Star Conference 2018

- di: Andrea Colucci
 

INTERVISTA A BARBARA LUNGHI, RESPONSABILE DEI MERCATI PRIMARI DI BORSA ITALIANA

Barbara Lunghi

 

Barbara Lunghi è una manager affermata, con un curriculum importante nel mondo della finanza e oggi a capo dei mercati primari di Borsa Italiana.

Però è anche la mamma di due figli e donna che in azienda crede con forza alla ricchezza della diversità, che sia espressa dalle tante donne che lavorano con lei, oppure da un ambiente multiculturale. Il suo motto è “l’unione fa la forza” riferendosi a come Borsa Italiana e le tante aziende quotate possano fare sistema, ma anche a come il lavoro di team tra uomini e donne produca risultati sempre sorprendenti. Anche in famiglia, dice, l’unione fa la forza, nel senso che con un po’ di aiuto esterno … e tutti che fanno la loro parte si riesce a conciliare lavoro e casa.  Barbara Lunghi è così: velocità e ottima capacità di sintesi.

Italia Informa ha raccolto le sue impressioni in una lunga conversazione che partendo dalla sua storia professionale e passando per il suo impegno lavoro/famiglia, è tornata poi sugli obiettivi sfidanti di Borsa Italiana e dei mercati primari che lei dirige.

Dottoressa Lunghi, ci racconta la sua storia professionale?
Ho iniziato la mia carriera professionale dopo la laurea in economia aziendale alla Bocconi nel ’95. Da lì ho fatto una prima esperienza in una società di revisione fino al 2001, anno in cui sono arrivata in Borsa Italiana. Il mio esordio in Borsa Italiana è coinciso con un periodo storico particolare di grande effervescenza nel mercato e di grande interesse da parte dei giovani nel guardare a questo tipo di ambienti professionali. Il 2001 è stato inoltre l’anno del lancio del segmento STAR, ed è così, con questo segmento, che è iniziata la mia attività professionale in Borsa Italiana. Poi nel tempo mi sono sempre occupata dei mercati per le piccole-medie imprese, abbiamo lanciato il mercato Expandi, che ora non c’è più, il mercato AIM Italia che oggi rappresenta un ambiente dinamico in cui imprese ambiziose raccolgono capitali, poi mi sono occupata del programma ELITE ai suoi esordi, fino poi a ricoprire il ruolo di responsabile dei Primary Markets, che vuol dire sia occuparsi dello sviluppo dei prodotti e dei mercati, sia dell’attività di scouting di aziende che possono fare parte di questi mercati, con l’ambizione di rappresentare le migliori aziende del Paese . Inoltre svolgiamo anche attività di supporto alle società quotate, soprattutto per quanto riguarda le loro relazioni con gli investitori. Borsa Italiana è una società entusiasmante che ho vissuto nelle sue diverse fasi e per me è stata di stimolo per un grande sviluppo professionale.

E’ la prima donna a ricoprire il ruolo di responsabile dei Primary Markets?
Sì, in effetti, è così. Comunque ci sono state prima di me altre donne che hanno ricoperto incarichi importanti all’interno dei Primary Markets, anche se eravamo organizzati diversamente. C’è stata Daniela Toscani responsabile del segmento STAR per la quale ho lavorato all’inizio della mia carriera in Borsa e, prima ancora Maria Pierdicchi responsabile del Nuovo Mercato negli anni 2000. 

Lo scorso dicembre 2017 Borsa Italiana ha lanciato la vetrina Italian Listed Brands. Com’è nata quest’idea di valorizzare e proteggere il Made in Italy? E che obiettivi vi ponete?
Borsa Italiana da tempo ha investito energie e dedicato attività al mondo del Life Style: conference, iniziative volte ad ospitare e collaborare con i grandi player del settore, da Confindustria ad Altagamma, fino a  Camera della Moda. In questi anni molte società appartenenti a questo settore si sono quotate e molte altre potrebbero farlo. Questa iniziativa sottolinea il nostro posizionamento nel settore del Life Style; da qui l’ambizione e la volontà di costituire un hub, un punto di riferimento, anche come elemento di differenziazione rispetto alle altre Borse in un settore che ha moltissime potenzialità, non soltanto dal punto di vista industriale. Parliamo, infatti, di Life Style inteso come settore allargato e non esclusivamente di moda e lusso, un settore cioè che va ad abbracciare un universo diversificato di settori. Il nostro obiettivo è quello di attirare l’attenzione degli investitori internazionali su questo settore e incoraggiare sempre più aziende ad utilizzare la Borsa per consolidare o acquisire posizioni di leadership. Abbiamo creato una vetrina e abbiamo coinvolto la comunità finanziaria e industriale che si occupa di Life Style proprio per avere indicazioni sulle società da includere in questa vetrina. La società del Gruppo che si occupa degli indici è FTSERussel che ha lanciato un indice che rappresenta le società della vetrina con l’obiettivo di essere punto di riferimento per investitori che desiderano investire nelle società italiane del Life Style.

