SVIMEZ: "73.200 imprese italiane rischiano di essere tagliate fuori dal mercato"

- di: Daniele Minuti
 
SVIMEZ, l'Associazione per lo sviluppo dell'industria del Mezzogiorno, ha condotto una ricerca insieme al Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne e Unioncamere in cui i dati mostrano il rischio per circa 73.200 imprese (che possono vantare fra i 5 e i 499 addetti) del nostro paese di essere tagliate fuori dal mercato.

La percentuale del totale arriverebbe quasi al 15% (19.000 delle quali si trovano al sud mentre 17.500 al Centro), con la quota di quelle che operano nella manifattura che è quasi la metà rispetto a quelle che lavorano nel campo dei servizi (rispettivamente 9% e 17%). 

Lo studio ha classificato come "fragili" quasi la metà delle imprese italiane (48%) in quanto non innovative e indietro nei campi di digitalizzazione ed export: al Sud la quota arriva al 55%, al Centro fino al 50% mentre a Nord-Ovest e Nord-Est si arriva a 46% e 41%. L'incidenza è ancora più forte nel settore dei servizi, dove tali deficit portano le imprese fragili a più della metà a livello nazionale, con il Sud che invece sfiora il 60%

Luca Bianchi, Direttore SVIMEZ, ha commentato: "Dalla nostra indagine emerge una marcata differenziazione fra Nord est e Nord Ovest, oltre a una forte fragilità del Centro che si sta schiacciando sempre più verso i valori del Mezzogiorno. I diversi impatti sui settori, con una forte fragilità di alcuni comparti dei servizi, impongono una nuova fase di interventi di salvaguardia di questi campi in maggiore difficoltà che segua i primi ristori, magari accompagnando tali interventi con iniziative mirate ad aumentare la digiralizzazine, l'innovazione e la capacità di export delle imprese del Centro-Sud".

Gli fa eco Gaetano Fausto Esposito, direttore generale del Centro Studi delle Camere di commercio Guglielmo Tagliacarne: "È possibile che le imprese del Sud possano conseguire nel 2021 risultati ancora più negativi rispetto alle loro stime, perché meno consapevoli dei ritardi accumulati sui temi dell’innovazione e del digitale in questi mesi. Anche per questo c’è bisogno di un patto per un nuovo sviluppo che tenga conto della gravità della situazione e del preoccupante aumento dei divari nel nostro Paese".
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