Bambini, smog che uccide: l’allarme dei pediatri e neonatologi italiani in una lettera al presidente Anci
- di: Barbara Leone
Aumento della mortalità infantile, disturbi dello sviluppo neurologico e dell'apprendimento, obesità infantile, irritazione delle vie aeree, compromissione della funzione polmonare, asma temporanea e cronica, otite media: sono solo alcune delle gravi conseguenze cui vanno incontro i più piccoli a causa dell'inquinamento atmosferico. È l'allarme lanciato dai pediatri e neonatologi italiani, in una lettera inviata a Antonio Decara, presidente dell'Anci, Associazione nazionale sindaci d'Italia, con l'obiettivo di sollecitare gli amministratori locali a mettere in campo contromisure adeguate per ridurre gli effetti dell'inquinamento, che rappresenta la più importante minaccia ambientale per la salute pubblica.
Bambini, smog che uccide: l’allarme dei pediatri e neonatologi italiani in una lettera al presidente Anci
“La popolazione in età pediatrica risulta essere maggiormente suscettibile agli effetti legati all'esposizione a inquinanti atmosferici, a causa di una combinazione di fattori biologici, comportamentali e ambientali”, si legge nella lettera sottoscritta da Associazione Culturale Pediatri (Acp), Società Italiana Pediatria (Sip), Società Italiana nutrizione pediatrica (Sinupe). Federazione italiana medici pediatri (Fimp) e Associazione italiana di neonatologia (Sin), Pensiero scientifico editore e Thinksit.
“I bambini – ricordano gli oltre 14mila medici rappresentati dalle associazioni firmatarie dell’appello - sono particolarmente vulnerabili durante lo sviluppo fetale e nei loro primi anni, quando i loro organi, i polmoni e il sistema nervoso centrale sono ancora in fase di maturazione. Inoltre, possono passare molto tempo all'aperto, con lunghi periodi di esposizione agli inquinanti”. In parole povere, lo smog che respiriamo nelle nostre città ostacola la crescita dei più piccoli che, come è naturale che sia, passano molto tempo all’aria aperta magari correndo e respirando, dunque, a pieni polmoni. Per arginare il problema, i medici suggeriscono ai sindaci una serie di interventi volti a migliorare l’aria. A cominciare dalla promozione di comportamenti sostenibili dei singoli cittadini, l'adozione di limiti alla circolazione dei veicoli inquinanti nelle città con implementazione delle Ztl, lo sviluppo di aree verdi nei centri urbani, la pedonalizzazione e la creazione di aree a bassa velocità in prossimità di edifici scolastici ed il miglioramento delle politiche che rendano più vantaggioso l'uso di mezzi sostenibili, come la bici, mediante interventi infrastrutturali per realizzare percorsi ciclabili.
Una denuncia, quella dei pediatri e neonatologi italiani, che è supportata anche dal recente Rapporto dell’Agenzia europea dell'ambiente che rileva come ogni anno “l'inquinamento atmosferico causa più di 1.200 decessi prematuri all'anno tra i minori di 18 anni in Europa e aumenta significativamente il rischio dì malattie in età avanzata. Nonostante i progressi compiuti negli ultimi anni - prosegue il report - il livello di molti dei principali inquinanti atmosferici continua a rimanere al di sopra delle linee guida dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, in particolare nell'Europa centrale e orientale e in Italia”.
Insomma quello dell’inquinamento è un problema che ci riguarda molto più di quanto si pensi, e non a caso il nostro Paese è tra quelli citati dall’Agenzia europea. Che sottolinea chiaramente come l'inquinamento atmosferico sia il principale rischio ambientale per la salute umana oltre che la causa della perdita di biodiversità e di ecosistemi. Una vera e propria piaga sociale, insomma, che sempre secondo il report ha causato solo a novembre ha la morte prematura di almeno 238mila persone di tutte le età. “Oltre ai decessi prematuri - spiega l’Agenzia europea - l'inquinamento atmosferico causa problemi di salute e comporta costì significativi per il settore sanitario. Nel 2019, per esempio, l'esposizione a PM2,5 si è tradotta in 175,702 anni vissuti con disabilità da broncopneumopatia cronica ostruttiva in 30 Paesi europei”. Senza contare che nel Rapporto non sono presenti alcuni Paesi, due su tutti: Regno Ucraina. Il che lascia pensare che verosimilmente la situazione sia anche più grave di ciò che già non sembri.