Studio CRIF-RED: "Un'impresa su tre a rischio per via dei cambiamenti climatici"

- di: Daniele Minuti
 
CRIF e RED hanno promosso e presentato nella sessione “The Next Insurance Generation: metadata e tecnologia, percorsi obbligati per la redditività” del CRIF Finance Meeting uno studio finalizzato a supportare le compagnie assicurative definendo rischi fisici e impatto che il cambiamento climatico ha avuto (o potrà avere) sulle imprese.

Studio CRIF-RED sull'impatto del cambiamento climatico sulle imprese

L'analisi ha stimato le possibili perdite economiche innescate da fenomeni naturali, legate a riparazione di danni o mancati introiti (a cui si aggiungono le possibili interruzioni dei servizi). È stata valutata l'esposizione in Italia delle aziende su una proiezione al 2050, seguendo indicatori che quantifichino rischi legati ai fenomeni naturali, andando a studiare tutti gli stabilimenti produttivi e le unità locali gestite dalle imprese.

A tal proposito, vengono evidenziate le province più a rischio di frane (Aosta, Sondrio, Trento e Belluno, col 40% delle aziende), inondazione (Rovigo, Ferrara, Gorizia, Genoa e Catania)e forti precipitazioni (Verbano-Cusio-Ossola, Lecce e Siracusa). Da non sottovalutare i rischi invece relativi a ondate di calore e stress idrico, con i settori più colpiti nel contesto prospettico che risultano essere agricoltura, commercio e logistica.
Meno pericoli per quello dei servizi, per via dell'alta resilienza ai rischi considerati: questo però non toglie che la percentuale di imprese a rischio su almeno uno dei pericoli superi il 25%. 

Giuseppe Dosi, Head of Insurance di CRIF (nella foto), ha commentato: "Si stima che nel 2021 i disastri naturali abbiano causato più di 10 mila morti e 250 miliardi di dollari di danni economici in tutto il mondo. In Italia, sebbene la numerosità e sinistrosità degli eventi meteorologici catastrofali sia in crescita, la penetrazione delle polizze a garanzia contro perdite innescate da eventi climatici rimane marginale. Secondo dati ANIA le coperture assicurative per gli eventi catastrofali sono ancora scarsamente diffuse. E se tradizionalmente l’Italia sconta un protection gap rispetto ai principali Paesi europei, la carenza di protezione assicurativa nei confronti di eventi catastrofali sembra dovuta anche ad alcuni fattori strutturali. Il beneficio per le aziende, nonché futuro vantaggio competitivo per le compagnie assicurative, è strettamente collegato alla possibilità di disporre - in un contesto climatico in evoluzione che rende obsoleti i tradizionali modelli attuariali - di strumenti evoluti di valutazione dei rischi collegati a fenomeni climatici per migliorare il pricing e l’underwriting sul business Danni, per quanto riguarda il segmento aziende, gli immobili residenziali e i veicoli. In chiave prospettica, la disponibilità di scenari evolutivi a 20/30 anni contribuisce a definire, come sollecitato anche da EIOPA, l’orizzonte di medio/lungo periodo per la strategia di offerta assicurativa e la valutazione complessiva del rischio collegati al cambiamento climatico".

Mario Martina, Scuola superiore IUSS e RED Director, ha aggiunto: "Esiste un gap tra la oramai grande disponibilità di informazioni e dati riguardo ai fenomeni naturali, come quelli climatici, ed il bisogno di quantificare le loro conseguenze in termini economici concreti. Questo è ancora più evidente ed emergente per le attività economiche del nostro territorio. Per colmare questo gap è necessario da una parte utilizzare avanzati modelli matematici che traducano ad una scala locale gli impatti degli eventi naturali e, dall’altra, piattaforme informatiche flessibili che li sappiano combinare con tutti gli altri dati economici, tecnici ed ambientali necessari per una stima quantitativa, seppure inevitabilmente affetta da incertezza, del rischio. Il cambiamento climatico, prima ancora che la normativa comunitaria ed internazionale, rende urgente questa pratica per la gestione del rischio e le politiche di adattamento da parte delle aziende italiane".
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