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Ucraina, Trump avverte Mosca: “Gravi conseguenze se non accetta la pace”

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Ucraina, Trump avverte Mosca: “Gravi conseguenze se non accetta la pace”

Alla vigilia del vertice di Anchorage con Vladimir Putin, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha parlato in videoconferenza con i capi di Stato e di governo europei e con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Il messaggio è stato diretto e privo di ambiguità: “Se la Russia non accetta un accordo di pace, dovrà affrontare gravi conseguenze”.

Ucraina, Trump avverte Mosca: “Gravi conseguenze se non accetta la pace”

Trump ha ribadito che Washington non intende arretrare sul sostegno a Kiev, sottolineando come l’obiettivo sia quello di ripristinare la sicurezza e la sovranità dell’Ucraina, senza concessioni unilaterali. L’incontro virtuale, durato oltre un’ora e mezza, ha visto momenti di tensione quando alcuni leader europei hanno espresso timori per le ricadute economiche di un conflitto prolungato, ma la linea comune è stata quella di non accettare compromessi che possano escludere Kiev dal processo negoziale.

Pressione diplomatica e sospensione parziale delle sanzioni

A sorpresa, poche ore prima della riunione, il Dipartimento del Tesoro americano ha annunciato la sospensione temporanea di alcune sanzioni sulle transazioni finanziarie dei cittadini russi, misura limitata a pochi giorni e che molti osservatori hanno interpretato come un segnale distensivo in vista del faccia a faccia tra Trump e Putin. L’Unione Europea, pur prendendo atto della decisione, ha ribadito che le pressioni economiche su Mosca restano uno strumento essenziale per riportare il Cremlino al tavolo delle trattative. Fonti diplomatiche spiegano che l’obiettivo di Trump sarebbe creare un contesto in cui Putin possa sedersi a discutere senza perdere completamente la faccia sul piano interno, ma senza concedere alcuna vittoria strategica.

Escalation militare nelle ultime ore


Sul campo, però, la realtà racconta un’altra storia. Nella notte, le forze armate russe hanno colpito impianti industriali ucraini coinvolti nella produzione dei missili balistici Sapsan, danneggiando pesantemente alcune strutture e causando, secondo fonti di Kiev, almeno sette vittime tra operai e personale tecnico. In risposta, droni ucraini hanno raggiunto la città russa di Volgograd, provocando un vasto incendio in una raffineria di petrolio. I media russi hanno parlato di danni contenuti, ma immagini satellitari diffuse da fonti indipendenti mostrano un’area industriale pesantemente colpita. Questo scambio di attacchi conferma come, nonostante le parole di dialogo, le operazioni militari proseguano con intensità e senza segnali di de-escalation.

Le posizioni in Italia

In Italia, il dibattito si è riacceso dopo le dichiarazioni del ministro della Difesa Guido Crosetto, secondo il quale “l’Ucraina deve accettare una mediazione per fermare la guerra”. Parole che hanno trovato consenso in parte della maggioranza e dell’opposizione, ma che hanno suscitato critiche da chi ritiene che una mediazione in questo momento significherebbe legittimare l’aggressione russa. Alcuni analisti sottolineano che la posizione italiana, più sfumata rispetto a quella di altri partner europei, potrebbe riflettere anche la volontà di preservare canali diplomatici con Mosca per questioni energetiche e commerciali.

Attesa per il vertice di Anchorage

Tutti gli occhi sono ora puntati su Anchorage, dove Trump e Putin si incontreranno domani per quello che viene considerato uno degli appuntamenti più delicati della diplomazia internazionale degli ultimi anni. Trump punta a rafforzare la sua immagine di leader capace di chiudere conflitti complessi, mentre Putin arriva al tavolo con l’intenzione di ottenere garanzie sulla neutralità dell’Ucraina e sull’allentamento delle sanzioni. Gli osservatori concordano nel dire che un accordo immediato è improbabile, ma il solo fatto che i due leader si incontrino in un momento di così alta tensione lascia intravedere la possibilità, seppur minima, di aprire un canale stabile di comunicazione. Tra minacce e aperture, il fragile equilibrio della diplomazia si gioca ora su poche ore e su poche parole.

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