Per quanto riguarda l’evento STAR ormai divenuto la pietra miliare di Borsa Italiana ci sono aere di miglioramento? Quali obiettivi vi ponete?
Anche se abbiamo un calendario di eventi molto fitto, sicuramente l’evento STAR è uno dei più consolidati e anche il più longevo. E’ stato lanciato nel settembre 2001 a Londra per poi realizzarsi a Milano nel 2002. Da allora, anno dopo anno, abbiamo organizzato queste due conference, una a Milano per la presentazione dei risultati annuali delle Società e una a Londra per la presentazione dei risultati semestrali. La continuità ha premiato e sta premiando il successo di questa iniziative. Sono diventati appuntamenti fissi nell’agenda degli investitori, che vengono costantemente coinvolti in tantissime conference in tutto il mondo.. Altro elemento di forza è il fatto di averla proposta in maniera costante, nei tempi di Borsa positiva e nei tempi di Borsa meno positiva. Le società STAR hanno dimostrato di aver abbracciato a pieno la filosofia del segmento che punta sulla trasparenza nelle relazioni con gli investitori e il mercato, e si sono presentate a questi appuntamenti anche in contesti di mercato meno dinamici di quello attuale. Chiediamo a queste società di fare “i primi della classe” e di alzare un po’ l’asticella rispetto ad alcuni requisiti essenziali: trasparenza, governance e liquidità. Allo stesso tempo le abbiamo invitate a mettersi in vetrina aumentando la loro visibilità all’interno di un panorama di Small e Mid Cap europee  non banale da conquistare. Un investitore americano difficilmente viene in Italia per vedere soltanto una società soprattutto se di minori dimensioni, invece sapendo che in due giorni può incontrare 50/60/70 aziende, sicuramente ottimizza la propria agenda e si muove. Cosa si potrebbe cambiare? Senz’altro la cosa che mi piacerebbe fare è portare questa iniziativa a conoscenza anche delle società non quotate. Io penso che la STAR Conference sia un momento molto potente in cui si tocca con mano la differenza tra “essere quotati” e “non essere quotati”. In due giorni avvengono 1500/2000 incontri tra le società e gli investitori. È’ una macchina da guerra. Mi piacerebbe coinvolgere le migliori aziende del Paese che ancora non stanno guardando al listino, per far toccare loro con mano le opportunità che potrebbero cogliere prendendo come esempio le società quotate sul segmento STAR. E’ un momento di ritrovo per tutta la comunità finanziaria.

Nell’edizione dell’anno scorso avete aperto anche ad una selezione di società quotate all’AIM Italia. Com’è andata? Pensate di ripetere l’iniziativa?
Sì lo abbiamo fatto a Londra a ottobre e lo rifaremo il prossimo anno. Le società quotate all’AIM Italia hanno fatto per lo più presentazioni pubbliche all’interno delle due giornate della STAR Conference. Il prossimo ottobre vorremmo dedicare loro una intera giornata  e promuovere incontri one to one con gli investitori. L’unione fa la forza. L’investitore che partecipa da anni alla conference per incontrare società quotate allo STAR di cui è azionista o a cui è interessato potrà scoprire altre opportunità d’investimento. 

