La nostra biblioteca - ''The Rumor Game'' racconta l'America del 1943, divisa davanti al nazismo
- di: Diego Minuti
C'è una parte della Storia recente degli Stati Uniti, quella conclusasi con la vittoria del secondo conflitto mondiale, che spesso viene marginalizzata, quasi sia stato un piccolo inciampo nella celebrazione. E' quella della profonda divisione del Paese che si manifestò sull'opportunità di entrare in guerra e, quindi, mandare migliaia di giovani a morire in terre lontane, come era accaduto un quarto di secolo prima. Si crearono due fronti, con gli isolazionisti che si opponevano al sacrificio di vite americane per salvare le democrazia dell'Europa occidentale e gli interventisti che, invece, vedevano una discesa in campo come necessaria per salvaguardare i destini del mondo intero.
''The Rumor Game'' racconta l'America del 1943, divisa davanti al nazismo
Negli Stati Uniti, peraltro, il partito di coloro che simpatizzavano con il nazismo era forte e si traduceva con un appoggio quotidiano e solo il proditorio attacco giapponese a Pearl Harbour determinò un forte sentimento patriottico. E' questo lo scenario che, era il 1943, si viveva a Boston, città a lungo lacerata da odi etnici e religiosi, antisemitismo, razzismo e xenofobia dilaganti. I protestanti yankee disprezzavano la brulicante popolazione di immigrati irlandesi della città che, a loro volta, non vedevano alcun motivo valido per cui il loro Paese d'adozione dovesse andare in soccorso del Regno Unito, che aveva a lungo oppresso la loro terra ancestrale.
Uno scenario raccontato da Thomas Mullen con ''The Rumor Game'' (edito in lingua inglese da Minotaur), che racconta una nazione divisa e piena di voci che offre parallelismi appropriati, ma non esplicitamente dichiarati con l'America odierna.
La trama poggia su due personaggi guida: Anne Lemire, una giovane reporter del Boston Star, e Devon Mulvey, un agente dell'FBI incaricato di proteggere la produzione bellica da infiltrazioni e sabotaggi.
Anne è, si direbbe oggi, una giornalista ''schierata'' che, nella sua rubrica, sfata la propaganda nazista e altre voci distruttive che inondano la città. A cominciare da quella secondo cui gli ebrei avrebbero manipolato l'America per portarla in guerra. Una teoria che genera attacchi violenti nei quartieri ebraici da parte di bande irlandesi.
Da parte sua, l'agente Mulvey, uno dei pochi cattolici nelle file dell'FBI, ha il suo da fare per fatica venire a capo dell'indagine su un omicidio e su un furto di armi, da un arsenale di Boston.
Nel loro lavoro, Anne Lemire e Devon Mulvey hanno nemici comuni: la polizia di Boston, dominata dagli irlandesi, la filo-nazista Lega cristiana e i funzionari federali che pensano che gli agitatori di sinistra rappresentino una minaccia maggiore. Alla fine, Mulvey, un cattolico irlandese, e Lemire, cresciuta da cattolica, ma nata ebrea, uniscono le forze mentre le loro indagini si fondono. Con loro sgomento, entrambi scoprono prove di venalità e violenza nelle loro stesse famiglie.
Nel romanzo di Mullen è evidente l'efficacia del lavoro di ricerca, come confermato dalle fonti storiche citate.
A rendere interessante ''The Rumor game'' è soprattutto il fatto che, come ha detto un critico, inizia come un lento incendio e poi corre a un ritmo vertiginoso fino a una conclusione drammatica.
Le ambientazioni di Boston, dai moli e dalle fabbriche ai quartieri etnici, sono vivide. La scrittura è serrata e la maggior parte dei personaggi sono ben disegnati. Mullen cerca di dare una pennellata di romanticismo, descrivendo la (scontata) storia d'amore tra Anne, idealista, e Devon, dichiaratamente donnaiolo, destinata a fallire. D'altra parte, Devon è attratto da Anne perché è "proibita"; Anne insegue i fascisti per "divertimento".