Dopo mesi di trattative e tensioni, è stato finalmente raggiunto un accordo per il rinnovo del contratto collettivo nazionale del trasporto pubblico locale (Tpl), scaduto a fine 2023. L’intesa, firmata al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (Mit), coinvolge i principali sindacati di categoria e le associazioni datoriali, ma non placa del tutto il malcontento tra i lavoratori.
Mentre la maggioranza dei sindacati ha revocato lo sciopero previsto per il 1° aprile, una parte della protesta resta in piedi: per oggi, venerdì 21 marzo, è confermato lo sciopero di 24 ore indetto da Cub Trasporti, Sgb, Cobas Lavoro privato e Adl Cobas, che non hanno partecipato alle trattative.
L’accordo e le novità economiche
L’accordo, che copre il triennio 2024-2026, prevede un incremento economico medio mensile in busta paga tra i 220 e i 240 euro, oltre a un bonus una tantum di 500 euro. Le risorse necessarie sono state reperite attraverso il recente decreto sulle accise, come confermato dal viceministro Edoardo Rixi (foto), che ha definito l’intesa “un momento storico”.
“Abbiamo lavorato senza sosta, insieme ai ministri Salvini e Giorgetti, per garantire le risorse necessarie”, ha dichiarato Rixi. “Questo accordo rappresenta un passo fondamentale per il futuro del trasporto pubblico in Italia”.
La revoca dello sciopero del 1° aprile
Uno dei primi effetti dell’intesa è stata la revoca dello sciopero nazionale di bus, tram e metro previsto per il 1° aprile. La protesta era stata indetta da Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Faisa Cisal e Ugl Fna, che hanno ora deciso di sospendere la mobilitazione.
Tuttavia, non tutti i sindacati hanno aderito all’accordo. Cub Trasporti, Sgb, Cobas Lavoro privato e Adl Cobas, che non hanno partecipato alle trattative, hanno definito l’aumento “ridicolo” e mantenuto lo sciopero di 24 ore previsto per oggi 21 marzo. “Il nuovo contratto è a perdere”, hanno dichiarato i rappresentanti di Cub Trasporti in una nota diffusa oggi.
Le reazioni dei sindacati
Nonostante le critiche, i sindacati firmatari hanno espresso soddisfazione per l’accordo, pur sottolineando la necessità di ulteriori interventi. “Ora bisogna continuare a lavorare sugli altri obiettivi della categoria”, hanno dichiarato Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti in un comunicato congiunto.
Tra le priorità indicate dai sindacati ci sono l’adeguamento del Fondo nazionale trasporti, una riforma normativa del settore e una riorganizzazione industriale. “È indispensabile un riassetto del sistema che garantisca risorse congrue e un futuro sostenibile per il Tpl”, hanno aggiunto.
Prossimi passi
Il tavolo di confronto sulla riforma del settore è previsto a partire da giugno 2025. Intanto, nei prossimi giorni, il Mit convocherà una riunione tecnica con il Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef), la Conferenza Stato-Regioni e le associazioni di categoria per definire le modalità operative per il riconoscimento delle risorse alle oltre 900 aziende del settore.
Secondo il verbale di intesa, il costo annuo del rinnovo sarà di 270 milioni di euro per il 2025, 370 milioni per il 2026 e 510 milioni per il 2027 e gli anni successivi.
Ancora diverse questioni sul tappeto
La Commissione di garanzia sugli scioperi ha accolto con favore l’accordo, affermando che “ridurrà sensibilmente gli episodi di conflittualità nel settore, con un indubbio vantaggio per lavoratori e utenti”. Tuttavia, rimangono aperte diverse questioni, tra cui la necessità di migliorare le condizioni di lavoro e garantire investimenti strutturali.
Mentre il governo e i sindacati celebrano un traguardo importante, la strada per una piena pacificazione del settore appare ancora lunga. Come ha sottolineato un rappresentante di Uiltrasporti, “questo accordo è un primo passo, ma il vero lavoro inizia ora”.