Unioncamere, tra giugno e settembre il saldo tra aperture e chiusure si ferma a +13mila unità

- di: Barbara Leone
 
Guerra e caro energia frenano la vitalità del sistema produttivo. Nel terzo trimestre dell’anno, infatti, la forte crescita delle chiusure d'impresa e il rallentamento delle iscrizioni hanno determinato un saldo di sole 13.330 unità in più rispetto alla fine di giugno (contro i 22.258 dello stesso periodo del 2021), uno dei più bassi degli ultimi dieci anni. Il dato è emerso all'Assemblea di Unioncamere, in corso a Padova. Come detto, il bilancio del trimestre è il risultato del rallentamento delle iscrizioni, in calo del 5,8% rispetto allo stesso periodo del 2021, e del forte rimbalzo delle cessazioni (il 13,3% in più rispetto all’estate dello scorso anno), cresciute sensibilmente dopo la brusca frenata del biennio della pandemia.

Unioncamere, tra giugno e settembre il saldo tra aperture e chiusure si ferma a +13mila unità

Complessivamente, al 30 settembre la base imprenditoriale del Paese può contare su 6.050.847 imprese, lo 0,22% in più rispetto alla fine di giugno di quest’anno (nel corrispondente trimestre del 2021 l’incremento trimestrale si era attestato a +0,36%). Come rivela Movimprese, l’analisi trimestrale sull’evoluzione del tessuto imprenditoriale condotta da Unioncamere e InfoCamere, la contrazione nella vitalità del sistema delle imprese ha interessato tutte le forme giuridiche, tutte le regioni e quasi tutti i settori di attività economica, ad eccezione della fornitura di energia. “Nonostante la crisi pandemica - ha commentato il Presidente di Unioncamere Andrea Prete -, il Sistema Italia ha mostrato di essere sano e di sapere reagire. Ma crisi energetica e inflazione rischiano di bloccare la ripresa. I dati ci dicono che il tessuto imprenditoriale mostra segni di stanchezza e rallenta la voglia di fare impresa degli italiani. Le iscrizioni del terzo trimestre, per la prima volta sotto quota 60mila - ha aggiunto Prete - sono le più basse degli ultimi 20 anni (a parità di periodo). Ma il tessuto imprenditoriale nel complesso continua a tenere e anzi, tra luglio e settembre, il saldo resta positivo”.

Al netto della Sicilia e del Molise, uniche tra le venti regioni italiane in “stallo demografico”, nel terzo trimestre tutte le altre hanno fatto segnare bilanci positivi – anche se in riduzione rispetto al 2021 - tra aperture e chiusure di imprese. In termini assoluti, la regione leader è stata la Lombardia con 3.104 imprese in più rispetto al giugno scorso, seguita da Lazio (+2.015), Campania (+1.578) e Puglia (+1.351). In termini relativi, invece (al netto della piccola Valle d’Aosta con +0,46%) meglio di tutte ha fatto la Puglia (+0,35%), seguita da Trentino Alto Adige (+034), Lazio (+0,33) e Lombardia (+0,32). Nel complesso, il Nord-Ovest ha fatto segnare il rallentamento meno marcato (+0,25% contro +0,37 dell’estate 2021) mentre il Mezzogiorno ha visto dimezzata la velocità di crescita della propria base imprenditoriale (dallo 0,4% di dodici mesi fa allo 0,2 di quest’anno). Come di consueto, la quasi totalità del saldo (il 92,7%) è frutto della crescita delle società di capitali, da tempo la forma giuridica più dinamica e comunque anch’essa interessata dal rallentamento generale della vitalità d’impresa (con il tasso di crescita trimestrale passato dallo 0,73% del 2021 allo 0,67 di quest’anno). Da segnalare il bilancio negativo delle società di persone (-1.144 imprese pari a -0,12%), in aumento rispetto al dato già negativo di un anno fa. La crescita del trimestre, pur contenuta, interessa tutto il tessuto produttivo ad eccezione di commercio, agricoltura e manifatturiero che segnalano una sostanziale immobilità del proprio perimetro (le rispettive variazioni trimestrali dello stock di imprese si fermano al di sotto dello 0,1%). In termini relativi, il dinamismo più marcato si registra nel settore delle attività professionali, scientifiche e tecniche (+1,14% nel trimestre, in linea con il corrispondente dato 2021, pari a un aumento assoluto di 2.704 unità). Sopra la soglia di crescita dell’1% e stabile rispetto a dodici mesi fa anche il settore delle attività artistiche, sportive e di intrattenimento (+1,03% e 833 imprese in più nel trimestre estivo).
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