Rome Business School: "In Italia salgono gli investimenti in startup, boom di dimissioni nel 2022"

- di: Daniele Minuti
 
Rome Business School ha analizzato lo stato dell'occupazione e del precariato in Italia nello lo studio “Il lavoro in Italia: le sfide di dipendenti, imprenditori e startupper. Criticità, opportunità e trend futuri”, realizzato dai ricercatori Giacomo Salvanelli (Crime Analyst e imprenditore esperto di innovazione) e Valerio Mancini (Direttore del Centro di Ricerca di RBS),

Rome Business School ha pubblicato il report: "Il lavoro in Italia: le sfide di dipendenti, imprenditori e startupper. Criticità, opportunità e trend futuri”

L'analisi mette sotto la lente d'ingrandimento la crescita dell'occupazione italiana, che a inizio anno ha raggiunto livelli che non si vedevano dal prima dello scoppio della pandemia (da marzo a maggio 2022 c'è un +0,6% del livello di occupazione su base trimestrale) ma con un forte aumento del precariato, una preoccupante persistenza del divario di genere, l'alto livello di disoccupazione giovanile (24,5%) e il fenomeno delle "Grandi Dimissioni", che da inizio anno vede oltre 307.000 persone congedarsi da contratti a tempo indeterminato.

"Secondo dati dell’INPS" - si legge nel report - "tra gennaio e marzo 2022 sono state attivate 1.865.000 assunzioni, con un aumento del +43% rispetto allo stesso periodo del 2021. La crescita ha interessato tutte le tipologie contrattuali, in particolare le assunzioni di stagionali (+113%) e intermittenti (+85%), seguite da contratti per il tempo indeterminato (+44%) e apprendistato (+43%). Si tratta quindi per la maggior parte di contratti che non offrono stabilità ai lavoratori. A confronto, gli aumenti nelle altre categorie di assunzioni risultano essere contenuti: tempo determinato (+35%) e somministrati (+29%). Allo stesso modo, sono in aumento anche gli irregolari. Un mondo parallelo che “vale” 202,9 miliardi di euro e rappresenta l’11,3% del Pil italiano. Secondo un di Confartigianato, è irregolare il 14% dei soggetti che svolgono attività indipendente (3.2 milioni), una quota che rappresenta il terzo settore più numeroso dell’economia italiana. Questi lavorano soprattutto nelle imprese artigiane, edilizia, estetica e autoriparazione".

Fenomeno del "lavoro sommerso" diffuso in tutte le regioni italiane, con il Sud che registra un tasso di lavoro irregolare sull'occupazione totale del 17,5%, Centro-Nord a 10,7% e Nord-Est al 9,2%.

Da non sottovalutare gli effetti sulla dinamica del lavoro portati dalla pandemia, a partire dall'ampio uso dello smart working che ha comportato difficoltà in particolare alle donne (31%), evidenziando il persistere del divario di genere, provato poi dalla differenza in busta paga fra uomo e donna del 23,7%. In Italia lavora una donna su due con alta percentuale di contratti part-time e di differenza salariale.

Importante anche l'argomento dell'accesso alla formazione (la Rome Business School si concentra specie sulla categoria dei carcerati, che hanno visto uno stop all'erogazione di corsi di formazione).

Anche a livello scolastico, calano i partecipanti ma anche numero di corsi per problemi di accesso. Quali sono le cause? Valerio Mancini risponde così: "Per favorire l’accesso al mondo del lavoro delle persone più fragili e vulnerabili, sarà necessario puntare su tecnologie che possano fare cose che vadano ‘oltre’, oltre all’età, oltre a patologie cliniche, oltre a problemi cognitivi, oltre al vedere e sentire, oltre al potersi muovere, oltre al poter parlare: questo è uno dei suoi più grandi valori".

Capitolo Startup: l'ecosistema italiano cresce ancora di più, con il miliardo di capitalizzazione ormai vicino, con i servizi delle imprese che costituiscono l'ampia maggioranza delle startup innovative che operano in Italia (il 75%). Positivi i dati relativi alla disparità di genere, dove la quota della presenza di almeno una donna nella compagine sociale è del 42,6%.
A livello europeo, il 2021 è stato un anno record a livello di investimenti, con oltre 100 miliardi di dollari di capitale investito (1,392 miliardi investiti a dicembre 2021 in Italia, quasi il doppio rispetto al 2019).

Giacomo Salvanelli ha commentato il divario fra Italia e altri paesi europei a livello di investimenti in startup: "In Italia non si investe in innovazione quanto nel resto d’Europa. Burocrazia, pressione fiscale e bassi investimenti sono un grande limite. Le startup in Italia aumentano ma non crescono di dimensioni”.

Ultimo tema toccato è quello delle competenze sul lavoro, campo dove l'Italia è sempre più esigente verso dipendenti e imprenditori. Emanuele Cacciatore, Docente del Master in Human Resources Management della Rome Business School, ha dichiarato: "Il numero di competenze richieste per un singolo lavoro sta aumentando anno su anno del 10%, riducendo drammaticamente la vita utile delle hard skills. Per fare fronte a questo fenomeno, i dipartimenti HR devono poter prevedere le skill di cui ci sarà bisogno per essere pronti a formare i propri dipendenti, implementando approcci e strumenti moderni per migliorare l'esperienza di apprendimento".

Il 40% dei lavoratori dovrà quindi avere nuove competenze digitali per svolgere le mansioni richieste, con necessità di formazioni necessarie anche per cogliere le opportunità fornite dal PNRR e dall'obbligo di transizione dell'economia italiana verso una versione più sostenibile e innovativa.
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