I social dei media francesi sotto attacco jihadista

- di: Emanuela M. Muratov
 
È stato forse l'attacco più pesante subito dalle pagine Facebook di alcuni media francesi, tra cui Le Monde, quello scatenato il 10 novembre scorso con la pubblicazione di decine e decine di messaggi e post di chiara ispirazione jihadista. L'attacco è scattato alle 18:00 e, nel giro di pochi minuti, dozzine di commenti jihadisti sono finiti sulle pagine Fb dei media, intasati di immagini e video dai contenuti anche intrisi di violenza.

Secondo gli accertamenti tecnici che sono seguiti all'attacco, le pagine sono state invase da più di 700 messaggi generati da almeno 77 utenti del social network. L'ondata di pubblicazioni si è interrotta intorno alle 20.00. Nel caso di Le Monde, secondo quanto reso noto dalla direzione del quotidiano, i commenti sono stati individuati e bloccati mano a mano che arrivavano, limitando la loro presenza in pagina per pochi minuti.

Secondo alcuni analisti, incaricati da Le Monde di chiarire quello che è successo, si sarebbe trattato di una operazione organizzata e coordinata. In primo luogo perché i messaggi erano pubblicati su un'unica pagina, a conferma che gli account all'origine di questi commenti l'avevano presa di mira. Si è trattato, in particolare, di un post che riportava un articolo sull'accoglienza a Parigi del Cancelliere austriaco Kurz nel contesto della lotta al terrorismo islamista.

Il messaggio iniziale è stato condiviso da un piccolo gruppo composto da una ventina di utenti che l'hanno ripetuto con messaggi identici, a pochi secondi l'uno dall'altro. I post fanno eco al vasto movimento di protesta che ha agitato parte del mondo musulmano quando il presidente francese Emmanuel Macron, dopo l'assassinio del professore Samuel Paty (decapitato da un giovane immigrato ceceno), ha ripetuto di non "rinunciare mai alle caricature", comprese quello di Maometto.

"O odioso francese, insulti il nostro profeta Maometto"
, è stato scritto in una delle pagine condivise, all'unisono con molti altri messaggi simili. La propaganda finita sulla pagina di Le Monde sarebbe stata in gran parte copiata dalla produzione della branca di guerra mediatica messa in piedi, a metà della prima decade del secolo, dallo Stato Islamico (IS), quando il gruppo terroristico disponeva di organi di propaganda attivi ed efficaci.

Alcuni dei messaggi, in arabo e in francese, erano estremamente violenti ("Ti faremo a pezzi", "Siamo venuti a massacrarti nelle tue strade", "La Francia pagherà un prezzo alto") e sono state anche postate molte foto, raffiguranti anche di atti di violenza estrema.
Altre immagini pubblicate erano fotomontaggi - come fotografie di Emmanuel Macron travestito da prigioniero dell'ISIS e in procinto di essere ucciso - accompagnate da un testo minaccioso.

Uno degli aspetti preoccupanti è che dozzine di post sono stati indirizzati a lettori de Le Monde che avevano lasciato commenti sulla pagina del quotidiana che ospita opinioni. Quanto accaduto, per gli esperti, segna un fallimento nelle tecniche di rilevamento di post e video di contenuto pericoloso. Certo, le tecniche di individuazione nel corso degli anni si sono affinate, anche grazie all'ingaggio di esperti di alto livello e l'adozione di strumenti tecnici sofisticati. I video violenti sono stati eliminati da Facebook e sottoposti ad hashing (che crea un'impronta digitale crittografica unica) in modo da poterli rilevare ed eliminare automaticamente.
Questi messaggi sono stati postati mentre parte del mondo arabo - e le autorità di diversi Paesi musulmani - critica aspramente la Francia, e in particolare i discorsi di Macron sulla libertà di espressione.
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