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Trump libera il criminale delle criptovalute condannato all’ergastolo

- di: Jole Rosati
 
Trump libera il criminale delle criptovalute condannato all’ergastolo
Con una mossa che ha destato ampio dibattito politico e mediatico, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha concesso la grazia a Ross William Ulbricht, fondatore di Silk Road, il famigerato “mercato nero del web”. La decisione ha immediatamente attirato l’attenzione internazionale per le sue implicazioni legali e sociali.
Ulbricht, 39 anni, è stato arrestato dall’FBI nel 2013 e condannato all’ergastolo nel 2015 con accuse che includevano traffico di droga, pirateria informatica e riciclaggio di denaro sporco. Silk Road, attivo tra il 2011 e il 2013, operava attraverso il dark web e permetteva la vendita di sostanze illegali, armi e documenti falsi, utilizzando i bitcoin come valuta per garantire anonimato nelle transazioni.

Una grazia contestata
La decisione di Trump è stata giustificata con l’intento di offrire una "seconda possibilità" a Ulbricht. In una dichiarazione rilasciata attraverso i suoi portavoce, l’ex presidente ha sottolineato: “Ross ha già pagato un prezzo altissimo per i suoi errori. Credo nella riabilitazione e nella capacità delle persone di cambiare”. Tuttavia, la scelta ha sollevato critiche sia da parte di politici che di esperti legali, che ritengono possa rappresentare un pericoloso precedente.
Secondo il senatore democratico Chris Murphy, la grazia “rischia di inviare un messaggio sbagliato sul contrasto al crimine organizzato nel dark web”. D’altro canto, gruppi pro-criptovalute e sostenitori delle libertà civili hanno accolto la notizia positivamente, lodando l’iniziativa come un gesto di clemenza verso una sentenza considerata eccessivamente severa.

Le radici di Silk Road
Lanciato nel 2011, Silk Road era accessibile solo tramite il browser Tor, che garantiva l’anonimato agli utenti. Con migliaia di venditori e acquirenti registrati, il sito divenne rapidamente il più grande mercato nero del dark web. L’arresto di Ulbricht avvenne in una biblioteca pubblica di San Francisco, dove l’FBI lo colse mentre gestiva il sito sotto lo pseudonimo di “Dread Pirate Roberts”.
La condanna del 2015 rappresentò una pietra miliare nella lotta contro i crimini informatici, ma fu anche oggetto di dibattito per la severità della pena. Alcuni osservatori, tra cui Edward Snowden, avevano in passato definito la sentenza come "una punizione sproporzionata rispetto al crimine".

Il ruolo delle criptovalute
Silk Road è stato uno dei primi esempi di utilizzo massiccio delle criptovalute in contesti illeciti. Il sito accettava esclusivamente bitcoin, allora una tecnologia emergente, contribuendo indirettamente alla diffusione e al valore della criptovaluta. La connessione tra Silk Road e i bitcoin ha alimentato per anni un dibattito sull’etica e la regolamentazione delle valute digitali.
La grazia concessa da Trump appare coerente con il suo storico sostegno alla comunità pro-cripto. Durante la campagna elettorale del 2024, Trump aveva promesso di riconsiderare le pene inflitte per i crimini legati alle criptovalute, guadagnandosi il favore degli elettori libertari e dei sostenitori della decentralizzazione economica.

Reazioni internazionali
La decisione ha generato eco anche al di fuori degli Stati Uniti. Le autorità europee, che hanno condotto operazioni simili contro i mercati del dark web, hanno espresso preoccupazione per l’impatto che questa mossa potrebbe avere sulla lotta globale al crimine informatico. In una dichiarazione ufficiale, Europol ha definito la graziauna potenziale minaccia al messaggio di tolleranza zero contro i mercati illeciti online”.

Il futuro di Ulbricht
Con la grazia, Ulbricht tornerà in libertà dopo oltre un decennio di detenzione. Sebbene abbia ancora sostenitori ferventi, molti si chiedono quale sarà il suo futuro. Gli esperti legali prevedono che rimarrà sotto stretta sorveglianza per prevenire eventuali recidive.
La decisione di Trump aggiunge un nuovo capitolo a una vicenda già ricca di controversie e pone interrogativi sul bilanciamento tra giustizia e clemenza nel contesto dei crimini digitali.

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