Davos, Trump rilancia America First: “Produci negli Usa o paghi dazi”

- di: Bruno Coletta
 

 “Produci in America o dovrai pagare dazi.” Con queste parole, Donald Trump ha catturato l’attenzione dei leader riuniti al World Economic Forum di Davos. Tornato sotto i riflettori internazionali, l’ex presidente ha delineato una strategia economica radicale che include una drastica riduzione delle tasse – fino al 15% per le aziende che scelgono di produrre negli Stati Uniti – e l’abolizione di politiche che ha definito “ingannevoli”, come il Green New Deal.

Una nuova “età dell’oro” americana?
Trump ha promesso una rapida ripresa economica, accusando l’amministrazione Biden di aver lasciato in eredità una crisi inflazionistica senza precedenti. “Abbiamo ereditato disastri da un gruppo di inetti,” ha dichiarato, sottolineando che il suo piano prevede un ritorno all’energia tradizionale. “Il carbone è indistruttibile, non teme né il clima né una bomba,” ha affermato, rilanciando il suo sostegno all’industria mineraria.
Il suo messaggio, tuttavia, non si è limitato all’economia interna. Trump ha chiesto all’OPEC di abbassare i prezzi del petrolio e alle banche centrali di tagliare i tassi di interesse. Ha anche annunciato ambizioni di leadership tecnologica: “Faremo degli Stati Uniti la capitale mondiale dell’intelligenza artificiale e delle criptovalute.”

Tasse e dazi: il ritorno del protezionismo
Un elemento centrale della sua proposta è stato il protezionismo economico. Trump ha esplicitato la sua ricetta: “Se scegli di produrre negli Stati Uniti, avrai le tasse più basse sulla terra. Se non lo fai, pagherai dazi.” Ha anche criticato aspramente il deficit commerciale con il Canada e con l’Unione Europea, lamentando un trattamento “ingiusto” da parte dei partner europei.

Critiche all’Ue e mano tesa alla Cina
Trump non ha risparmiato critiche all’Europa, puntando il dito contro la burocrazia e le tasse. Ha raccontato un episodio personale legato a un progetto in Irlanda: “Mi dissero che ci sarebbero voluti cinque o sei anni per le autorizzazioni. Non credo alla fine di aver mai presentato la domanda.” Ha esortato l’UE a velocizzare i processi amministrativi e ridurre i balzelli.
Mentre attaccava Bruxelles, Trump ha mostrato un atteggiamento più conciliante verso la Cina. Ha elogiato i suoi rapporti con il presidente Xi Jinping e si è detto fiducioso che Pechino possa giocare un ruolo nella fine della guerra in Ucraina. “Mi auguro che la Cina possa aiutare a fermare la guerra,” ha dichiarato, esprimendo anche il desiderio di incontrare Vladimir Putin per negoziare un accordo. Secondo Trump, un calo del prezzo del petrolio sarebbe fondamentale per favorire la pace.

OPEC e Arabia Saudita: un ruolo cruciale
Trump ha rivolto un appello all’OPEC affinché abbassi il prezzo del greggio, un tema cruciale per mitigare gli effetti della guerra in Ucraina. Ha scherzato sui rapporti con l’Arabia Saudita, principale alleato degli Stati Uniti in Medio Oriente, dicendo di voler chiedere al regno di aumentare gli investimenti in America: “Hanno promesso 600 miliardi di dollari, ma potremmo arrotondare a 1.000 miliardi.”

Reazioni e prospettive
Le dichiarazioni di Trump hanno generato reazioni contrastanti. Se da una parte alcuni imprenditori americani vedono con favore il taglio delle tasse, altri temono che un ritorno ai dazi possa compromettere i rapporti commerciali globali. Sul fronte europeo, i leader si sono detti preoccupati per le critiche rivolte alla gestione delle big tech, che Trump ha definito una “tassazione mascherata” contro aziende americane come Apple e Google.
Nonostante l’enfasi sulle sue ambizioni economiche, restano dubbi sulla fattibilità di un piano che potrebbe incontrare resistenze politiche e diplomatiche.

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