Unieuro

 

Conquista la leadership del settore e diventa 'public company'
Intervista a Giancarlo Nicosanti Monterastelli



Unieuro dal 2018 ha messo il turbo ai ricavi e l’onda lunga della crescita appare destinata a continuare. E c’è la grande novità nell’assetto del capitale sociale, con la Società che è diventata una public company, caso piuttosto raro in Italia. Di questo e di altro abbiamo parlato con l’Amministratore delegato della Società, Giancarlo Nicosanti Monterastelli.

In seguito alla positiva conclusione dell’accelerated bookbuilding sul 17,6% del proprio capitale sociale da parte di Italian Electronics Holdings, riconducibile a fondi gestiti dall’operatore di private equity Rhône, Unieuro ha visto il proprio flottante superare la soglia dell’85%, diventando a tutti gli effetti una public company, anzi una delle rare public company italiane. Cosa cambia per voi, che siete il leader nella distribuzione di elettronica di consumo ed elettrodomestici in Italia? Quali le opportunità e i rischi di diventare una public company?
Siamo entrati a far parte di un club piuttosto esclusivo, è vero. Con un’IPO e tre successivi placement, l’operatore di private equity che ci ha affiancati per quindici anni e accompagnati in Borsa nel 2017 ha azzerato la propria partecipazione. E’ stata la naturale evoluzione di un investimento di natura finanziaria.
Dal punto di vista strategico e operativo, nulla cambia. Da anni Unieuro è una società a gestione manageriale e il modello di business adottato ha dimostrato di essere vincente e di poter soddisfare le aspettative degli azionisti, piccoli e grandi.
Tuttavia, essere una vera public company ci inorgoglisce e ci responsabilizza, spronandoci a fare sempre meglio perché siamo consapevoli che la contendibilità può anche essere fonte di speculazione e instabilità.

Nel 2018 Unieuro ha presentato un bilancio entusiasmante, con ricavi in volo del 12,3% e la conquista della leadership di settore. Ma ancora meglio l’andamento dei primi nove mesi dell’esercizio 2019/20, con i ricavi in crescita del 15,2% e con utili e liquidità anch’essi un aumento a doppia cifra, confermando quindi Unieuro come la prima catena in Italia per la vendita di prodotti di elettrodomestici, tecnologia ed elettronica. In base ai dati preliminari, come si è chiuso l’intero anno 2019? E quali sono i segmenti di business che hanno mostrato e stanno mostrando le migliori performances? Quali Guidance, inoltre, indica al mercato per l’anno 2020?
I dati non sono ancora pubblici, ma posso dire che allungheremo ulteriormente il divario rispetto ai competitor nazionali, sia a livello di fatturato sia di redditività. I ricavi segneranno nuovi livelli record per il mercato italiano, grazie all’espansione della rete negozi, alla performance della piattaforma web e all’ottimo andamento di alcune categorie merceologiche, tra cui il Bianco (piccoli e grandi elettrodomestici e condizionamento dell’aria, NdR), che beneficia del boom degli aspirapolvere evoluti e della maggior penetrazione delle asciugatrici nelle case degli italiani. Anche i nuovi modelli di smartphone, il comparto audio e i servizi stanno registrando ottime performance. 

Quali sono i principali punti di forza del Gruppo, ossia gli elementi caratterizzanti e distintivi rispetto ai principali concorrenti? E qual è lo scenario competitivo del mercato italiano dell’elettronica di consumo e degli elettrodomestici? Come il crescente incremento della forza di penetrazione di internet sta trasformando questo scenario competitivo?
Il mercato italiano è molto frammentato, direi arretrato rispetto al resto d’Europa. Oltre a Unieuro e MediaWorld, ci sono numerosissimi operatori regionali che aderiscono a gruppi d’acquisto. Online, un comparto che vale ormai il 16% del mercato totale, dopo Amazon siamo l’operatore più importante. Il panorama è quindi molto competitivo e questo si traduce in una forte pressione sui margini che mette a rischio gli operatori più fragili.
Noi vantiamo un modello di business unico e vincente, che è fortemente accentrato. Con un’unica sede a Forlì e un’unica piattaforma logistica a Piacenza, teniamo sotto controllo i costi e riusciamo agilmente ad espandere il giro d’affari con nuove aperture e acquisizioni, sfruttando la leva operativa.

