Starace celebra il modello Open Fiber e allontana la rete unica

- di: Redazione
 
''Non mi pare tanto che la rete unica si stata scartata, quanto che il vero problema sia cosa dobbiamo fare per accelerare la copertura digitale approfittando del Recovery Fund. E poiché quei fondi sono allocati su base competitiva, forse avere più d'una rete che compete su aree da coprire risolve qualche imbarazzo e il problema dell'allocazione dei fonti. Se poi alla fine di questo percorso le due reti decidono finalmente di fondersi è altra cosa. È un discorso che sarà interessante tra 3-5 anni'': se a pronunciar queste frasi fosse stato un analista o un politico, la cosa non avrebbe spostato molto sull'analisi del problema della tanto desiderata (da parte di soprattutto di qualcuno..) rete unica nazionale.

Ma se a parlare, affidando le sue idee e le sue considerazioni al Sole 24 Ore, è Francesco Starace, amministratore delegato di Enel, le cose che dice e sostiene devono essere lette ed interpretate con grande attenzione, con un occhio al presente, ma soprattutto al futuro della ancora lontana rete unica. Starace si è molto speso per ''celebrare'' Open Fiber e, con essa, quanto i suoi dipendenti, dal primo dei dirigenti all'ultimo degli operai, hanno fatto per portare la copertura digitale anche in posti sperduti del Paese. Che poi Open Fiber, con l'acquisizione del 10% in mano all'ente energetico da parte di Cassa depositi e prestiti, sia stata ''una delle cose più belle fatte da Enel in questi ultimi anni'' (e non solo, evidentemente, per il risultato economico: 950 milioni di investimento, 2,65 miliardi per la vendita, con una plusvalenza di un miliardo e 700 milioni) è la certificazione, da parte di Starace, di un percorso virtuoso in cui operatività, tecnologia, impegno sociale e redditività sono andati di pari passo, ma soprattutto sempre di corsa.

E, se Open Fiber è oggi anche un esempio di seguire, l'intenzione di Enel di replicarlo all'estero, sancisce che è sulla competizione e competitività che vuole rivolgersi ai mercati stranieri mai come oggi ''penetrabili'' da un modello che in Italia ha saputo mostrare tutta la sua capacità di insediamento ed espansione. Lo certificano i numeri di Open Fiber, con milioni di siti collegati, tra i quali, a suo merito, vanta anche insediamenti civili (a partire da edifici scolastici) che senza il suo impegno nell'epoca della didattica a distanza, sarebbero stati tagliati fuori da una connessione degna di tale nome. Certo il perfezionamento del passaggio del controllo di quote, il 40% delle quali sarà di Macquaire, fondo australiano, condizionerà le scelte future, ma di certo non consentirà che riprenda forza un'idea, quella della rete unica, pervicacemente inseguita da chi forse non ha nemmeno la più pallida idea di cosa siano le norme europee in materia di libera concorrenza.

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