Turismo e fisco: la tempesta perfetta da 45 milioni di euro

- di: Sveva Faedda
 

L’industria del turismo italiano si trova al centro di un contenzioso fiscale da capogiro: in tre anni, 409 sentenze digitali hanno generato controversie per un valore complessivo di circa 45 milioni di euro. Il dato emerge dallo studio dell’istituto di ricerca Demoskopika, che ha analizzato la giurisprudenza tributaria del Ministero dell’Economia e delle Finanze tra il 2022 e il 2024. Numeri che descrivono un settore segnato da una conflittualità strutturale con il fisco, una partita dove spesso il risultato è incerto: il 36,2% delle sentenze è stato favorevole ai contribuenti, mentre il 34,2% ha dato ragione all’Agenzia delle Entrate. Il restante 29,6% si è concluso con esiti misti.

Turismo e fisco: la tempesta perfetta da 45 milioni di euro

Lazio, Sicilia e Puglia emergono come i territori più litigiosi: 189 cause per un valore di 25 milioni di euro. Il Lazio guida la classifica con 82 controversie per 10,8 milioni di euro, seguito dalla Sicilia con 73 contenziosi (5,3 milioni) e dalla Puglia, che con 34 cause pesa per 8,9 milioni.

Una situazione che fa emergere almeno due questioni. Primo: il turismo è un settore ad altissimo rischio fiscale, dove le dinamiche di evasione, contestazione e accertamento si intrecciano con una regolamentazione frammentata e con un fisco spesso percepito come ostile dagli operatori. Secondo: il fenomeno non è omogeneo sul territorio nazionale. In Molise, ad esempio, si registra il valore medio più alto per controversia (343mila euro), mentre le regioni più “tranquille” risultano Umbria, Basilicata e Valle d’Aosta, con appena sei cause per un valore di 246mila euro complessivi.

Il Caso Puglia e il Paradosso Molise
La Puglia balza agli onori delle cronache per un’anomalia statistica: pur avendo un numero di controversie inferiore rispetto a Lazio e Sicilia, il valore complessivo delle liti fiscali è molto più alto, con una media di 261mila euro per causa. Un dato che potrebbe suggerire accertamenti più aggressivi o una maggiore incidenza di contestazioni legate a grandi strutture ricettive.

Poi c’è il Molise, che con numeri relativamente bassi (343mila euro per causa) si posiziona al vertice della classifica del valore medio delle controversie. Un’anomalia? O il segnale di un sistema fiscale che colpisce in modo sproporzionato alcuni settori e territori?

Competitività e Incertezza Normativa
Il presidente di Demoskopika, Raffaele Rio, sottolinea la necessità di “un’azione coordinata tra istituzioni per ridurre il contenzioso e garantire maggiore competitività al settore turistico”. Tradotto: il turismo italiano, che dovrebbe essere una leva di sviluppo, rischia di impantanarsi in una burocrazia paralizzante e in un sistema fiscale che spesso si trasforma in un campo minato per gli operatori.

E mentre Lazio, Sicilia e Puglia guidano la classifica della litigiosità, regioni come la Lombardia (28 contenziosi per 4,9 milioni), la Campania (40 cause per 3,7 milioni) e il Veneto (22 cause per 1,6 milioni) mostrano che il fenomeno è diffuso in tutta Italia. In coda, il Trentino Alto Adige e il Friuli Venezia Giulia, che registrano contenziosi fiscali di minore impatto economico.

La Morale: Un Settore a Rischio Paralisi?

Il quadro che emerge è chiaro: la pressione fiscale e il contenzioso tributario stanno diventando una zavorra per il turismo italiano, in un momento in cui la ripresa post-pandemica dovrebbe essere la priorità assoluta. Le imprese turistiche si trovano a navigare in un mare di incertezze, tra normative mutevoli e una macchina fiscale che, invece di incentivare la crescita, sembra frenarla.

Siamo di fronte a una battaglia che non si gioca solo nelle aule dei tribunali tributari, ma anche nella capacità politica di offrire al settore regole più chiare e una fiscalità meno punitiva. Altrimenti, il rischio è che il turismo, da volano economico, diventi il prossimo grande malato del sistema produttivo italiano.

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