidire più che altro.
Ma accade anche che qualche volta le accuse siano rintuzzate non dagli avversari, ma da chi, della terzietà, fa il suo vangelo, come l'Osce. È di poche ore fa il duro comunicato con il quale gli osservatori internazionali dell'Osce, l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, hanno accusato Donald Trump di "flagrante abuso di potere" per aver chiesto lo stop del conteggio delle schede elettorali in alcuni Stati mentre lo scrutinio è ancora in corso.

Il coordinatore degli osservatori dell'Osce responsabili del monitoraggio delle elezioni, il deputato tedesco Michael Georg Link, ha definito ''veramente inquietante'' che Trump abbia chiesto di fermare il conteggio delle schede scegliendo come location "lo sfarzo presidenziale della Casa Bianca, vale a dire con tutti i distintivi del potere intorno'' e dando per scontata la sua vittoria.
Le accuse di "frode" lanciate da Trump sono state oggetto di pesanti critiche da parte dell'Osce, che ha bollato come infondate le accuse del presidente. Accuse che "indeboliscono la fiducia del pubblico nelle istituzioni democratiche".
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