• Tutto con Bancomat. Scambi denaro, giochi ti premi.
  • Esprinet molto più di un distributore di tecnologia
  • Fai un Preventivo

Linfomi: la terapia fa passi da gigante, ma la sfida resta globale

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Linfomi: la terapia fa passi da gigante, ma la sfida resta globale

I linfomi, che siano di Hodgkin o non-Hodgkin, sono diventati uno dei fronti più simbolici dei progressi oncologici degli ultimi decenni. In Italia, secondo i dati AIRC aggiornati al 15 settembre 2025, le percentuali di sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi per il linfoma di Hodgkin sfiorano il 90% (85% negli uomini, 87% nelle donne). Nel caso dei non-Hodgkin, per forme B-cellulare più aggressive, i tassi sono saliti al 67-70%, con oltre il 90% per alcune versioni più indolenti.

Linfomi: la terapia fa passi da gigante, ma la sfida resta globale

Questi numeri non sono solo conforto statistico, ma segnale che la ricerca farmacologica, l’immunoterapia e la medicina di precisione stanno cambiando il volto della malattia.

Terapie mirate e immunitarie come spartiacque
Il vero tornante è arrivato dal paradigma delle terapie “su misura”. Le terapie con cellule CAR-T, gli anticorpi monoclonali anti-CD20, i bispecifici e gli anticorpi immuno-coniugati non sono concetti astratti, ma trattamenti oggi disponibili in Italia che migliorano la prognosi anche nei casi più difficili.

CAR-T, in particolare, ha trasformato potenzialmente il trattamento nei non-Hodgkin aggressivi: pazienti che un tempo avrebbero avuto possibilità limitate, ora possono ambire a remissioni profonde. Il linfoma di Hodgkin ha visto miglioramenti significativi con l’introduzione di anticorpi che colpiscono bersagli specifici come CD30, integrandosi con chemioterapia più tradizionale ma meno tossica.

Nuove conoscenze, nuovi rischi
La ricerca non si limita alla cura, ma anche alla comprensione dei fattori che favoriscono il cancro. Tra questi figurano infezioni come il virus di Epstein-Barr (EBV), connesso a un terzo dei casi di Hodgkin, e patologie croniche che indeboliscono la risposta immunitaria. Studi recenti, come quelli condotti dall’Università “La Sapienza”, individuano meccanismi molecolari precisi (es: microRNA-24 che modula l’ICOSL) che rendono possibile per le cellule tumorali sfuggire al controllo immunitario.

Quelle scoperte aprono piste terapeutiche importanti: bloccare o modulare questi meccanismi significa potenzialmente ridurre l’aggressività del tumore o renderne più efficace il trattamento.

Disuguaglianze e accesso alle cure
Tuttavia, il progresso non è uniforme. Il vero banco di prova è l’accesso alle terapie avanzate: CAR-T, anticorpi bispecifici, immuno-coniugati hanno costi elevati, richiedono strutture specializzate e un sistema di sanità pubblica che sappia assorbirli.

L’Italia ha migliorato la sua posizione, ma permangono differenze tra Regioni e tra centri urbani e periferici. Curare i linfomi richiede non solo farmaci nuovi ma reti di ospedali con competenze diagnostiche, laboratori di genetica molecolare, oncologi specializzati e follow-up prolungato.

Implicazioni per il sistema salute ed economia
I miglioramenti terapeutici hanno impatti anche economici significativi. Aumentare la sopravvivenza a cinque anni significa ridurre costosissimi ricoveri avanzati, trattamenti d’emergenza e assistenza palliativa. Più pazienti guariti o stabilizzati vuol dire anche produttività recuperata, costi sociali minori (assistenza a domicilio, invalidità ridotta) e un minor onere per il SSN (Servizio Sanitario Nazionale).

Investire in ricerca oncologica, così come nel miglioramento dell’accesso, diventa non solo questione etico-sanitaria, ma leva strategica per la sostenibilità dei bilanci pubblici e per un’offerta sanitaria che concentri valore oltre che quantità.

La posta in gioco internazionale
La sfida del linfoma è un’area in cui la cooperazione scientifica globale converge, anche nei contesti più competitivi. L’Italia si inserisce in questo panorama grazie a investimenti pubblici, fondi filantropici come quelli di AIRC e all’adesione precoce a linee guida internazionali.

Ma il mondo è in ritardo: molte nazioni non dispongono ancora di programmi di diagnosi precoce robusti, né di strutture per terapie CAR-T. Ciò produce disparità che si traducono in mortalità evitabile. L’economia globale della salute dovrà fare i conti, nei prossimi anni, con la necessità di rendere questi trattamenti accessibili: non solo nei Paesi Occidentali, ma ovunque il linfoma colpisca.

Un equilibrio fragile, ma con speranza
Nei linfomi la medicina moderna ha trovato forse uno dei suoi esempi più riusciti di equilibrio tra efficacia terapeutica e gestione del rischio. Ma la speranza non basta. Serve sostegno continuo alla ricerca, politiche sanitarie che rendano omogeneo l’accesso, gestione dei costi e delle innovazioni.

Notizie dello stesso argomento
Trovati 1 record
Trovati 1 record
  • Con Bancomat, scambi denaro, giochi e ti premi.
  • Punto di contatto tra produttori, rivenditori & fruitori di tecnologia
  • POSTE25 sett 720