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Lo spread ai minimi dal 2010, segnale positivo per l’Italia

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Lo spread ai minimi dal 2010, segnale positivo per l’Italia

La giornata economica si apre con un dato che segna un punto di svolta nei mercati finanziari italiani: lo spread tra i Btp decennali italiani e i Bund tedeschi è sceso sotto quota 90 punti base, raggiungendo 89,9. Si tratta del livello più basso registrato da aprile 2010, una soglia simbolica che riporta il differenziale di rendimento tra i titoli di Stato italiani e quelli tedeschi a livelli pre-crisi del debito sovrano. Parallelamente, anche il rendimento del Btp decennale è sceso, passando dal 3,47% al 3,44%, rafforzando il clima di fiducia nei confronti dell’Italia sui mercati internazionali.

Lo spread ai minimi dal 2010, segnale positivo per l’Italia

Diversi elementi concorrono a spiegare questa dinamica. In primo luogo, la politica monetaria della Banca Centrale Europea, che ha recentemente avviato un ciclo di allentamento dopo una fase lunga di rialzi, ha contribuito a migliorare le condizioni di finanziamento per i Paesi con debiti pubblici elevati. In secondo luogo, l’attenuarsi delle tensioni politiche interne e il mantenimento della traiettoria di bilancio all’interno dei parametri europei hanno rafforzato la credibilità dell’Italia tra gli investitori. Infine, il rallentamento dell’inflazione e le buone performance economiche registrate nel primo semestre del 2025 rendono più stabile il quadro generale.

Effetti sul debito pubblico e sulla finanza pubblica
Un livello così basso di spread non è solo un indicatore simbolico ma ha effetti concreti sulla gestione del debito pubblico. Con rendimenti più bassi, lo Stato italiano può rifinanziare i titoli in scadenza a condizioni più favorevoli, riducendo il costo complessivo del servizio del debito. Questo consente anche maggiori margini di manovra in sede di legge di bilancio, senza necessariamente dover ricorrere a tagli o a nuove imposte. Il Tesoro potrà così continuare con una politica di emissioni graduale e diversificata, attirando anche investitori internazionali alla ricerca di rendimenti ancora competitivi in un contesto globale di tassi in discesa.

La fiducia dei mercati e la stabilità politica
Il calo dello spread riflette anche un contesto politico percepito come più stabile. Nonostante le tensioni tra i partiti della maggioranza su singoli provvedimenti – come quello sul terzo mandato dei governatori – il governo ha mantenuto un’immagine di compattezza sui temi chiave dell’economia, presentando un programma credibile in sede europea. Gli investitori leggono questa stabilità come garanzia di continuità nelle politiche fiscali e di impegno nel contenimento del deficit. La combinazione tra disciplina di bilancio e capacità di mantenere la coesione interna appare, al momento, come un elemento determinante per la fiducia dei mercati.

L’Italia in Europa, tra sorvegliati speciali e sorprese positive
Il nuovo Patto di stabilità europeo, attualmente in fase di definizione, prevede regole più flessibili ma anche vincoli precisi per i Paesi ad alto debito. L’Italia, che resta sorvegliata speciale per via del suo rapporto debito/Pil, oggi superiore al 135%, ha bisogno di mostrare continuità nei conti e affidabilità nella crescita. Il fatto che lo spread scenda sotto i 90 punti dimostra che Bruxelles e i mercati credono – almeno nel breve termine – nella traiettoria italiana. Una performance che, se consolidata, potrebbe restituire al nostro Paese un ruolo più influente nei negoziati europei, soprattutto in vista della nuova programmazione dei fondi UE e dei futuri aggiustamenti strutturali.

Occhi puntati sulle prossime mosse della BCE
Il contesto favorevole potrebbe però essere temporaneo se non accompagnato da scelte coerenti. Molto dipenderà dalle prossime decisioni della Banca Centrale Europea, che a luglio potrebbe annunciare un nuovo taglio dei tassi. Se questo dovesse avvenire, i rendimenti in tutta l’Eurozona continueranno a scendere, e l’Italia potrebbe beneficiarne ulteriormente. Tuttavia, un peggioramento dello scenario globale – ad esempio per tensioni geopolitiche, sorprese inflazionistiche o nuovi squilibri – potrebbe invertire rapidamente il trend. Per questo motivo, il governo è chiamato a utilizzare questo momento favorevole per rafforzare strutturalmente l’economia, puntando su investimenti produttivi, riduzione del cuneo fiscale e riforme credibili.

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