Quale principio sta alla base dell’Ufficio del Vicariato incaricato di occuparsi della cultura e dell’università?
Papa Francesco ci insegna che tutto deve tendere alla “sapienza”, poiché la mera “scienza” non basta. Il Papa ha parlato del gaudium veritatis, della “gioia della verità”: abbiamo bisogno di una verità che sveli il senso della vita, che spinga alla misericordia e alla speranza, a generare bambini, opere d’arte e relazioni di solidarietà, che ci faccia intravedere il modo di vincere la morte. Il compito, allora, del nuovo Servizio per la Cultura e l’Università, espressamente voluto dal Cardinale Vicario Angelo De Donatis, è proprio quello di lavorare perché la Chiesa, in Roma, possa offrire il suo contributo alla “gioia della verità”.
In che modo l’Ufficio lavora per portare avanti un così arduo compito?
Innanzitutto cercando di proseguire la linea di un incontro con la cultura e l’università, partendo dalla consapevolezza che proprio le istituzioni accademiche sono il cuore del futuro della città e possono veramente segnare il cammino di una nuova bellezza per Roma. Mi tornano in mente le parole di Papa Francesco pronunciate, lo scorso anno, all’Università di Bologna: «La parola universitas contiene l’idea del tutto e quella della comunità. Ci aiuta a fare memoria delle origini – è tanto prezioso coltivare la memoria! –, di quei gruppi di studenti che cominciarono a radunarsi attorno ai maestri. Due ideali li spinsero, uno “verticale”: non si può vivere davvero senza elevare l’animo alla conoscenza, senza il desiderio di puntare verso l’alto; e l’altro “orizzontale”: la ricerca va fatta insieme, stimolando e condividendo buoni interessi comuni». Avere sempre presente questo dialogo della Chiesa con la città sarà anche un contributo prezioso al lavoro di memoria e riconciliazione che il Cardinale Vicario ha proposto alla Diocesi per il nuovo anno pastorale, chiedendoci, con parole bibliche, “Dove sei?”
Eppure spesso, nel mondo contemporaneo, l’università è vista esclusivamente come un volano per il mondo del lavoro.
È scritto nel Talmud: «Le prime generazioni consideravano il loro studio come occupazione fissa e il loro lavoro un’occupazione temporanea; il risultato era che in entrambe le occupazioni avevano successo. Mentre le ultime generazioni, che hanno fatto del loro lavoro l’occupazione fissa e del loro studio un’occupazione temporanea, in entrambe le occupazioni non hanno avuto successo». La ricerca della verità, della bontà, della giustizia, della bellezza, non può tendere solamente ad una soluzione occupazionale; confondere la riforma delle istituzioni formative con una mera accentuazione del loro legame con il mondo del lavoro è fuorviante. Non che il lavoro non sia cultura: esso lo è in sommo grado, ed anzi, proprio oggi, manca un’etica del lavoro fatto “a regola d’arte”, che impedisce a Roma e al paese di decollare.
Con quali modalità l’Ufficio riuscirà a supportare un mondo così sfaccettato come è quello delle università?
Il desiderio di un rinnovato incontro con i circa 230.000 studenti universitari di Roma si concretizzerà intorno a due fuochi. Da un lato un itinerario per animatori culturali desidera sostenere gli universitari a diventare loro stessi protagonisti della fondazione di centri culturali nelle diverse comunità accademiche; dall’altro, la disponibilità di alcuni sacerdoti ad accogliere la domenica sera gli universitari, sia romani che fuori sede, per la celebrazione della Messa, intende contribuire alla creazione di un dialogo fra pastorale universitaria e pastorale giovanile. Una serie di appuntamenti è stata pensata invece per i docenti, perché, pur provenendo dalle diverse università, possano avere una piccola “casa” di confronto amicale e fraterno. Ovviamente il vicinissimo Sinodo dei Giovani sarà una luce per questo cammino e, al centro dei diversi incontri, ci saranno proprio le grandi questioni che riguardano i giovani: da un lato l’orientamento e il discernimento nelle scelte, dall’altro la loro ricerca di fede.
Quali sono le attività previste che riguardano, in senso più generale, la cultura?
Continueremo a seguire l’itinerario intrapreso lo scorso anno alla scoperta di Roma, perché Roma è una città da vivere e da scoprire, appunto, anche per i romani stessi, e perché i luoghi d’arte e di cultura sono per tutti, non per una élite. Gli appuntamenti mensili di Roma by night. Visioni nel cuore di Roma racconteranno la storia dell’amicizia fra la Chiesa e la Cultura nell’Urbe. In una serie di dialoghi a due voci, visiteremo i luoghi della città che hanno determinato la sua storia culturale: dall’antico Collegio Romano dei Gesuiti, oggi Liceo “Visconti”, all’Ospedale di Santo Spirito in Sassia, con la sua millenaria storia medica, dall’Oratorio della Chiesa Nuova voluto da San Filippo Neri per una cultura popolare, fino al Campidoglio, dove venivano “laureati” i poeti. In quattro serate dedicate alle tele di Caravaggio dipinte per le chiese romane – Caravaggio rifiutato? – si approfondirà invece la storia del grande maestro che tanto amò l’Urbe e che è tuttora un simbolo delle contraddizioni della modernità. Grande è il desiderio che anche le persone più bisognose possano partecipare a tale cammino e, insieme alla Caritas diocesana, sarà proposto ad esse una visita guidata della basilica di San Giovanni in Laterano. Un’attenzione particolare continuerà, infine, ad accompagnare le guide turistiche di Roma, con un itinerario formativo sulla Roma costantiniana e post-costantiniana.
Proprio durante il Sinodo dei Giovani, da lei poc’anzi citato, sarà canonizzato Papa Paolo VI, che fu molto vicino al mondo dell’Università e, più in generale, al mondo della cultura.
Esattamente. E infatti la figura di Paolo VI sarà uno dei nostri più grandi punti di riferimento. Egli scrisse, quando ancora era giovane assistente degli universitari della FUCI: «Anche la scienza può essere carità. Chi si occupa a fondo d’un argomento è un benefattore dell’umanità. Così ci sembra di poter aggiungere, che chiunque con l’attività del pensiero e della penna cerca diffondere la verità rende servizio alla carità». E coniò, come titolo di quell’articolo da cui è ripresa la citazione, la bellissima espressione “carità intellettuale”. Nell’Enciclica Evangelii nuntiandi, scrisse ancora: «La rottura tra Vangelo e cultura è senza dubbio il dramma della nostra epoca. Occorre quindi fare tutti gli sforzi in vista di una generosa evangelizzazione della cultura, più esattamente delle culture» Il Servizio per la Cultura e l’Università del Vicariato di Roma intende offrire il suo contributo affinché lo iato denunciato da Papa Montini – letale sia per la Chiesa che per la cultura stessa –non raffreddi, anche oggi, il bisogno reciproco.