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Stop al gas russo: “Giorno storico per l’UE”, Von der Leyen apre ai nuovi partner affidabili

- di: Anna Montanari
 
Stop al gas russo: “Giorno storico per l’UE”, Von der Leyen apre ai nuovi partner affidabili

Il compromesso raggiunto tra Consiglio e Parlamento europeo sul regolamento che elimina gradualmente le importazioni di gas naturale russo segna una cesura netta rispetto al passato. Per la prima volta l’Unione introduce un divieto giuridicamente vincolante, non una semplice raccomandazione politica: stop totale al Gnl russo dalla fine del 2026 e chiusura definitiva ai flussi via gasdotto dall’autunno del 2027. Una roadmap che trasforma in atto normativo ciò che finora era rimasto nell’alveo degli obiettivi strategici. Ora l’intesa dovrà essere ratificata dai 27 Stati membri e dalla Plenaria, ma il quadro politico è già definito.

Stop al gas russo: “Giorno storico per l’UE”, Von der Leyen apre ai nuovi partner affidabili

Ursula von der Leyen ha parlato con toni che raramente usa per i dossier energetici, da sempre terreno minato in Europa. “Una giornata storica per l’Unione europea”, ha commentato. “Molti pensavano che non sarebbe stato possibile, invece oggi è successo”. Un cambio di passo che la presidente rivendica come prova della capacità dell’UE di tenere una linea comune anche su uno dei nodi più sensibili: la dipendenza da Mosca. Con la fine dell’energia russa nel mix europeo, Bruxelles punta ora a consolidare nuovi rapporti: “Siamo pronti ad aprire collaborazioni con nuovi partner affidabili”.

Una decisione che ridefinisce la geopolitica del gas
Il regolamento non è soltanto una misura commerciale: è uno strappo geopolitico che ridisegna l’architettura energetica del continente. A due anni e mezzo dall’invasione dell’Ucraina, l’UE chiude la fase della riduzione graduale e inaugura quella della rinuncia definitiva. Un passaggio obbligato ma non indolore: significherà ripensare rotte, infrastrutture, accordi di lungo periodo e capacità di rigassificazione, mentre il mercato globale del Gnl resta altamente competitivo. Il richiamo ai “partner affidabili” è un modo diplomatico per indicare una mappa energetica che si sposta verso Stati Uniti, Norvegia, Nord Africa, Mediterraneo orientale e Paesi asiatici emergenti.

L’Europa tra ambizione politica e realtà economica

Il regolamento, pur ambizioso, apre interrogativi rilevanti. Le scadenze del 2026 e 2027 richiederanno investimenti ingenti negli stoccaggi, nelle interconnessioni e nelle fonti alternative. Il rischio è che gli Stati membri più esposti, quelli storicamente più dipendenti dalla Russia, debbano affrontare una transizione più costosa e complicata. Ma l’accordo politico di oggi – che mette nero su bianco il divieto totale – indica che la direzione non è più in discussione.

Un successo europeo, secondo la Commissione

“Questo è solo l’inizio di un vero successo europeo”, ha ribadito von der Leyen. Il messaggio è chiaro: l’UE vuole dimostrare di poter fare a meno dell’energia russa non solo per necessità strategica, ma per scelta politica. L’intesa di oggi è il tentativo di costruire un continente energeticamente più autonomo, meno ricattabile e più integrato. Resta da capire, ora, se i 27 sapranno sostenere nei prossimi mesi il peso di una decisione che cambia la storia energetica dell’Europa.

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