Cibi ultra-processati: una “droga” che mette a rischio la nostra vita

- di: Barbara Leone
 
Pizze surgelate, pasti precotti, zuppe preconfezionate, patatine fritte, hamburger pronti, wurstel, merendine, biscotti, gelati, bibite… E’ lunghissimo l’elenco dei cosiddetti cibi ultra-processati, tanto dannosi quanto consumati, capaci di innescare nel nostro cervello meccanismi di dipendenza simili a quelli del tabacco. E’ capitato a tutti: apriamo un pacco di biscotti, iniziamo a mangiare e non riusciamo più a smettere. In pratica siamo tutti un po’ come dei drogati. Perché evitarli è quasi impossibile. Ma quel quasi fa la differenza, in termini di benessere psicofisico. E soprattutto di salute. Perché non solo il consumo di cibi processati crea dipendenza, ma può far insorgere gravi patologie sino a ridurre la durata della vita di oltre il 10%.

Cibi ultra-processati: una “droga” che mette a rischio la nostra vita

A dirlo è un recente studio presentato domenica al convegno annuale dell'American Society for Nutrition a Chicago e condotto su oltre 500.000 persone, dal quale si evidenzia che tale rischio è pari al 15% per gli uomini e al 14% per le donne, come sottolinea l’autrice principale: Erikka Loftfield è ricercatrice presso il National Cancer Institute di Bethesda, nel Maryland.  In pratica i ricercatori hanno analizzato i dati nutrizionali raccolti nel 1995 su circa 541.000 americani di età compresa tra 50 e 71 anni, e li hanno poi messi in relazione coi tassi di mortalità. È stata registrata una correlazione tra l'alimentazione e patologie come malattie cardiache e diabete. A differenza di altri studi, però, i ricercatori non hanno riscontrato alcun aumento della mortalità correlata al cancro. In passato, invece, soprattutto le carni lavorate (salsicce, pancetta, hot dog, prosciutto, carne secca) e le carni rosse sono state messe in relazione ai tumori dell'intestino e dello stomaco.

Interrogati sul loro consumo di 124 alimenti, la maggioranza delle persone coinvolte nello studio ha messo in cima alcune bevande poco salutari, come quelle analcoliche spacciate per dietetiche, che contengono in realtà dolcificanti artificiali (aspartame, stevia) e additivi collegati a un rischio più elevato di morte precoce per malattie cardiovascolari, ictus, diabete, obesità. Secondo lo studio, al secondo posto in termini di popolarità si collocano i cereali raffinati, dunque il pane e alcuni altri prodotti da forno. Ad oggi esiste un sistema di classificazione che identifica gli alimenti suddividendoli in categorie: da minimamente lavorati (frutta e verdura) a lavorati (insaccati, salumi) e fino a ultra-lavorati. Questo ultimi contengono ingredienti e additivi che li rendono più appetitosi e più invitanti, ma anche più pericolosi. L'elenco di queste sostanze comprende, per esempio, conservanti per resistere alle muffe e ai batteri, coloranti, volumizzanti, sbiancanti, gelificanti e ovviamente zuccheri, sale e grassi aggiunti. E sono proprio questi cibi ultra-lavorati ad influire negativamente soprattutto sulle malattie cardiovascolari e il diabete di tipo 2.

“La carne altamente trasformata e le bevande analcoliche sono due dei sottogruppi di alimenti ultra-processati più fortemente associati al rischio di mortalità”, ha evidenziato l'autrice dello studio. Secondo Loftfield, bisognerebbe limitare gli alimenti ultra-processati nella propria dieta e scegliere cibi poco lavorati: “Dovremmo concentrarci su diete ricche di cibi integrali - afferma la ricercatrice -. E se il cibo è ultraprocessato, allora guardate i livelli di sodio e zuccheri aggiunti e cercate di prendere la decisione migliore possibile usando l'etichetta dei valori nutrizionali”.

Le cattive notizie, per gli amanti di merendine and company non finiscono qua. Secondo un altro recente studio pubblicato su The BMJ il cibo-spazzatura contribuisce a sviluppare anche ansia e depressione. “I maggiori rischi di sviluppare disturbi del sonno, ansia, depressione e comuni disturbi di salute mentale sono collegati a una serie di modi diversi in cui gli alimenti ultra-processati interagiscono con il nostro corpo”m spiega Melanie Murphy Richter, dietista nutrizionista che ha partecipato alla ricerca. “L’alimentazione - spiega - è collegata a quattro aree chiave: picchi e crolli del glucosio; squilibri intestinali; infiammazione (che è collegata a molti disturbi dell'umore) e carenze nutrizionali dovute alla mancanza di vitamine. Poiché i cibi ultra-processati sono così ricchi di zuccheri aggiunti, oscillazioni estreme nella regolazione del glucosio possono creare sbalzi d’umore e irritabilità, che possono portare alla depressione a lungo andare”. Non solo. Perché all’aumentare del consumo di questo tipo di cibi, potrebbe verificarsi addirittura un rischio di esiti avversi per la salute mentale”, come evidenzia Kristin Kirkpatrick, dietista del Dipartimento di Benessere e Medicina Preventiva della Cleveland Clinic in Ohio. “Il problema - sottolinea - è che questo genere di alimenti sono solitamente iperappetibili: ciò significa che è difficile smettere di mangiarli e, quando non li mangi, potresti averne voglia. Inoltre, possono anche avere il potere di calmarci e di farci sentire felici”. E voilà, il cerchio si chiude: ecco spiegata la dipendenza di cui sopra.
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