Il marchio Unieuro è tra i più forti del settore, alla luce di una ‘brand awareness’ del 99%. Quali sono state le politiche di brand che hanno determinato un tale risultato? Quali emozioni e sensazioni deve comunicare il brand Unieuro?
A partire dal rebranding del 2014, abbiamo puntato moltissimo sul nostro marchio, differenziandolo dagli altri grazie a un focus sulle emozioni che non è affatto comune nel settore in cui operiamo, solitamente focalizzato sull’innovazione tecnologica.
La U di Unieuro per tutti è un cuore che “Batte. Forte. Sempre” ed incarna precisi valori: vicinanza, impegno, passione, riassumendo la promessa della marca di esserci sempre dove, come e quando i clienti vogliono.

Dal 2005 ad oggi la storia di Unieuro è costellata da acquisizioni, sia nel retail tradizionale (da Eldo ad Andreoli, passando per la pietra miliare: l’ex-UniEuro) sia nell’online (Monclick). La crescita, però, è avvenuta anche per linee interne, grazie a un robusto piano di aperture di punti vendita diretti e alla costante ricerca di nuovi affiliati che potenzino il network wholesale. Per il breve-medio periodo prevedete di procedere a nuove acquisizioni e/o ad altre aperture di punti vendita?
La crescita esterna è nel nostro DNA, siamo gli unici consolidatori del mercato italiano, per strategia e per capacità. La nostra pipeline di potenziali acquisizioni è sempre ricca, in particolare nelle aree in cui la nostra rete non è sufficientemente capillare. Penso alla Campania, ad esempio, ma anche alla città di Milano. Il nostro approccio è però sempre prudente: il rischio che un nuovo negozio cannibalizzi clienti e fatturato di un punto vendita pre-esistente va valutato con grande attenzione. Non acquisiamo per il gusto di farlo, ma solo se le operazioni sono in grado di creare valore.
Stesso discorso per le nuove aperture: ne studiamo continuamente di nuove, con un recente focus sul canale della GDO. Gli ipermercati tendono a ridurre le proprie superfici di vendita e a rivedere la propria offerta di elettronica e noi siamo pronti a cogliere le opportunità che si dovessero creare.

Unieuro è quotata alla Borsa Italiana nel segmento Star. Nell’ultimo anno il titolo ha mostrato una netta crescita nei primi 5 mesi toccando un massimo di 14,62 euro, poi ha avuto un andamento altalenante posizionandosi tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020 tra i 13 e i 14,26 euro. È soddisfatto del valore del titolo o lo ritiene sottovalutato rispetto ai fondamentali che presenta il Gruppo? Pensa che nel 2020 il titolo Unieuro sovraperfomerà la media di mercato?
Fino ad oggi, il nostro titolo ha scontato un costante rischio di overhang. In altre parole, gli investitori hanno sempre creduto possibile l’uscita dell’azionista di maggioranza e la conseguente pressione sui prezzi. Ora che ciò è avvenuto, ritengo che il titolo potrà finalmente esprimere le potenzialità di un’azienda redditizia, che cresce pur in un mercato difficile e maturo e che, soprattutto, distribuisce agli azionisti dividendi molto generosi. Siamo ottimisti anche sui risultati dell’esercizio che si sta per chiudere e confidiamo che il mercato ce ne riconosca i meriti.

Cos’è la Sostenibilità (a 360 gradi, non solo quella ambientale) per Unieuro? Quale valore strategico le assegnate nei vostri progetti e piani?
Sostenibilità per noi significa soprattutto sostenibilità sociale. Unieuro lavora con le persone e grazie alle persone. Abbiamo milioni di clienti che ci scelgono quotidianamente e ripongono fiducia in noi e diamo lavoro a 5.000 dipendenti, che con passione ed entusiasmo costruiscono ogni giorno il nostro successo.
Per i primi, in particolare, portiamo avanti da anni un importante progetto di sensibilizzazione sull’uso corretto della tecnologia, per combattere il cyberbullismo e gli effetti devastanti che può provocare. Con il tour #cuoriconnessi incontriamo migliaia di ragazzi ogni anno e diamo il nostro contributo alla lotta contro una grave piaga sociale.

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