In un momento in cui il costo del denaro è bassissimo, quindi molto conveniente, perché suggerirebbe ad un’azienda di aprirsi ad un azionariato diffuso e quindi di quotarsi in Borsa?
Perché la progettualità, l’ambizione, la crescita non ordinaria non si devono finanziare con “debito” tradizionale, ma con strumenti di debito a lungo termine o con equity come avviene in tutto al mondo. E’ un’anomalia tutta italiana l’eccessivo ricorso al credito bancario tradizionale per finanziarie crescita e sviluppo. La Borsa permette di accelerare la crescita, rendendo possibili acquisizioni, investimenti in innovazione, internazionalizzazione, talenti e per acquisire un altro profilo, che si traduce in maggiore credibilità nei confronti dei propri stakeholders e della propria filiera. Molte aziende, soprattutto le più piccole, sono riuscite ad acquisire nuovi clienti che, dopo la quotazione, hanno cominciato a guardarle con un occhio diverso. Diventi una società “leggibile”, trasparente e questo è un tema molto importante. Capita spesso che alcune società rinuncino alle proprie ambizioni non volendo accedere a questo tipo di strumento, senza pensare che il fatto di non quotarsi può rappresentare invece un costo in termini di mancata crescita da tanti punti di vista sia dimensionale che culturale. Storicamente le aziende italiane non hanno utilizzato questo strumento come avrebbero potuto fare e come hanno effettivamente fatto aziende estere loro competitor. Si registrano tuttavia molti segnali di cambiamento. Auspico che il cambiamento avvenga ad una velocità che le nostre imprese meritano. E’ necessario consolidare l’utilizzo della finanza alternativa e della Borsa in particolare, per soddisfare le ambizioni delle imprese, ma anche per avere un Paese che cresce ad un tasso diverso.

Qual è il suo obiettivo, professionale e personale, in Borsa Italiana?
Come ho già sottolineato io sono appassionata del mio lavoro e sono realmente convinta che la crescita del nostro Paese passi attraverso un maggiore utilizzo dei mercati di capitale e che la Borsa sia un asset importante di politica industriale. Del resto questo sta già avvenendo e ne sono testimonianza le misure adottate dai vari governi. Riesco a far coincidere la passione per il mio lavoro con le mie aspirazioni personali e con i valori personali, che poi è quello che in fondo in fondo motiva le persone nell’andare al lavoro tutti i giorni. Mi appassiona molto la relazione con le imprese e con gli imprenditori. Mi gratifica moltissimo stare a contatto con le energie imprenditoriali del nostro Paese, quelle energie positive che hanno una visione e che hanno una chiave di interpretazione anche del futuro.

Da donna manager che ha conquistato un ruolo di primissimo livello, crede alle “quote rosa” in azienda o nei Cda?
Io credo sia stata un’iniziativa importante e doverosa, credo che alcuni processi vadano incoraggiati soprattutto nel nostro Paese, processi che altrimenti si sarebbero avviati con tempi molto più lunghi. Sono assolutamente positiva rispetto alla normativa che è stata introdotta e mi piace leggere la diversity come la possibilità di includere persone con caratteristiche diverse, non solo di gender ma anche di età, cultura ed estrazione professionale. Per un board , ad esempio, è sicuramente una fonte di ricchezza, e comunque è importante che vengano effettivamente convogliate persone di valore che possano portare un contributoreale. 

Come concilia l’attività di mamma con quella di manager?
E’ un equilibrio che va cercato nella quotidianità e anche nelle diverse fasi della vita. Sia nella gestione del tempo sia nella gestione delle energie. Qualche compromesso alla fine si trova, è una sfida quotidiana. Io ho due figli e ho molti aiuti sia in famiglia che fuori, sono riuscita a trovare un equilibrio tra lavoro e famiglia anche grazie ad una azienda che me l’ha consentito. Ho avuto due passaggi di carriera importanti proprio in coincidenza con la nascita dei miei figli. Ho avuto la prima responsabilità di mercato quando è nato il mio primo figlio, poi sono stata nominata dirigente in concomitanza con la nascita di mia figlia.

Qual è il rapporto uomo/donna in Borsa Italiana?
Direi molto buono quasi 50/50. C’è un ottimo equilibrio…..

C’è qualche aneddoto in una lunga carriera come la sua, in cui il tocco femminile ha avuto un’influenza particolare?
Credo che tante caratteristiche femminili siano apprezzate in un contesto di lavoro contemporaneo. Mi spiego meglio. Ci sono alcuni aspetti come la capacità di creare consenso, di essere inclusivi (e con i figli è una palestra continua), di gestire le relazioni che si sviluppano a volte proprio in un contesto femminile.

 

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