Trasporto ferroviario, Pendolaria 2024: convogli vecchi e lenti, linee chiuse, ritardi cronici

- di: Barbara Leone
 
Fermo agli stessi nodi irrisolti il trasporto ferroviario in Italia: convogli vecchi e lenti, linee chiuse, ritardi cronici e un divario sempre più forte tra nord e sud. E’ quanto dal  Rapporto Pendolaria 2024 realizzato da Legambiente, che fotografa una situazione statica del trasporto ferroviario in Italia, dove persistono differenze marcate sulla qualità e quantità del servizio, in particolare tra nord e sud e tra linee principali e secondarie, e  le prospettive non sono incoraggianti. L’eterna rincorsa all’annuncio sulle grandi opere, sottolinea Leagmabiente, hanno spostato l’attenzione rispetto ai veri problemi di chi si muove in treno ogni giorno, ignorando l’importanza di avere servizi efficienti e puntuali. Il rischio concreto è ignorare le “piccole” opere che farebbero grande il Paese: raddoppi e passanti ferroviari, potenziamenti e velocizzazioni, nuove stazioni, elettrificazioni.

Trasporto ferroviario, Pendolaria 2024: convogli vecchi e lenti, linee chiuse, ritardi cronici

In questa edizione del Rapporto Pendolaria l’associazione ha dedicato un lungo approfondimento al Ponte sullo Stretto di Messina, alle vere necessità del Mezzogiorno e allo stato dei servizi ferroviari, purtroppo assai negativo, ad esempio, sulle linee peggiori d’Italia. Intanto, riferisce Legambiente, mentre il numero dei viaggiatori torna a salire il governo Meloni risponde con tagli e rimodulazioni. Nell’ultima legge di bilancio, approvata lo scorso dicembre, per la prima volta dal 2017 non sono stati neanche previsti fondi per il trasporto rapido legato a metro, tramvie, e filovie, così come per la ciclabilità e la mobilità dolce. Il nuovo report di Pendolaria racconta in sintesi di un Paese caratterizzato da nodi irrisolti tra ritardi, convogli vecchi e lenti, e un divario sempre più forte tra nord e sud su qualità e quantità del trasporto su ferro. Grande dimenticato è il Mezzogiorno: qui le corse dei treni regionali e l’età media dei convogli sono anco­ra distanti dai livelli del resto d’Italia. Al Sud i treni sono più vecchi, l’età media dei convogli è di 18,1 anni, in calo rispetto a 19,2 anni del 2020 e dei 18,5 del 2021, ma ancora molto lontana dai 14,6 anni del nord. Due i casi record di “anzianità” dei parchi rotabili: in Molise l’età media è di 22,6 anni, in Calabria 21,4 anni. Quattro delle dodici linee ferroviarie peggiori, segnalate da Legambiente nel 2024,  si concentrano al Sud, tra conferme e nuovi ingressi: le ex linee circumvesuviane (142 km, ripartiti su 6 linee e 96 stazioni, che si sviluppano intorno al Vesuvio, sia lungo la di­rettrice costiera verso Sorrento, sia sul versan­te interno alle pendici del Monte Somma, fino a raggiungere Nola, Baiano e l’Agro nocerino sarnese), la linea Catania- Caltagirone-Gela, e come new entry la linea Jonica che collega Taranto e Reggio Calabria, la linea adriatica nel tratto pugliese Barletta-Trani-Bari.

Altra nota dolente, riguarda le linee ferrovie chiuse e sospese ormai da anni: come quella della Palermo-Trapani via Milo (chiusa dal 2013 a causa di alcuni smottamenti di terreno), della Caltagirone-Gela (chiusa a causa del crollo del Ponte Carbone l’8 maggio 2011) o quelle delle linee a scar­tamento ridotto che da Gioia Tauro portano a Palmi e a Cinquefrondi in Calabria, il cui servizio è sospeso da 11 anni e dove non vi è alcun pro­getto concreto di riattivazione. In Sicilia sono 1.267 i km di linee a binario unico, l’85% del totale di 1.490 km, mentre non sono elettrificati 689 km, pari al 46,2% del totale. Imbarazzanti i tempi di percorrenza: ad esempio per andare da Trapani a Ragusa ci si impiegano 13 ore e 14 minuti, cambiando 4 treni regionali. In tutto ciò il dibattito pubblico e le risorse economiche per risolvere i problemi di mobilità del Mezzogiorno sembrano ruota­re attorno alla realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina con una spesa com­plessiva autorizzata di 11,63 miliardi di euro, suddivisi in 9 anni. Un’opera definita più volte da Legambiente inutile e insensata e dal forte impatto ambientale e paesaggistico.

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