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Trump gela Zelensky: «Non sarà in Alaska» e insiste sullo scambio di territori

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Trump gela Zelensky: «Non sarà in Alaska» e insiste sullo scambio di territori

Il presidente degli Stati Uniti ha raffreddato, con poche frasi, le aspettative di Kiev sul prossimo vertice internazionale, annunciando che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky non parteciperà all’incontro in Alaska. Donald Trump ha spiegato che la riunione avrà un carattere «puramente esplorativo» e che valuterà «in due minuti» se Vladimir Putin è disposto a fare concessioni. La posizione, netta e priva di sfumature, è stata interpretata come un segnale di irritazione verso il leader ucraino, ma anche come l’ennesima prova della volontà di imprimere un’accelerazione a un possibile negoziato, pur senza l’Unione europea al tavolo principale.

Trump gela Zelensky: «Non sarà in Alaska» e insiste sullo scambio di territori

La Casa Bianca ha confermato che, prima della sessione in Alaska, ci sarà un incontro preparatorio tra Francia, Germania e Regno Unito. Si tratterà di un pre-summit finalizzato a coordinare la posizione occidentale, ma la decisione di escludere Bruxelles dal tavolo con Mosca e Washington sta già alimentando tensioni diplomatiche. Secondo fonti europee, la mossa americana rischia di ridurre il peso dell’Unione nella definizione di eventuali accordi, soprattutto in materia di sicurezza e di confini.

La proposta di scambio territoriale
Trump ha ribadito la sua idea di uno scambio di territori come possibile via per porre fine al conflitto, senza entrare nei dettagli. Questa ipotesi, che in passato ha già sollevato polemiche, prevede che alcune aree contese vengano riconosciute a Mosca in cambio di garanzie di sicurezza per Kiev e di un cessate il fuoco permanente. Una prospettiva che Zelensky ha finora respinto con fermezza, sostenendo che qualsiasi cessione sarebbe una vittoria per il Cremlino e un tradimento per il popolo ucraino.

Le reazioni dall’Europa

La premier estone Kaja Kallas ha messo in guardia dal rischio di una trattativa sbilanciata. «Mosca può essere fermata solo con l’unità transatlantica», ha dichiarato, sottolineando che qualsiasi intesa dovrebbe passare da un fronte compatto tra Stati Uniti ed Europa. Dietro le parole di Kallas si intravede la preoccupazione che l’America possa agire in autonomia, lasciando i partner europei a gestire le conseguenze politiche e di sicurezza sul continente.

Strategie e calcoli politici
Il linguaggio diretto di Trump non è nuovo, ma la scelta di escludere Zelensky dal vertice in Alaska segna un cambio di passo. L’Ucraina, almeno per ora, resta ai margini della prima fase negoziale, con l’auspicio della Casa Bianca di ridurre la pressione militare attraverso una trattativa a porte chiuse con Mosca. Resta da vedere se questo approccio produrrà risultati concreti o se finirà per indebolire la posizione ucraina.

Il presidente statunitense sembra convinto che la chiave della crisi sia una diplomazia rapida e personale, fondata su un contatto diretto con Putin e su un margine di manovra che non preveda mediazioni multiple. Per Kiev, invece, si apre una fase delicata: senza un posto al tavolo principale, dovrà puntare tutto sul sostegno europeo e sulla propria capacità di influenzare il pre-summit tra Londra, Berlino e Parigi.

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